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Breccia nel muro dell'omertà

 

Brecce nel muro dell’omertà: A Lamezia imprenditore conferma accuse contro racket. A Catanzaro imprenditore fa arrestare estorsore

09 gen 09 Ha confermato le accuse già fatte in istruttoria Rocco Mangiardi, l'imprenditore di Lamezia Terme che ha denunciato i suoi presunti estorsori, tutti presunti affiliati alla cosca Giampà. Mangiardi ha ribadito le sue dichiarazioni nel corso dell'udienza del processo contro i presunti responsabili dell'estorsione svoltasi stamattina davanti al Tribunale presieduto da Giuseppe Spadaro. Nel processo sono imputati Antonio De Vito, Pasquale Giampà e Battita Cosentino. Altri due presunti responsabili dell'estorsione, Angelo Torcasio e Vincenzo Giampà, sono stati già condannati nel processo svoltosi col rito abbreviato. L'imprenditore, titolare di un negozio per la vendita di autoricambi, ha risposto a tutte le domande del pm, Gerardo Dominijanni; del presidente del Tribunale, Giuseppe Spadaro, e dei difensori degli imputati, confermando tutti i fatti che aveva già riferito nel corso delle indagini. All'udienza erano presenti il presidente onorario della Fondazione antiracket italiana, Tano Grasso; il prefetto di Catanzaro, Sandro Calvosa; il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, ed i responsabili dell'Associazione antiracket lametina. Quest'ultima ed il Comune si sono costituiti parti civili nel processo.
Procuratore Grasso: Segnale di rottura. "La testimonianza di Rocco Mangiardi segna una forte rottura nella realtà di Lamezia Terme e della Calabria". Lo ha detto il presidente onorario della Fondazione antiracket italiana, Tano Grasso, riferendosi alla conferma da parte dell'imprenditore lametino delle accuse ai suoi presunti estorsori. "La testimonianza di Mangiardi - ha aggiunto Grasso - è stata chiara, nitida ed ha individuato fatti e responsabilità precise. Quando si punta l'indice contro i propri estorsori, niente è più come prima. Stamani, questo indice è stato alzato per individuare delle precise responsabilità. Il mio auspicio, adesso, è che si inneschi un processo a catena. E cioé che, dopo la testimonianza di Mangiardi, altri imprenditori si espongano, così come avvenuto a Palermo un anno fa, quando dopo un processo come questo di Lamezia si sono registrate decine di testimonianze". "Quella di Lamezia Terme, a questo punto - ha concluso Tano Grasso - è una situazione sulla quale le istituzioni devono esercitare la massima attenzione. Un'attenzione che è dimostrata dalla presenza in Tribunale, in occasione della deposizione di Mangiardi, del Prefetto di Catanzaro"

Sindaco Speranza: Doverosa la mia presenza. "Ho assistito fino al termine alla testimonianza dell'imprenditore Mangiardi perché consideravo doveroso che mio tramite la comunità fosse presente ad un processo che non è soltanto una drammatica vicenda per gli imprenditori vittime del racket ma una vicenda pubblica che riguarda tutti i cittadini". Ad affermarlo è stato il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza. "Com'é giusto che avvenga e come sta avvenendo da quando sono sindaco - ha proseguito - il Comune si è costituito parte civile". "In questa aula - ha sostenuto Speranza - oggi è avvenuto qualcosa di profondamente importante per il futuro della nostra comunità. Così come è di grande rilievo il successo dell'operazione di polizia odierna che ha portato a quattro arresti per estorsione in un'altra zona della città. Spero che la giornata di oggi sia significativa e positiva per la vita della città". "Per questo - ha concluso il sindaco - bisogna ringraziare il signor Mangiardi, tutti gli imprenditori che hanno collaborato così come le forze dell'ordine e della magistratura, e il Prefetto che ha voluto essere presente"

A Catanzaro imprenditore fa arrestare estorsore. Denuncia i responsabili di un'estorsione ai suoi danni e li fa arrestare dai carabinieri. E' quanto è accaduto a Catanzaro, protagonista un imprenditore al quale erano stati chiesti tremila euro in cambio della restituzione di un furgone e della merce contenuta sul mezzo che erano stati rubati il 4 dicembre scorso. Uno dei due arrestati, Domenico Passalacqua, di 19 anni, è un pregiudicato, mentre l'altro, C.D., di 47, è incensurato. L'imprenditore, dopo avere subito il furto del furgone, che era parcheggiato nella sua azienda, e della merce, si è rivolto successivamente ai carabinieri per riferire della richiesta estorsiva che gli era stata rivolta. I militari della Compagnia di Catanzaro hanno organizzato, così, un servizio di appostamento ed hanno bloccato i responsabili dell'estorsione trovandoli in possesso della somma che gli era stata consegnata dall'imprenditore. Una terza persona, complice dell'estorsione, Massimo Berlingieri, di 29 anni, sorvegliato speciale, è riuscita a sfuggire all'arresto e viene adesso ricercata.

A Cosenza arresti. La Squadra mobile di Cosenza ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone accusate di estorsione ai danni di un imprenditore di Cosenza titolare dell'appalto per il rifacimento dell'impianto della pubblica illuminazione ad Aprigliano. I presunti responsabili dell'estorsione erano già stati arrestati in flagranza di reato il 17 dicembre nel corso di un'operazione condotta dalla Squadra mobile cosentina. Tre di loro, Mario Oliveti, di 30 anni, e Giuseppe e Mario Musacco, di 55 e 59 anni, da allora, erano ancora detenuti ed i provvedimenti restrittivi, emessi dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda, gli sono stati notificati in carcere. La quarta persona coinvolta nell'estorsione, invece, Gianni Travo, di 31 anni, che nel frattempo era stata rimessa in libertà, è stata nuovamente arrestata stamattina e ricondotta in carcere. La tangente che sarebbe stata imposta all'imprenditore che ha subito l'estorsione ammonta al tre per cento dell'importo dell'appalto ottenuto dal Comune di Arigliano, pari a quattrocentomila euro.

 

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