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Controllavano villaggio turistico: 5 arresti della Gdf

 

Le mani delle cosche su di un villaggio turistico, 5 arresti della Finanza a Isola Capo Rizzuto

25 giu 09 Imponevano un controllo pressoche' totale sulla gestione di un villaggio turistico: con questa accusa cinque persone, ritenute dagli investigatori legate alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, sono state arrestate dalla guardia di finanza di Crotone al termine di un'indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro. I cinque, accusati di associazione mafiosa e estorsione, secondo gli investigatori, controllavano il villaggio turistico "Il Tucano" di Isola Capo Rizzuto, una nota località turistica del crotonese, imponendo il pagamento di tangenti, l'assunzione di personale e le ditte che rifornivano la struttura di beni e servizi. Quattro indagati sono stati arrestati nel crotonese mentre il quinto è stato bloccato nel reggino. Nel corso dell'operazione, i militari della guardia di finanza di Crotone stanno eseguendo anche numerose perquisizioni nel crotonese e nel reggino.

Le cinque persone arrestate dalla guardia di finanza di Crotone nell'operazione "Tucano" sono i fratelli Antonio Romeo Scerbo, di 46 anni, Giancarlo Scerbo (44) e Romolo Scerbo (48), Vincenzo Domenico Lentini (45), tutti di Isola Capo Rizzuto, e Giuseppe Speranza, 68 anni, di Gioia Tauro. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa ed estorsione.

Controllo sul villaggio iniziato dall'89. Il villaggio turistico "Il Tucano" di Isola Capo Rizzuto era completamente controllato dalla famiglia Scerbo sin dal 1989, anno di costruzione del villaggio, ed è andato avanti anche dopo l'omicidio del capo famiglia. E' quanto sostengono i magistrati della Dda di Catanzaro nella richiesta di arresto per cinque persone, tra le quali tre fratelli Scerbo, ritenuti dagli investigatori una cellula della cosca Arena. Fu il padre, Vincenzo Scerbo, ucciso in un agguato il 26 aprile 1991 a Isola capo Rizzuto, secondo gli investigatori, ad imporre al proprietario della struttura, con il consenso di Nicola Arena, ritenuto il capo storico dell'omonima cosca, la propria guardiania e l'assunzione di tre dei propri quattro figli. Questi ultimi, dopo la morte del padre, non solo hanno mantenuto l'attività di guardiania, ma, insieme anche ad altre persone, avrebbero acquisito anche il controllo delle assunzioni del personale, nonché di varie attività interne al villaggio turistico, una struttura composta da circa 800 unità abitative ed una delle più grandi della fascia ionica. Uno degli indagati, secondo quanto riferito da uno degli amministratori del villaggio, in una occasione gli avrebbe detto: "Nel Tucano abbiamo perso nostro padre e, dunque, ormai qua ci siamo noi"

PG Mazzotta “Segnale forte alla gente”. ''Un segnale forte alla popolazione crotonese che non deve rassegnarsi". Così il procuratore di Crotone, Raffaele Mazzotta, ha definito l'operazione condotta dalla guardia di finanza che stamani ha portato all'arresto di cinque persone accusate di associazione mafiosa. All'incontro con i giornalisti hanno partecipato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Salvatore Murone, il comandante provinciale della guardia di finanza, ten.col. Carlo Liistro, e il comandante della Compagnia delle fiamme gialle, cap. Mario Celso. Murone si è soffermato sull'episodio contestato a Giuseppe Speranza, di 68 anni, di Gioia Tauro, legato, secondo gli inquirenti, alla cosca Molé Piromalli, che avrebbe estorto 10 mila euro agli amministratori del villaggio turistico "Tucano" perché "autorizzato" da Nicola Arena, capo storico della cosca di Isola Capo Rizzuto, con il quale si era incontrato in carcere.

Lumia “Le cosche interessate a tutto”. "Ancora una volta le indagini hanno portato alla luce come le cosche non si lascino sfuggire nessun tipo di attività economica: questa volta è uno dei veri tesori di cui dispone la Calabria, il turismo, ad essere vittima della loro capacità di controllo e di distorsione della libertà d'impresa". Lo ha sostenuto il senatore Giuseppe Lumia, del Pd, componente la Commissione antimafia in merito all'operazione condotta a Crotone contro presunti affiliati alla 'ndrangheta. ''Con l'operazione conclusa oggi - ha aggiunto - spero si possa avviare un vero percorso di liberazione degli imprenditori di questo settore che devono trovare il coraggio, loro come tanti altri imprenditori hanno già fatto, di ribellarsi alle richieste dei clan, denunciare e segnalare alle autorità le ditte mafiose. Solo così la Calabria può crescere e liberarsi dalla stretta della 'ndrangheta''. "Ora però - ha concluso Lumia - c'é anche un'altra sfida: fare in modo che il complesso turistico non venga abbandonato a se stesso. Quel complesso deve vivere una nuova vita all'insegna della legalità e libero da ogni influenza delle cosche".

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