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Guerra tra Procure, Apicella ricusa disciplinare CSM

 

Guerra procure, alto il rischio di altri trasferimenti. Salerno lamenta “Procura più punita”

20 gen 09 Se ieri sono stati "assolti" dalla sezione disciplinare del Csm, che contro l'opinione del ministro della Giustizia, ha deciso di lasciarli al loro posto, resta ancora in piedi il rischio che il sostituto Pg di Catanzaro Domenico De Lorenzo e il suo collega Salvatore Curcio, titolari dell'indagine Why not, possano essere allontanati dalla loro sede e dalle loro funzioni di pm. Su di loro pende, infatti, una procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità, che é stata aperta dalla Prima Commissione del Csm a dicembre nei confronti di tutti i magistrati protagonisti dello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro. L'iter è ormai vicino alle battute finali: tra sette giorni scadono i termini per la presentazione delle istanze da parte delle difese e quindi la Commissione delibererà se chiedere al plenum il loro trasferimento o l'archiviazione. Saranno certamente "congelate" le posizioni dei magistrati che sono stati sanzionati ieri (il procuratore di Salerno Luigi Apicella con la sospensione da funzioni e stipendio, il pg di Catanzaro Enzo Jannelli, il suo sostituto Alfredo Garbati, e i pm di Salerno Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, con il trasferimento di sedi e funzioni), in attesa che sui provvedimenti si pronuncino in via definitiva le Sezioni Unite civili della Cassazione, alle quali quasi certamente le toghe "condannate" faranno ricorso. Mentre per Curcio e De Lorenzo la procedura andrà avanti e la decisione potrebbe arrivare già a fine mese. E non dovrebbe incidere il fatto che la sezione disciplinare abbia escluso nello scontro tra le due procure responsabilità tali da ricorrere a un loro allontanamento d'urgenza. Perché per il trasferimento per incompatibilità - che ha tempi esecutivi più lunghi rispetto a quello disciplinare cuatelare - basta che si sia determinata una situazione che, indipendentemente dalla volontà del magistrato, abbia inciso sulla "possibilità oggettiva" che possa continuare "a operare con la necessaria imparzialità e indipendenza negli stessi contesti territoriali e con le stesse funzioni". Nel dettaglio la Commissione imputa ai magistrati di Catanzaro di aver "acuito" lo scontro con i magistrati di Salerno - che avevano loro sequestrato il fascicolo Why Not e che li avevano messi sotto inchiesta - disponendo il contro-sequestro degli stessi atti e indagando a loro volta i colleghi campani; una situazione che ha "gettato discredito e dubbi sulla correttezza dell'operato della procura generale di Catanzaro". Intanto un'altra Commissione di Palazzo dei marescialli, la Terza, si appresta a convocare o a chiedere per iscritto ai magistrati "condannati", sedi e funzioni alle quali vorrebbero ora essere assegnati. Il più penalizzato è il Pg di Catanzaro, visto che nei casi di trasferimento non volontario è esclusa la destinazione a incarichi direttivi o semidirettivi. Insomma, non solo Jannelli non potrà fare il presidente di un tribunale, ma nemmeno guidare una sezione. E una batosta del genere,raccontano al Csm, non era mai toccata a un procuratore generale. L'unico precedente risalirebbe a 30 anni fa, quando venne trasferito d'ufficio per incompatibilità il procuratore generale di Roma.

Alla Camera dibattito sulle dimissioni di Pittelli. La Camera dei deputati discuterà domani alle 16 le dimissioni dell'avvocato Giancarlo Pittelli. Pittelli, parlamentare del Pdl, ha presentato le proprie dimissioni nei giorni scorsi "in ragione della violenta e inaudita campagna diffamatoria, altamente lesiva del mio onore, orchestrata da un soggetto appartenente alle istituzioni di questo Paese e dai suoi degni sodali". Il riferimento di Pittelli è a quanto pubblicato da organi di stampa in relazione all'inchiesta Poseidone. "Nell'Aula di Montecitorio - aveva detto, tra l'altro, Pittelli all'atto della presentazione delle dimissioni - mi sarà così consentito, per la prima volta, di difendermi in maniera articolata e documentale rispetto agli impressionanti falsi elaborati ai miei danni da un magistrato e dai suoi consulenti"

