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Inchiesta WhyNot, Saladino interrogato per tre ore

 

Inchiesta Why Not, Saladino interrogato per tre ore “Sono solo un consulente, troppa confusione sui soldi”

26 gen 09 Si e' conclusa dopo tre ore, negli uffici della procura generale al palazzo di giustizia di Catanzaro, la seconda parte dell'interrogatorio di Antonio Saladino, l'imprenditore ex presidente della Compagnia delle opere in Calabria, principale indagato nell'inchiesta Why not, aperta dall'ex pm catanzarese Luigi De Magistris e poi avocata dalla procura generale. Nel corso dell'interrogatorio Saladino ha chiesto ai magistrati, tra l'altro, di acquisire i bilanci delle societa' sotto indagine, soprattutto per far luce sui 10 milioni di euro che si ipotizza siano scomparsi. Una terza parte dell'interrogatorio, forse la conclusiva, e' stata gia' fissata per lunedi' 9 febbraio. Saladino era stato gia' sentito dai magistrati che conducono l'inchiesta il 3 gennaio scorso. L'imprenditore di Lamezia Terme, era accompagnato dal suo legale di fiducia, Francesco Gambardella, ed e' arrivato in procura con una valigia piena di documenti e memorie. All'interrogatorio hanno partecipato anche ufficiali dei carabinieri e della guardia di finanza.

Il rapporto tra Saladino e la Merante. "La Merante e' una donna sicuramente astuta, decisa, dalla forte personalita', pero' mostrava anche una certa insicurezza, come una sorta di paura di perdere cio' che aveva conquistato. Forse questo e' stato dovuto a vicissitudini familiari, e cercava in me un appoggio su cui costruire il suo riscatto sociale, mostrando grande attaccamento e dedizione, per cui io non potevo che ricambiare questa amicizia e questo affetto per lei e la sua famiglia". Proprio il rapporto tra Antonio Saladino, principale indagato dell'inchiesta "Why not", e Caterina Merante, teste chiave dell'indagine e sua grande accusatrice, e' stato fra gli argomenti toccati oggi dall'imprenditore lamentino nel corso della seconda parte del suo interrogatorio davanti agli inquirenti catanzaresi cui ha chiesto di essere sentito, all'indomani della conclusione dell'inchiesta. Saladino, affiancato dall'avvocato Francesco Gambardella, e' stato interrogato dal sostituto procuratore Antonella Lauri, una delle tre attuali titolari del fascicolo, assieme al sostituto procuratore generale Domenico De Lorenzo ed al sostituto procuratore Salvatore Curcio, dopo il trasferimento d'urgenza disposto dal Consiglio superiore della magistratura degli altri due componenti del pool, il procuratore generale di Catanzaro Enzo Iannelli, ed il suo sostituto Alfredo Garbati. "Si e' insistito sulla questione del mio rapporto con la signora Merante, un rapporto decennale - ha spiegato Saladino al termine dell'interrogatorio, avvenuto negli uffici della procura generale a Catanzaro e durato circa tre ore -. Io ho detto che posso descrivere i miei sentimenti, non i suoi. Io ho avuto con lei e con suo marito un rapporto di amicizia, sia sul piano lavorativo che personale". L'imprenditore, oggi, e' tornato a chiedere agli inquirenti un confronto diretto proprio con la Merante, "ma ancora - ha concluso - non abbiamo notizie in merito".

Acquisire i bilanci di Why Not. "I magistrati parlano di fiscalita' di vantaggio facendo riferimento a 10 milioni di euro, allora che andassero a vedere dove sono finiti questi 10 milioni. Ecco perche' abbiamo chiesto che vengano acquisiti i bilanci della Why not". L'aspetto economico della ben nota inchiesta catanzarese e' stato un altro punto centrale dell'interrogatorio di Antonio Saladino, il principale indagato del caso che prende il nome proprio dalla societa' di outsourcing con sede a Lamezia Terme, sentito oggi negli uffici della procura generale di Catanzaro dal pm Antonella Lauri oltre che da ufficiali ed agenti dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. Saladino, che sta fornendo ai magistrati la sua versione in merito agli oltre 40 capi d'imputazione che gli vengono contestati, e che sono elencati nell'avviso di conclusione delle indagini notificatogli a fine dicembre, e' stato gia' sentito una prima volta giorno 3 gennaio, ed una terza parte dell'interrogatorio che lui stesso ha chiesto e' gia' stata fissata per lunedi' 9 febbraio. Oggi l'imprenditore lametino, accompagnato dall'avvocato Francesco Gambardella, ha prodotto memorie e documentazione tecnica, perche', ha spiegato lasciando il palazzo di giustizia, "c'e' un problema di confusione sui soldi, e non e' un problema da poco. Nel senso che il consorzio di cui io ero presidente prendeva il 3 per cento, e il 97 per cento andava ai consorziati. Quindi a me, da tutta l'attivita' che ho svolto nei confronti della Why not, in tre anni, sono rimasti, puliti, 25.000 o 30.000 euro. I magistrati parlano di 10 milioni di euro, allora bisogna fare chiarezza. Per questo ho suggerito di andare a vedere i bilanci. Dai bilanci si evincono tante cose, per chi li sa leggere. Abbiamo comunque depositato tantissimo materiale oggi, e non e' ancora tutto, perche' chiaramente ognuno di noi dopo che si trova in una vicenda del genere si attrezza".

