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Processo cosche San Luca

Processo cosche San Luca: dalle intercettazioni impulsi per operazioni dei CC

11 feb 09 Uno degli impulsi all'operazione Fehida condotta contro le cosche di San Luca, è venuto dall'intercettazione di una conversazione in carcere tra un boss della 'ndrangheta e suo genero. Il particolare e' emerso durante il contro interrogatorio del maresciallo dei carabinieri Francesco Natale, nel corso del processo a 14 presunti affiliati alle cosche di San Luca protagoniste di una violenta faida tra i Nirta-Strangio ed i Pelle-Vottari culminata con la strage di Duisburg. Il sottufficiale ha citato la conversazione che si svolse nel carcere di Carinola (Caserta) nel febbraio 2007 tra il detenuto Francesco Barbaro, ritenuto il capo dell'omonimo clan di Platì ed il genero Giuseppe Pelle, figlio del latitante da dieci anni Antonio, detto "gambazza", uno degli elementi di spicco di tutta la 'ndrangheta. Nel corso dell'incontro, ha ricordato Natale, i due parlarono della strage di Natale nel corso della quale fu uccisa Maria Strangio, del successivo delitto di Bruno Pizzata e del tentato omicidio compiuto il 31 luglio 2006 ai danni di uno degli attuali imputati, Francesco Pelle detto "Ciccio Pakistan" che rimase paralizzato. Nel colloquio Pelle disse a Barbaro di avere provato a convincere i protagonisti della faida a fare pace. Un'affermazione, ha ricordato Natale, che ottenne il consenso di Barbaro il quale invitò il genero a cercare di far intervenire anche suo padre. Inoltre, Barbaro, disse che la pace tra i gruppi contrapposti era sostenuta anche dal boss di Platì Domenico Papalia che in quel periodo era detenuto nel carcere di Carinola.

 

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