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Omicido Aversa: condanna a 30 anni per mandante

Trenta anni in appello al presunto mandante dell’omicidio Aversa

23 feb 09 Una condanna a 30 anni, con concessione del rito abbreviato, è stata inflitta dai giudici della Corte d'assise d'appello di Catanzaro a Francesco Giampà ritenuto il mandante dell'omicidio del sovrintendente della Polizia di Stato Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano, uccisi a Lamezia Terme il 4 gennaio del 1992. Per Giampà, che in primo grado era stato assolto, il sostituto procuratore generale Giovanni Grisolia aveva chiesto la condanna all'ergastolo. Confermata, inoltre, l'assoluzione per l'altro imputato, Nino Cerra. Un terzo imputato, Giovanni Torcasio, è stato ucciso nel 2000 in un agguato a Lamezia Terme. Le persone processate sono ritenute esponenti di spicco delle omonime cosche della 'ndrangheta di Lamezia Terme. Secondo l' accusa, il delitto del sovrintendente di Polizia fu deciso per punirlo per il suo eccessivo zelo nell' attività di indagine contro la criminalità organizzata. L' omicidio della moglie sarebbe stato deciso come segno di ulteriore spregio nei confronti di Aversa. Il processo di primo grado è stato celebrato nel 1999. Gli imputati furono chiamati in causa da otto collaboratori di giustizia. Successivamente, nel 2000, due pregiudicati di Taranto, Stefano Speciale e Salvatore Chirico, di Taranto, si accusarono di essere gli esecutori materiali dell'omicidio di Aversa e della moglie, chiamando in causa Giampà e Cerra quali mandanti.

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