Sono solo un consulente. Antonio Saladino, sentito oggi negli uffici della procura generale in qualita' di indagato nell'inchiesta "Why not", ha parlato di se' agli inquirenti, spiegando la tipologia dell'attivita' che svolgeva nel periodo oggetto delle indagini, che nell'impianto accusatorio e' descritta come l'attivita' del presunto regista di un grande disegno illecito, che sarebbe messo in atto sfruttando la posizione di "intermediario" tra domanda ed offerta di lavoro, in cambio di benefici e potere. "Il mio potere in questa vicenda - ha detto Saladino ai giornalisti al termine dell'interrogatorio - nasce dalla mia professionalita' e creativita', nel senso di conoscere queste leggi e di avere la creativita' per inventare i progetti di lavoro. Ho ribadito il concetto - ha aggiunto - che sono stato sempre un consulente, e tutti i consulenti danno consigli, che possono essere accettati o rifiutati. Un'impresa e' libera di accettare cio' che un consulente le dice, o meno. Una testimone stessa dice 'Saladino ci dava solo idee'. Io sono contento di questo, perche' questo e' stato il mio lavoro, sempre. Ho sottolineato ai magistrati la delicatezza del lavoro che facevo, della mia azione di sviluppo di politiche attive del lavoro, molto osteggiate in Italia. Penso che in tal senso non vi sia sfuggita, di recente, la vicenda di Ichino e delle nuove brigate rosse. La stessa Merante dice 'Saladino e' quello che ha portato il lavoro interinale in Calabria', ed in una terra afflitta dal cancro della disoccupazione vi lascio immaginare la delicatezza di questo mio lavoro. La cosa che mi ha sempre interessato nelle iniziative sono state le prospettive a medio-lungo termine, per cui magari a volte ho anche sacrificato l'aspetto economico, perche' ero piu' interessato allo sviluppo di una determinata realta'. E' chiaro, poi, che avendo una moglie e due figli io devo pur campare, ma non mi e' mai interessato arricchirmi sulle iniziative che facevo". "Ho spiegato bene la vicenda del lavoro interinale - ha spiegato poi l'imprenditore -. Ho presentato una memoria importantissima fatta dal professor Pileggi, in cui si spiega anche la differenza tra l'appalto di servizi e l'affitto di manodopera, su cui c'e' una grande confusione sia sui mass media e sia negli atti investigativi. Questa secondo me e' la fonte di una serie di confusioni, per cui il professor Pileggi ha spiegato bene come la Why not era una societa' di outsourcing, quindi che fa appalto di servizi e non puo' fare affitto di manodopera, mentre Obiettivo lavoro e' una societa' che fa fitto di manodopera e puo' fare appalto di servizi. Il mio potere in questa vicenda nasce dalla mia professionalita' e creativita', nel senso di conoscere queste leggi e di avere la creativita' per inventare i progetti di lavoro, perche' come ho gia' detto io mi sono sempre occupato di politiche attive del lavoro. Una cosa complessa e difficile da fare, su cui l'Europa continuamente striglia le regioni del Mezzogiorno perche' incapaci di svilupparle, anche perche' nel Sud vige l'idea sbagliata del fare un'iniziativa perche' c'e' un finanziamento, e questo ha portato a tutte le cattedrali e agli scheletri che abbiamo in tutti i nuclei industriali. Di iniziative fallite, infatti, la Calabria ne e' costellata. Io ho sempre cercato di evitare questo, ho preferito dire in faccia alla gente che un progetto non stava in piedi, ed era inutile sprecare energie di chi voleva farlo e risorse dello Stato. Io non sono stato mai una persona di parte - ha concluso Saladino -, ho sempre consigliato oggettivamente le persone e le aziende, ho sempre cercato di avere nell'impresa l'atteggiamento del buon padre di famiglia, che da' dei consigli alla gente per evitare di farsi male".

 

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