Legali Salerno “Procura più punita”. Fa discutere i salernitani il provvedimento del Csm che ha sospeso il procuratore Luigi Apicella, e trasferito i suoi due sostituti Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani dopo lo scontro fra Procure scatenato dal caso De Magistris: i commenti si dividono tra la solidarietà ai magistrati sospesi e una sostanziale approvazione dell'intervento del Csm, che qualcuno tuttavia ritiene piuttosto "duro" con la procura salernitana. "Manifesto tutta la mia solidarietà al procuratore Apicella, e posso testimoniare la professionalità, il distacco e l'equilibrio con cui ha gestito la procura", dice il penalista Leo Borea, ex presidente della Commissione Giustizia al Senato. "Sulla vicenda di Catanzaro però - aggiunge - si è effettivamente superata la misura: forse Apicella, a pochi mesi dalla pensione, si è fatto prendere un po' la mano dai suoi sostituti. Perquisizioni e controlli di magistrati, anche nelle modalità in cui sono avvenute, dimostrano che si è perso un po' di equilibrio". Per Borea, comunque, "il Csm ha adottato una misura ferma e dura, che ha colpito il procuratore, privandolo anche dello stipendio, anche più dei suoi sostituti, che hanno gestito sostanzialmente il caso". "Va anche ricordato - conclude - che Apicella ha chiesto per ben tre volte gli atti a Catanzaro, esercitando soltanto la propria competenza a farlo. E non le ha ottenute: perché? Si può dire che la procura di Catanzaro ha provocato, e quella di Salerno ha reagito. Oggi paga di più chi ha reagito". Un'opinione che trova eco a palazzo di giustizia, fra molti avvocati che hanno sottolineato una disparità di trattamento rispetto a Catanzaro. Di diverso avviso il vicepresidente del Cnel Giuseppe Acocella, anche lui salernitano: "Credo che il Csm abbia fatto bene a ridimensionare questo senso di onnipotenza, che talvolta sembra pervadere la magistratura. In un tempo in cui occorre ricostruire il rapporto tra cittadini ed istituzioni, mi sembra che proprio istituzioni che ricoprono un ruolo delicato, come la magistratura, diano un cattivo esempio nel coltivare il rispetto che si deve alle istituzioni". Il filosofo salernitano Giuseppe Cantillo, docente di Filosofia morale alla Federico II di Napoli, ha espresso solidarietà ai magistrati colpiti dai provvedimenti del Csm, ma anche "amarezza per quanto accaduto, avendo fiducia nella magistratura e nei propri organi di governo". "Certamente - ha concluso Cantillo - è necessaria una difesa del ruolo della magistratura e della sua autonomia". No comment, infine, dal sindaco Vincenzo De Luca.

Cordopatri “Allontanamento Apicella è invito a omertà”. "I provvedimenti disciplinari con cui il Csm ha ritenuto di chiudere la vicenda De Magistris, decapitando con inaudita violenza la procura di Salerno, si traducono in un chiaro invito al silenzio e all'omertà per tutti quei cittadini che al sud sono vittime della mafia e dei poteri forti che la nutrono". A sostenerlo è la testimone di giustizia calabrese Maria Giuseppina Cordopatri. "Esprimo ai coraggiosi magistrati di Salerno che stanno pagando di persona un prezzo durissimo - aggiunge - la mia solidarietà e sarò al fianco dell'associazione dei familiari vittime della mafia presieduta da Sonia Alfano il 28 gennaio prossimo in piazza a Roma contro il piccolo golpe che ieri ha sancito la loro condanna".

Familiari vittime di mafia in piazza per Apicella. L' Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia aderisce ufficialmente al comitato promotore della manifestazione, indetta a Roma il 28 gennaio, a sostegno del Procuratore Capo di Salerno, Luigi Apicella. Una nutrita delegazione dell'associazione sarà presente a Roma per manifestare il dissenso contro la decisione del Csm "La sospensione di Apicella - dichiara il presidente dell' associazione, Sonia Alfano - è l'atto di completamento della distruzione del sistema democratico italiano. La Procura di Salerno - prosegue - è stata smantellata dal potere politico senza alcuna motivazione sensata ma solo per aver avuto l'ardire di indagare su politici, imprenditori, amministratori e funzionari corrotti". "La prova definitiva che la nostra democrazia sia ormai moribonda - dice la presidente - sta nelle dichiarazioni del presidente dell'Anm, Luca Palamara, che considera come 'anticorpi' del sistema istituzionale un' arbitraria decisione politica a danno della sacrosanta autonomia della magistratura". "Se anche gli organi associativi della magistratura - aggiunge - si sono adeguati al piccolo colpo di Stato che la decisione del CSM ha sancito, non resta altro da fare che scendere in piazza in prima persona a pretendere che in Italia si reintroduca un sistema democratico"

Jannelli amareggiato. Amareggiato: così è apparso a chi lo ha incontrato il procuratore generale di Catanzaro, Enzo Jannelli, per il quale ieri il Csm ha deciso il trasferimento di sede e di funzioni, in seguito allo scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro giocato sulle inchieste avocate all'ex pm Luigi De Magistris. Jannelli ha trascorso tutta la mattinata nel suo ufficio al primo piano del palazzo di giustizia, ricevendo numerosi colleghi che sono andati a testimoniargli solidarietà. Il magistrato non ha voluto fare alcuna dichiarazione, evitando ogni contatto con i giornalisti, ma in ambienti giudiziari si è appreso che è rimasto profondamente colpito dalla decisione del Csm, convinto com'era, e come è tuttora, che non è stato il contro sequestro degli atti dell'inchiesta Why not, ma il sequestro disposto dalla Procura di Salerno a creare sconcerto nell'opinione pubblica, come sostenne nel dicembre scorso davanti alla prima commissione del Csm, quando ancora non era stato avviato il procedimento disciplinare. Nella stessa occasione, il procuratore generale di Catanzaro sostenne che di fronte ad un'iniziativa, quella della Procura di Salerno, che aveva come scopo ultimo l'appropriazione e la prosecuzione dell'inchiesta Why not, l'attività dei magistrati della Procura generale di Catanzaro, e quindi il contro sequestro, era finalizzata a conferire visibilità alla serietà, autonomia, indipendenza e prestigio di tutta la magistratura calabrese. Anche l'altro magistrato trasferito di sede e funzioni, il sostituto pg Alfredo Garbati, ha riferito chi ha avuto modo di parlargli, ha accolto con molta amarezza la decisione del Csm. Garbati stamani non era in ufficio, così come gli altri due magistrati rimasti al loro posto, Domenico De Lorenzo e Salvatore Curcio. Il primo è in malattia da giorni, mentre il secondo è fuori ufficio per motivi professionali.

 

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