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Scontro Procure, il 'je accuse' del CSM

 

Scontro Procure, il 'je accuse' del CSM: Delegittimate le istituzioni, violata privacy di Prodi e Mastella

07 feb 09 I pm di Salerno hanno "fortemente" delegittimato "tantissimi soggetti anche istituzionali, coinvolti a sproposito" nel loro provvedimento di sequestro del fascicolo Why not "senza essere indagati". E hanno leso il loro "diritto al rispetto della vita privata e familiari". Effetti che si sono prodotti con la "prevedibile" diffusione su Internet del provvedimento. E' quanto si legge nelle corpose (61 pagine) motivazioni dell'ordinanza con la quale la sezione disciplinare del Csm il 19 gennaio scorso ha disposto la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio del procuratore di Salerno Luigi Apicella e il trasferimento dalla sede e dalle funzioni di pm dei sostituti di Salerno Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, del Pg di Catanzaro Enzo Jannelli e del suo sostituto Alfredo Garbati.

Dubbi sulle alte cariche dello Stato. Hanno "insinuato dubbi di correttezza ,senza la benché minima prova" persino sulle "più alte cariche dello Stato" i pm di Salerno mettendo nel loro provvedimento di sequestro del fascicolo Why not - poi finito su Internet- "notizie allarmistiche e impertinenti" su "personaggi estranei" al loro procedimento penale. Il tutto "senza alcuna attinenza" con le finalità proprie del sequestro. E si sono spinti sino a coinvolgere "gratuitamente in critiche sconsiderate" persino il presidente della Repubblica. Lo sostiene il Csm nelle motivazioni dell'ordinanza con cui ha sanzionato i magistrati di Salerno e Catanzaro protagonisti dello scontro tra le due procure. Il nome di Napolitano non viene fatto espressamente ma il riferimento al capo dello Stato é inequivocabile, visto che l'ordinanza del Csm rimanda alla pagina del provvedimento di Salerno in cui sono riportate le dichiarazioni con cui De Magistris lamentava il silenzio di Napolitano sulla sua vicenda. I dubbi insinuati riguardano non solo i vertici dello Stato, ma anche "magistrati, politici e personaggi pubblici".

Violata la privacy di Prodi e Mastella. Tra le persone di cui i pm di Salerno -secondo il Csm- hanno violato la privacy ci sono anche l'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella e l'ex premier Romano Prodi, visto che nell'ordinanza di sequestro del fascicolo Why not sono state riportate "indebitamente" le loro utenze telefoniche, senza cioé che fossero "attinenti" all'oggetto e alle finalità del provvedimento. Una sorte toccata anche a un agente dei Servizi segreti.

Imparziali i pm di Salerno. Hanno "abdicato" al loro ruolo di "magistrati, come tali imparziali e super partes" i pm di Salerno protagonisti dello scontro con la procura generale di Catanzaro, riproducendo nelle motivazioni del sequestro del fascicolo Why not, in maniera "pedissequa" e "senza alcun vaglio critico", il "contenuto delle più di 60 dichiarazioni" rese loro dall'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Lo sostiene la sezione disciplinare del Csm nell'ordinanza con la quale ha sanzionato i magistrati protagonisti dello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro.

A Catanzaro e Salerno non ancora ravveduti. Hanno determinato un "inusitato vulnus" mai verificatosi prima "nella storia repubblicana" della funzione giurisdizionale. Eppure nessuno dei pm di Catanzaro e Salerno protagonisti dello scontro tra le due procure "ha dimostrato minimamente di essersi reso conto dell'eccezionale gravità del proprio comportamento". Lo scrive la sezione disciplinare del Csm nelle motivazioni dell'ordinanza con cui ha sanzionato i magistrati delle due procure. Una notazione non da poco, considerato che la loro condotta, che ha violato "fondamentali regole procedurali", ha determinato "il concreto rischio di una vera implosione della giurisdizione". Il tribunale delle toghe censura anche la scelta dei pm di Salerno di abbandonare l'aula del processo disciplinare a loro carico: hanno dimostrato "che hanno inteso difendersi dal processo e non nel processo". Ma è a tutte le parti in causa che il Csm ricorda che "l'essenza stessa della giurisdizione fonda sul rigoroso rispetto delle regole da parte di chi ne rappresenta il centro e il cuore, ovvero il magistrato. Non vi è giurisdizione credibile se non vi è rispetto delle regole da parte dei suoi protagonisti e senza una giurisdizione credibile si pone in crisi una delle funzioni fondamentali di uno Stato democratico e si scivola verso uno Stato di polizia, che è la negazione del moderno Stato di diritto ed è di ostacolo alla realizzazione di quel principio fondamentale della nostra Costituzione, secondo cui la legge è uguale per tutti".

 

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