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Depuratori sindaci sul piede di guerra

 

Depuratori, sindaci sul piede di guerra. Botta e risposta Magorno-Regione

02 lug 09 Il sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, ha invitato i primi cittadini del Tirreno cosentino a partecipare ad un incontro che si terrà domani mattina per affrontare le problematiche inerenti gli impianti di depurazione del territorio in vista della stazione stagione turistica. Magorno, in una nota stampa, ha evidenziato che il provvedimento di sequestro che riguarda il depuratore di Diamante si riferisce ad "un impianto dismesso da tempo. Ribadiamo la fiducia nell'operato della magistratura ma sono da stigmatizzare le dichiarazioni pubbliche diffuse nei giorni scorsi dall'assessore regionale all'Ambiente, Silvio Greco, in merito alla questione del mare in Calabria. Prese di posizioni pubbliche che si accompagnano ad interventi inefficaci e tardivi e che, soprattutto, costituiscono un vero e proprio colpo di clava sull'economia turistica calabrese, già in affanno a causa della sfavorevole congiuntura economica e delle persistenti carenze strutturali ed organizzative". "Sembra un vezzo tutto calabrese - prosegue - quello di diffondere dichiarazioni inopportune, soprattutto se vengono da autorevoli rappresentanti delle istituzioni nel momento in cui gli operatori del turismo e gli amministratori locali producono il massimo sforzo per garantire la massima efficienza e produttività ad un settore che vede occupati migliaia di lavoratori e dal quale dipende l'economia di interi territori della nostra regione"

La replica della Regione “Con Diamante c’è convenzione”. "E' giusto che i cittadini di Diamante e non solo sappiano che il 14 aprile scorso è stata firmata una convenzione tra il Dipartimento Politiche dell'ambiente della Regione e il Comune di Diamante per 510 mila euro per interventi relativi all'ottimizzazione dell'impianto di depurazione comunale del Sorbo e l'impianto consortile del Vaccuta e relativi impianti di sollevamento". Lo rende noto, tramite un comunicato dell'ufficio stampa della Giunta regionale, lo stesso Dipartimento. "In data 23 febbraio 2009 - prosegue la nota - il Dipartimento ha ricevuto la delega sull'Accordo di programma quadro sulla Tutela delle acque e la Gestione integrata delle risorse idriche, in relazione alle dichiarazioni del sindaco della cittadina tirrenica secondo il quale 'bisognava operare nei mesi scorsi per evitare grossi danni alla stagione turistica'". Il Dipartimento rende noto ancora che "risale al 12 giugno scorso la sottoscrizione dell'APQ Tagiri (Accordo di Programma Quadro-Tutela delle Acque e Gestione Integrata delle Risorse Idriche) nell'ambito del quale sempre lo stesso Comune è risultato beneficiario di interventi di somma urgenza per fronteggiare la stagione estiva, per una somma totale di 150 mila euro"

Sindaco S.Maria del Cedro “Ci costituiremo parte civile”. "Il mio Comune è pronto a costituirsi parte civile nell'eventuale processo scaturito dall'inchiesta condotta dalla Procura di Paola sui depuratori". Lo ha detto in un'intervista rilasciata a Teleuropa Network il sindaco di Santa Maria del Cedro, Giuseppe Aulicino, detinatario di un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Paola. "Una decisione questa - ha aggiunto - che è volta a salvaguardare l'immagine del comune e a tutelare l'economia della zona. Ho piena fiducia nel lavoro della magistratura, i fatti che vengono contestati risalgono a prima che io mi insediassi al comune. Per la metà di luglio il depuratore tornerà a pieno regime, allo scopo sono stati stanziati dal comune 50 mila euro. Al lavoro della magistratura si affiancherà una verifica interna per capire che cosa non ha funzionato negli anni, appurare eventuali inadempienze da parte di chi ha percepito lauti compensi per la gestione dell'impianto di depurazione".

