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Truffe alla 488, 11 arresti

 

Truffe alla 488, 11 arresti tra Calabria e Lazio, 90 ml di beni sequestrati, 34 avvisi di garanzia

04 dic 09 Undici imprenditori arrestati (4 in carcere e 7 ai domiciliari), novanta milioni di euro sequestrati, trentaquattro avvisi di garanzia. E' il bilancio dell'operazione Domino condotta dai Carabinieri del Comando provinciale di Crotone e del Comando politiche agricole e alimentari, insieme alla Guardia di Finanza, nei confronti di imprenditori crotonesi del settore agroalimentare, immobiliare e dei preziosi, fra Crotone e Roma. Associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, ricettazione e truffa aggravata alla legge 488/92 per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsa fatturazione, i reati contestati. Trentaquattro le persone indagate, tra colletti bianchi ed insospettabili professionisti. Sequestrati capitali e conti correnti fra cui una societa' ed una gioielleria situate nel cuore della capitale. Le ordinanze sono state emesse dal gip di Crotone Gloria Gori su richiesta del sostituto procuratore Daniela Caramico D’Auria che aveva sollecitato l’arresto di 23 persone.

C’era un intero nucleo familiare di Crotone alla guida del sodalizio criminale che avrebbe messo in piedi una serie di società con l’unico intento di ottenere erogazioni pubbliche, soprattutto attraverso lo strumento della legge 488, per poi fallire e fare sparire i fondi ottenuti. Il nucleo familiare è quello degli Esposito, imprenditori attivi nel settore agroalimentare che successivamente hanno preso ad interessarsi anche di energia alternativa, in particolare l’eolico, movimentando somme di denaro ingenti; basti pensare che gli Esposito sono i primi clienti della Bnl in Calabria. È quanto emerge dagli atti dell’indagine della Procura della Repubblica di Crotone che è scaturita nell’operazione “Domino” (per via delle innumerevoli società costituite come scatole cinesi).

Le indagini hanno preso le mosse dalle sentenze di fallimento emesse dal Tribunale di Crotone nel settembre 2005 e nel gennaio 2007 a carico di altrettante società degli Esposito. Dalle relazioni della curatela fallimentare è emersa la commistione tra società e soci che di fatto aveva lo scopo di far prevalere unicamente gli interessi della famiglia Esposito. Nonostante i fallimenti il gruppo ha continuato ad esercitare l’attività di impresa con gli stesi schemi fraudolenti. E siccome la libera disponibilità dei beni in capo al gruppo avrebbe potuto aggravare i reati, la Procura ha disposto il sequestro preventivo di beni mobili e rapporti bancari del gruppo tra cui alcune società a Crotone, Cotronei, ma anche a Roma, in Toscana e Umbria. Complessivamente il gruppo imprenditoriale avrebbe percepito illegalmente e distratto somme per circa 90 milioni di euro.

Le persone cui è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Domino” sono Francesco Esposito, 66 anni, di Casabona; il figlio Salvatore Esposito, 39 anni, di Crotone; i generi Gustavo Commodari, 48 anni, di Crotone, e Arcangelo Curto, 41 anni, di Rocca di Neto. Ai domiciliari sono finiti Maria Cirillo, 66 anni, di San Mauro Marchesato (moglie di Francesco Esposito); Vittoria Esposito, 41 anni, di Casabona, Vincenza Esposito, 40 anni, di Casabona (figlie di Francesco Esposito); Antonio Cosentino,56 anni, di Melissa; Gianfranco Murgeri, 42 anni, di Crotone; Giacomo Pantaleone Elia, 36 anni, di Crotone; Giuseppe Fabiano, 33 anni, di Rocca di Neto, avvocato, cui l’ordinanza è stata notificata a Roma.

Tra gli indagati figurano anche altri due avvocati; si tratta di Rosita Cirillo, 36 anni, di Crotone, moglie di un magistrato che ha svolto funzioni di sostituto procuratore presso la Procura della repubblica di Crotone ed attualmente in servizio a Roma, e di Maria Levato, 43 anni, di Verzino. E ancora figura tra gli indagati Renato D’Andria, 63 anni, di Roma, ex segretario nazionale del Psdi, che avrebbe avuto un ruolo nell’attività di distrazione dei fondi del gruppo Esposito.

La rabbia del procuratore Mazzotta. “Dagli atti delle indagini emerge un consolidato piano criminoso messo in atto da un unico nucleo familiare con l’obiettivo di creare più società per accedere a finanziamenti pubblici, ma senza alcuna reale intenzione di dare avvio ad un ciclo produttivo”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, Raffaele Mazzotta, che ha illustrato l’operazione “Domino”. “Segnalo - ha affermato il procuratore Mazzotta - l’estrema gravità della condotta di questi imprenditori che hanno usufruito di benefici comunitari per creare occupazione e invece hanno lasciato solo capannoni vuoti. Quella di oggi - ha quindi commentato Mazzotta - è un’operazione di valenza fondamentale. Nelle scorse settimane abbiamo lavorato sul fronte dell’inquinamento ambientale, su quello della criminalità organizzata, con il sequestro di armi e l’arresto di latitanti. Oggi abbiamo colpito anche i colletti bianchi che hanno fatto volatilizzare le risorse destinate allo sviluppo. Consentitemi - ha concluso il magistrato - di esprimere tutta la mia rabbia”

Un sistema per truffare la 488“Un vero e proprio sodalizio che pianificava bancarotte e truffe”: così il tenente colonnello Teodosio Marmo, comandante provinciale della Guardia di finanza di Crotone, ha definito il gruppo di persone arrestate nell’operazione “Domino”. “Su tredici società coinvolte nella vicenda - ha spiegato Marmo - sei hanno percepito indebitamente fondi dalla 488, per almeno 12 milioni di euro”. Marmo ha spiegato che l’autorità giudiziaria ha avviato le pratiche per recuperare i finanziamenti indebitamente percepiti mentre sono stati già recuperati macchinari che erano stati trasferiti a Poggio Marino, in Campania, attraverso un’alienazione fittizia in attesa di essere rivenduti a terzi soggetti ignari. Il tenente colonnello Francesco Iacono, comandante provinciale dei Carabinieri ha parlato “della sinergia con la Guardia di finanza e con i Carabinieri del comando Politiche agricole e alimentari con la funzione di controllare marchi, beni ed altri aspetti economici e finanziari del mondo agricolo”. Per il tenente colonnello Carlo Liistro, del comando provinciale della Guardia di finanza di Crotone, con la truffa perpetrata dal sodalizio sono state “sottratte risorse agli imprenditori corretti, bruciate l’80 per cento delle risorse conseguite”. Il tenente Antonio Patruno, della compagnia carabinieri di Crotone, ha spiegato che l’intervento dei militari è servito a riscontrare i rapporti tra i vari soggetti coinvolti attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali ed a ricostruire la sottrazione di un terreno a Praialonga attraverso numerosi passaggi fittizi tra le società del gruppo. Il tenente Marco Cappetta, della compagnia della Guardia difinanza di Crotone, ha elencato le quattro fasi principali del meccanismo truffaldino: per ottenere le risorse le società del gruppo Esposito dovevano dimostrare una consistenza patrimoniale e lo facevano attraverso il conferimento fittizio di fondi nel capitale sociale; ottenuta l’erogazione pubblica i soci si riprendevano i soldi, questa volta quelli veri, facendoli sparire.

 

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