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Dir.resp. Pippo Gatto |
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Dieci milioni di beni sequestrati ai Piromalli
Dieci milioni di euro di beni sequestrti al clan dei Piromalli. Terreni, imprese, immobili a Milano e Gioia Tauro 30 giu 09 Ammonta ad oltre dieci milioni di euro il valore dei beni sequestrati dalla polizia, a Gioia Tauro e Milano, e riconducibili a Giuseppe Piromalli, di 64 anni, ed al figlio Antonio, di 37. In particolare, gli agenti dell'Ufficio misure di prevenzione della Questura reggina, hanno sequestrato terreni, appartamenti, imprese, immobili, e quote societarie. Nel capoluogo lombardo Antonio Piromalli possedeva due immobili ed una attività di commercio all'ingrosso di frutta e verdura nel mercato ortofrutticolo dove operava tramite la ditta "Sunkist". Giuseppe Piromalli, conosciuto come "Facciazza", attualmente detenuto, è considerato il capo della famiglia operante nella provincia reggina ma con diramazioni al Nord Italia ed Oltreoceano ed è il nipote del boss storico della 'ndrangheta, don Mommo Piromalli. Antonio, residente a Milano, e' anche lui detenuto in regime di carcere duro dopo essere stato arrestato nell'ambito dell'operazione "Cent'anni di storia". Dopo l'arresto del padre, secondo gli investigatori Antonio ha accresciuto il proprio prestigio. La cosca Piromalli ha subito secondo gli investigatori, lente e continue trasformazioni, con mutamenti sia a livello organizzativo, sia nell'approccio con la realtà di riferimento. Adesso l'attività è caratterizzata dalla capacità di tessere rapporti con il mondo imprenditoriale e delle istituzioni locali nel tentativo d'influenzare e condizionare lo svolgimento delle relazioni economiche e sociali. Il sequestro fa seguito alle indagini svolte dalla squadra mobile di Reggio e del Commissariato di Gioia Tauro e coordinate dalla Dda reggina che portarono all'operazione "Cent'anni di storia" nel corso della quale, nel luglio scorso, furono arrestati 18 elementi di spicco delle cosche Alvaro, Piromalli e Molé. All'operazione ha partecipato personale della Divisione di polizia anticrimine di Reggio Calabria e Milano e del Commissariato di Gioia Tauro. PG Pignatone “Ogni sforzo per aggredire patrimoni”. ''E' intollerabile che vi siano imprese mafiose che danno lavoro violando le regole del mercato e dell'impresa". Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, commentando l'operazione che ha portato al sequestro di beni per dieci milioni a due esponenti della famiglia Piromalli di Gioia Tauro. "Il crimine - ha aggiunto Pignatone - non paga e lo Stato continuerà a produrre ogni sforzo per aggredire i patrimoni mafiosi accumulati illecitamente che rappresentano l'immagine stessa del potere delle cosche sul territorio". "Con il sequestro odierno - ha proseguito - lo Stato ha voluto colpire efficacemente anche alcuni simboli del potere dei Piromalli a Gioia Tauro ed a Milano. Voglio sottolineare che, ancora una volta, lo Stato ha dato prova di efficacia sinergica mettendo a nudo ricchezze provento di attività criminose riconducibili, appunto, alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro". Per il questore di Reggio Carmelo Casabona "si è tratto di un'azione mirata all'attività economica del clan Piromalli, noto per l'elevata potenzialità criminogena e per la capacità di tessere influenti rapporti con il mondo imprenditoriale e delle istituzioni locali, tanto da condizionarne pesantemente il regolare svolgimento delle relazioni socio-economiche ed asservirle agli interessi della cosca". Pignatone e Casabona hanno incontrato in giornalisti insieme al dirigente del Commissariato di Gioia Tauro Leoluca Rocchi e al responsabile dell'ufficio misure di prevenzione della questura, Mario Lucisano
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del 28/01/2004
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