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Furti d'identità "on line" per effettuare truffe
Furti d’identità on line, 5 arresti in Calabria e Basilicata per 500 mln di truffe 16 dic 09 Una banda specializzata nelle truffe on line - guidata, secondo l'accusa, da un sottufficiale della Guardia di Finanza - e' stata sgominata dai Carabinieri del comando provinciale di Potenza, che hanno arrestato cinque persone in Basilicata e in Calabria. L'operazione, denominata ''full card'', finalizzata alla commissione di truffe attraverso il furto di identita', l'intrusione abusiva in sistemi telematici e l'indebito utilizzo di carte di credito. Base della banda la zona dell'alto Tirreno, appunto fra la Basilicata e la Calabria, nella zona di Lagonegro (Potenza). In due mesi, il gruppo, gli indagati totali sono 13, ha messo a segno truffe per mezzo milione di euro. In manette il maresciallo capo della Guardia di Finanza della tenenza di Scalea, da due anni sospeso dal servizio, Vincenzo Parrilla, di 43 anni, di Scalea (Cs). Secondo le indagini l'uomo utilizzava divise delle Fiamme Gialle per convincere ignari cittadini a fornire documenti dicendo loro che sarebbero stati utili per richiedere posti di lavoro ad aziende ed enti pubblici. I Carabinieri hanno così eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Parrilla e di Stefano Antonucci, di 30 anni, di Scalea. Sono, invece, ai domiciliari Domenica Cirigliano (45) di Nemoli (Potenza) e i fratelli Giusi (32) e Luigi (29) Catucci, di Scalea. Secondo quanto reso noto dal capitano della Compagnia di Lagonegro (Potenza) dei Carabinieri, capitano Roberto Di Costanzo, Parrilla era alla guida dell’associazione, che, in due mesi, dall’ottobre al dicembre 2008, è riuscita a incassare circa 500 mila euro. L’associazione, inoltre, clonando i documenti sottratti (venivano mantenute le generalità mentre la foto era sostituita con una delle 13 persone indagate) erano riusciti ad accendere finanziamenti e mutui. La truffa più consistente (circa 320 mila euro) si è però concretizzata attraverso un centro scommesse Snai, aperto a Senise (Potenza) proprio nell’ottobre 2008. L’associazione - secondo la ricostruzione dei Carabinieri – utilizzava il centro scommesse per ricaricare carte prepagate (almeno un centinaio) intestate a cittadini inconsapevoli e per poi incassare illecitamente, in punti Snai di altre città italiane, i soldi delle truffe. I Carabinieri hanno scoperto che l’associazione aveva intenzione di aprire altri centri Snai, a Maratea (Potenza), Tortora e Scalea (Cosenza).
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