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Guerra Procure: Apicella al contrattacco

 

Guerra procure, Apicella al contrattacco; lascia l’ANM e accusa “Mastella archiviato senza tutti gli atti”

21 gen 09 Non tutti gli atti alla base della richiesta di archiviazione per Mastella erano stati trasmessi al Gip. Lo afferma il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, nell'intervista sullo scontro con la procura di Catanzaro sulle inchieste di De Magistris, che sarà trasmessa da "Annozero" nella puntata di domani. "Noi lo scontro l'abbiamo evitato - spiega Apicella -. Tutti sapevano che gli atti non venivano dati. C'era già stata una nostra prima audizione il 9 gennaio 2008 alla prima commissione del Csm su questa vicenda e soprattutto sulla questione dei magistrati di Catanzaro coinvolti nelle nostre indagini". Il magistrato fa notare che dopo le richieste e non aver avuto gli atti, "si è verificato un altro fatto rilevante. De Magistris ci aveva riferito di una situazione relativa all'archiviazione fatta dalla Procura generale di Catanzaro per Mastella. De Magistris ci aveva segnalato che dagli elementi da lui raccolti in precedenza, prima che venissero avocati i procedimenti, aveva verificato che non tutti gli atti posti a base della richiesta di archiviazione per Mastella erano stati trasmessi al Gip". Sulla base di questi elementi posti a disposizione di De Magistris e dell'audizione dei consulenti di testimoni e altri - sottolinea il procuratore di Salerno, "noi avevamo elementi per ritenere che effettivamente si dovesse verificare questo fatto. Quindi l'unico modo per verificare questa situazione direttamente era quello di sequestrare il processo". Quanto alla sentenza del Csm, Apicella ha commentato: "Noi e quelli che ci conoscono siamo rimati sconvolti dalle decisioni del Csm. Non ci aspettavamo questa decisione perché ritenevamo e riteniamo di avere la coscienza a posto nell'espletamento del nostro dovere".

Apicella lascia l’ANM. "Ho già deciso di lasciare l'Associazione Nazionale Magistrati". Lo ha detto il procuratore di Salerno Luigi Apicella, nella puntata di "Annozero" che andrà in onda domani, a proposito della sua sospensione dalle funzioni e dallo stipendio decisa dal Csm in seguito allo scontro con la procura di Catanzaro sulle inchieste condotte da Luigi De Magistris. 'Mi sono accorto che, purtroppo, l' Anm è cambiata totalmente da quando io, oltre trent'anni fa, ho aderito a Unicost - ha detto Apicella, intervistato da Sandro Ruotolo - ed oramai non ci sono più i presupposti per credere nei principi che loro ritengono di perseguire. Annuncio le dimissioni e penso che sia più utile devolvere ai bambini di Gaza le quote associative che ogni mese si trattengono". "Per noi si è chiusa una pagina nera per l'Anm - sottolinea il magistrato -. Ci aspettavamo ben altre tutele, ben altri interventi dall'Anm, composto da tanti fini cultori del diritto che in questa situazione anziché cercare di approfondire i problemi che le vicende ponevano si sono astenuti dalla valutazione di qualsiasi intervento, hanno semplicemente giudicato in modo negativo la nostra operazione, forse nemmeno approfondendo i reali termini della questione". Ieri 25 dei 26 pm della Procura di Salerno si sono schierati accanto al loro capo, firmando un documento in cui affermano che le decisioni del Csm, che ha punito Apicella e i suoi due sostituti Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, provocano "sconcerto e preoccupazione". I magistrati salernitani puntano il dito anche contro l'Anm, alla quale hanno chiesto una assemblea straordinaria per "confrontarci e chiarirci tutti insieme sugli attuali e futuri contenuti della autonomia e indipendenza della magistratura italiana". Le critiche riguardano in particolare il leader del sindacato delle toghe, Luca Palamara: "Contrariamente a quanto affermato dal presidente dell'Anm - è detto nel documento - non ci sentiamo di sostenere con eguale convinzione che nel caso di specie 'il sistema' abbia dimostrato di avere adeguati 'anticorpi'".

Prc accusa “Da CSM deriva autoritaria”. "Il Consiglio superiore della magistratura, con la decisione assunta ieri sul cosiddetto 'caso De Magistris', che accoglie quasi totalmente le richieste avanzate dal Ministro della Giustizia, si è reso responsabile della messa in discussione dell'autonomia stessa della Magistratura, rispetto alla politica, soprattutto quella di centro destra". A sostenerlo, in una nota congiunta, sono Pino Commodari, Danilo Barreca e Omar Minniti, del Comitato politico nazionale di Rifondazione comunista. "Siamo di fronte - prosegue la nota - ad una decisione che si colloca all'interno di quella deriva autoritaria che caratterizza fortemente questa fase della democrazia italiana. Non può essere definita diversamente una decisione che, di fatto, impedisce ai magistrati che non si omologano di svolgere il proprio ruolo più che mai è oggi d'attualità una famosa frase del comunista sardo Antonio Gramsci: 'siamo di fronte al sovversivismo delle classi dirigenti'". "Pertanto - concludono Commodari, Barreca e Minniti - oggi é fondamentale una mobilitazione per la difesa della democrazia e della libertà".

