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Inchiesta Why Not

 

 

Inchiesta Why Not: Legale della Merante ricusa il GUP

17 gen 09 Il difensore di Caterina Merante, l’avv. Alessandro Diddi, ha preannunciato stamani nel corso dell’udienza preliminare agli indagati dell’inchiesta Why Not un’istanza di ricusazione del gup, Abigail Mellace, dopo le notizie apparse sul settimanale L’Espresso secondo le quali ad Antonio Saladino, principale indagato dell’inchiesta, fu sequestrato un bigliettino da visita del marito della Mellace. All’inizio dell’udienza l’avv. Diddi ha chiesto di intervenire ed ha chiesto al gup se fossero vere le notizie comparse sul settimanale L’Espresso. «Il giudice mi ha risposto – ha detto Diddi uscendo dall’aula – di aver già informato gli organi superiori della vicenda. Io non so se sono vere o meno le notizie comparse sul settimanale L’Espresso e per questo motivo avevo chiesto al gup di chiarire la vicenda. Dopo aver sentito la sua risposta si è deciso di dover presentare un’istanza di ricusazione del giudice alla Corte d’appello di Catanzaro chiedendo di sospendere il processo in corso». L’avv. Diddi ha anche annunciato che l'istanza sarà depositata domani mattina. “Il giudice – ha aggiunto – deve essere al di sopra delle parti. C'è una norma del Codice di procedura penale secondo la quale il giudice si deve astenere quando ha un interesse nel procedimento penale. In questo caso è doveroso che la Corte d’appello svolga una istruttoria per poi decidere se le notizie comparse sul settimanale L’Espresso sono vere e se il giudice deve astenersi”. L'udienza preliminare, dopo l’intervento dell’avv. Diddi che ha lasciato l’aula, è proseguita regolarmente

Prime arringhe difensive. L'udienza preliminare seguita all’inchiesta “Why not”, oggi, dopo l’annuncio dell’intenzione di Caterina Merante di chiedere la ricusazione del giudice Abigail Mellace, è proseguita con l’audizione di Rocco Leonetti, indagato in qualità di dirigente generale del Dipartimento Agricoltura alla Regione Calabria. Per Leonetti la Procura generale ha chiesto il rinvio a giudizio, in base al suo presunto coinvolgimento nelle irregolarità relative al progetto “Tristezza degli agrumi”, mentre a chiedere l'interrogatorio del dirigente era stato il suo legale, Nicola Caratelli. Rispondendo alle domande dell’avvocato e del sostituto procuratore generale Massimo Lia, Leonetti ha negato ogni sua responsabilità nella vicenda, descrivendo il suo ruolo nella definizione delle pratiche regionali ed evidenziando la propria assoluta buona fede rispetto ai documenti che l’accusa pone come prova a suo carico. Successivamente si sono tenute le discussioni dei difensori di Domenico Lemma, Michele Montagnese, Luciano Vigna e Rosario Calvano. Per gli ultimi tre il pg Eugenio Facciolla, al tremine della requisitoria aveva già chiesto il totale proscioglimento (era contestato loro un solo capo d’accusa). Le arringhe difensive proseguiranno domani, lunedì, ed anche il 14 gennaio, data aggiunta oggi al calendario già fissato del giudice. Nell’inchiesta “Why not” le accuse contestate vanno complessivamente dall’associazione per delinquere, all’abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode nelle pubbliche forniture, peculato, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, istigazione alla corruzione, estorsione, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, fino a contestazioni minori in materia di lavoro. L’inchiesta fu avviata nel 2006 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris e poi avocata dalla Procura generale di Catanzaro, e conquistò la ribalta delle cronache soprattutto per il coinvolgimento dell’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, la cui posizione è stata archiviata nell’aprile dello scorso anno, e dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, per il quale l’Ufficio gip ha disposto l’archiviazione a fine novembre.

 

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