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Serve reazione società civile contro criminalità

 

Lo Bello e De Rose (Confindustria) "Stato presente contro criminalità, ma serve reazione società civile". Pignatone "Imprenditori rischiano di diventare servi"

26 giu 09 "Da molti anni in Sicilia vi è una forte e poderosa azione dello Stato attraverso le forze dell'ordine, che ha fruttato il pieno controllo del territorio". Lo ha detto il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello a margine di un dibattito su "L'Isola Felice", il libro scritto da Serena Uccello e Nino Amadore, giornalisti de "Il Sole - 24 Ore", dove si racconta la ribellione degli imprenditori siciliani contro la mafia ed il pizzo. "La forte azione di contrasto alla mafia - ha proseguito Lo Bello - ha creato un meccanismo di fiducia nelle imprese ed in molti settori della società siciliana. Ciò è comunque anche dipeso da altri fattori, come la profonda trasformazione dell'apparato industriale siciliano, molto meno legato alla committenza pubblica, molto più capace di competere sui mercati aperti. Restiamo però convinti che il successo della lotta alla mafia passa sì dall'azione incisiva dello Stato, ma anche dalla disponibilità della società civile ad affiancarne questa azione, così come sta avvenendo in Sicilia". "Oggi - ha sostenuto il presidente di Confindustria Calabria, Umberto De Rose - non è sufficiente la così detta ribellione degli imprenditori senza una reazione di tutta la società. C'é bisogno di un contesto generale che in qualche maniera dia la sensazione che il Mezzogiorno è ancora una risorsa per il Paese". A giudizio di De Rose "una delle direttrici, allora, è l'incentivazione della crescita economica di questa parte di Paese, della Calabria. Con tutti questi disoccupati, noi stiamo cedendo gratuitamente manodopera alla malavita, che riesce a far breccia su chi patisce questioni di sopravvivenza". Il presidente degli industriali calabresi ha inoltre reclamato "un progetto da parte dello Stato che aiuti a far sentire il cittadino di questa nostra realtà ad essere compartecipe delle scelte di crescita economica e di legalità", evidenziando "la difficoltà di accesso al credito da parte di imprenditori onesti, che spesso finiscono sotto usura, o peggio, fungono da prestanome alla criminalità organizzata". "E' impensabile - ha aggiunto De Rose - che in Calabria si paghi il danaro quattro punti percentuali in più rispetto al resto del Paese. Il governo nazionale è molto disattento ai problemi del Mezzogiorno. Penso alla carenza strutturale totale. Ci diano efficaci reti di comunicazione e non solo richieste di pagamento di pedaggi, come ha fatto recentemente il ministro Castelli". Sulle politiche regionali, Umberto De Rose ha ricordato "la concertazione con la Regione di una serie di paletti e di misure che rendono difficile a chi non fa veramente impresa, di accedere ai finanziamenti. Da qualche tempo in Calabria è stata istituita la Stazione unica appaltante, diretta da un magistrato, che tenta di riportare sotto controllo il sistema degli appalti. Non è una battaglia facile, ma se ci sono le regole, credo che si potrà ridurre di molto la permeabilità delle forze parassitarie e mafiose"

PG Pignatone "Imprenditori rischiano di diventare servi criminalità"

26 giu 09 "Gli imprenditori devono rendersi conto che è un calcolo sbagliato avere rapporti con la mafia, di cui si diventa fatalmente servi, e le cui pretese aumentano sempre fino a togliere persino la titolarità d'impresa". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone a margine della presentazione del libro "L'Isola Felice". "La società calabrese, e quella reggina in particolare - ha aggiunto Pignatone - deve prendere atto che c'é da parte dello Stato, nelle sue articolazioni preposte alla repressione, un impegno forte per l'affermazione della legalità". "Con tutti i limiti, di cui siamo consapevoli - ha aggiunto Pignatone - è giusto dare atto di questo sforzo, e questo deve incalzare gli altri settori della società a fare di più per quel che dipende da loro, che è tanto. Senza il contributo di tutti, mafia e 'ndrangheta non potranno mai essere sconfitte. Nessuno, ha ovviamente la ricetta magica e, sul versante calabrese, i ritardi possono essere probabilmente imputabili ad alcune condizioni negative riscontratesi in Sicilia''. "Condizioni negative - ha proseguito Pignatone - come la stagione delle stragi, che ha segnato l'avvio di una nuova presa di coscienza nella società siciliana. La Calabria però ha le risorse per ricominciare un nuovo cammino, con il contributo di tutti, ognuno facendo la propria parte".

 

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