25 PM di Salerno con Apicella “CSM sconcertante”. La Procura di Salerno prende posizione, in modo clamoroso a fine giornata: le decisioni disciplinari del Csm, che puniscono lo scontro con Catanzaro sul caso De Magistris, provocano "sconcerto e preoccupazione" e mettono in discussione la autonomia della magistratura italiana. Si schierano col procuratore della Repubblica Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio, e con i suoi sostituti, Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, trasferiti di sede e funzioni, 25 magistrati salernitani - nell'elenco manca un solo nome dell'organico - con una nota all'Anm nella quale chiedono una assemblea straordinaria e urgente per "confrontarci e chiarirci tutti insieme sugli attuali e futuri contenuti della autonomia e indipendenza della magistratura italiana". Intanto, per sostenere il capo dell'ufficio si è costituito un comitato che il 28 manifesterà a Roma: la protesta raccoglie l'adesione dell' associazione dei familiari delle vittime di mafia che giudica la decisione del Csm "l'atto di completamento della distruzione del sistema democratico italiano". Se Salerno si mobilita per Apicella, che mantiene il silenzio anche oggi, il pg di Catanzaro Enzo Jannelli, condannato dal Csm a cambiare sede e funzioni, non parla ma non nasconde l' amarezza a chi gli sta vicino. Il magistrato ha evitato ogni contatto con i giornalisti, ma è stato descritto profondamente colpito dalla decisione del Csm, convinto che non è stato il contro sequestro degli atti dell'inchiesta Why not, ma il sequestro disposto dalla Procura di Salerno a creare sconcerto nell'opinione pubblica. La giornata è comunque segnata dalla posizione dei pm di Salerno: "La gravità e l'urgenza delle sanzioni cautelari adottate nei confronti dei colleghi ha sconvolto non solo l'organizzazione della Procura della Repubblica di Salerno, ma anche le nostre coscienze, considerato che abbiamo potuto apprezzare la indiscutibile professionalità, serietà, onestà e correttezza degli stessi durante i lunghi periodi di lavoro comune". E prendono di mira lo stesso leader del sindacato delle toghe, Luca Palamara: "Contrariamente a quanto affermato dal presidente dell'Anm, all'indomani di dette decisioni - affermano - non ci sentiamo di sostenere con eguale convinzione che nel caso di specie 'il sistema' abbia dimostrato di avere adeguati 'anticorpi', anche perché gli stessi provvedimenti di perquisizione e sequestro valutati negativamente in sede disciplinare hanno ricevuto, invece, un diverso giudizio in sede di impugnazione dal Tribunale competente che ne ha confermato la legittimità". "Ci chiediamo e vi chiediamo - aggiungono - non solo nella qualità di magistrati della Procura della Repubblica di Salerno, ma anche di cittadini italiani, quali siano gli attuali limiti della autonomia ed indipendenza della magistratura, se provvedimenti giudiziari vengono valutati così diversamente nelle deputate sedi processuali e disciplinari al punto da anticipare alla fase cautelare sanzioni tanto gravi, soprattutto la sospensione dalle funzioni di magistrato di Luigi Apicella, che non hanno certo numerosi precedenti simili nella storia della Sezione Disciplinare del CSM". "La Procura di Salerno è stata smantellata dal potere politico senza alcuna motivazione sensata ma solo per aver avuto l'ardire di indagare su politici, imprenditori, amministratori e funzionari corrotti" dice Sonia Alfano, presidente dell' Associazione Familiari delle Vittime di Mafia, annunciando la partecipazione alla manifestazione del 28 a Roma. E definisce un "piccolo colpo di Stato" la sentenza del Csm, accusando l' Anm di essersi adeguata. Con Apicella si schiera anche la testimone di giustizia calabrese Maria Giuseppina Cordopatri. "I provvedimenti con cui il Csm ha ritenuto di chiudere la vicenda De Magistris, decapitando con inaudita violenza la procura di Salerno - ha detto - si traducono in un chiaro invito al silenzio e all'omertà per i cittadini che al sud sono vittime della mafia e dei poteri forti che la nutrono". A Salerno c'é però anche chi approva la decisione del Csm. Nel manifestare vicinanza e stima al procuratore, l' avvocato penalista Leo Borea, ex presidente della Commissione Giustizia al Senato, riconosce che "sulla vicenda di Catanzaro si è superata la misura: forse Apicella, a pochi mesi dalla pensione, si è fatto prendere un po' la mano dai suoi sostituti. Perquisizioni e controlli di magistrati, anche nelle modalità in cui sono avvenute, dimostrano che si è perso un po' di equilibrio. Si può dire che la procura di Catanzaro ha provocato, e quella di Salerno ha reagito. Oggi paga di più chi ha reagito". Secondo il vicepresidente del Cnel Giuseppe Acocella, anche lui salernitano, "il Csm ha fatto bene a ridimensionare questo senso di onnipotenza, che talvolta sembra pervadere la magistratura".

 

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