PDL “Inizia disfatta Loiero”. "L'intervento, necessario e a tutela della salute dei cittadini, della Procura di Paola sui depuratori del basso Tirreno, dimostra il totale fallimento della gestione nella depurazione delle acque e nel ciclo integrato dei rifiuti da parte della Regione e della Provincia di Cosenza". Lo dichiarano, in una nota, i capigruppo di opposizione alla Regione, Pino Gentile (Fi), Alberto Sarra (An), Michele Trematerra (Udc), Francesco Galati (Psi), Gianpaolo Chiappetta (Popolari e Liberali verso il Pdl), Giovanni Nucera (Liberaldemocratici) e Gabriele Limido (la Destra) "Regione e Provincia - prosegue il comunicato - sono incapaci di fare fronte alle loro competenze: il Tirreno cosentino si presenta con una triste patina di sporco che rischia di mandare a gambe all'aria gli innocenti operatori turistici". "Dopo altri lunghi quattro anni di gestione commissariale del Governatore - aggiunge la nota - e dopo un quinquennio di consiliatura provinciale, il dato che emerge, purtroppo, è una totale incuria logistica e una sottovalutazione piena del problema, con una deresponsabilizzazione che vorrebbe, ingiustamente, scaricare sui sindaci le colpe ed i ritardi degli enti superiori". "Ad inizio legislatura - si aggiunge nel comunicato - il presidente Loiero scrisse una lettera al Corriere della Sera scusandosi per il triste spettacolo del mare inquinato e promettendo che la sua esperienza di governo avrebbe garantito ai cittadini ed ai turisti un'agibilità piena e reale del patrimonio naturale calabrese. Il consuntivo, a quattro anni di distanza è, invece, triste e desolante ed accomuna nelle responsabilità gestionali la Provincia di Cosenza, da cui dipendono le Ato e che ha tra le sue prerogative istituzionali quella del ciclo integrato delle acque di smaltimento". "Presumiamo - aggiunge la nota - che anche su questo terreno si parlerà di passato, alla ricerca di un alibi di comodo che giustifichi un presente fatto di inerzia e di passività, magari coinvolgendo parossisticamente un ente come la Provincia governato ininterrottamente, da 35 anni, dalla sinistra". "Ciò che appare chiaro ed evidente ai turisti, ai pendolari ed agli abitanti cosentini e calabresi - conclude il comunicato - è questa plastica raffigurazione del niente, che caratterizza l'incapacità di porre rimedio all'inquinamento di una costa un tempo fonte di ricchezza e di occupazione ed oggi relegata ad un ricettacolo di inquinamento diffuso".

Il supporto di Arpacal. La Direzione centrale dell'Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell'Ambiente della Calabria), in merito all'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Paola che ha portato al sequestro di cinque depuratori, sottolinea, in un comunicato, come "le proprie strutture dipartimentali abbiano dato il loro consueto supporto tecnico-scientifico". "Nei giorni antecedenti il provvedimento di sequestro, infatti - prosegue la nota - personale del dipartimento provinciale Arpacal di Cosenza, insieme alla Guardia costiera, ha eseguito alcuni sopralluoghi tecnici, su incarico della stessa Procura di Paola, prelevando campioni presso gli impianti di depurazione. Sono state, quindi, analizzate le componenti batteriologiche, i cui referti sono stati subito inviati alla Procura di Paola. Per quanto riguarda le analisi chimiche, invece, essendo necessari tempi di laboratori determinati (ad esempio, per alcuni parametri bisogna necessariamente attendere cinque giorni di lavorazione), i referti sono stati successivamente trasmessi alla Procura di Paola". "I risultati delle analisi batteriologiche e chimiche, essendo commissionati dalla Procura - afferma ancora l'Arpacal - sono coperti dal segreto istruttorio. E' il caso di rilevare, infatti, che quando l'Arpacal collabora direttamente con la magistratura, che le conferisce un ruolo nelle indagini ambientali, è tenuta a rispettare il segreto istruttorio derivante dall'apertura del fascicolo d'inchiesta. Solo ad indagine conclusa, o previa liberatoria della stessa Procura, l'Arpacal potrà assolvere al suo diritto-dovere di comunicare al pubblico i dati ambientali di cui è in possesso. Lo stesso ragionamento, per un principio di precauzione, viene fatto quando l'Agenzia ha notizie di possibili inchieste per le quali la magistratura chiederà documenti ed analisi agli uffici centrali o provinciali". "In questi due casi, se coinvolti direttamente o indirettamente - conclude il comunicato - il segreto istruttorio diventa il punto di riferimento dell'azione dell'Arpacal nella gestione dei dati ambientali in possesso"

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