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Toghe lucane: 4 assoluzioni

 

 

Toghe Lucane: quattro assolti e villaggio Marinagri dissequestrato

11 dic 09 Sono stati assolti perche' il fatto non sussiste i 4 imputati nel processo con rito abbreviato generato dall'inchiesta 'Toghe Lucane'. La sentenza e' stata emessa dal Gip per le udienze preliminari del tribunale di Catanzaro Gabriella Reijllo.Nel processo erano imputati i titolari del villaggio turistico Marinagri di Policoro (Matera), Vincenzo e Marco Vitale ,il sindaco di Policoro Nicolino Lopatriello e il dirigente dell'ufficio tecnico del Comune Felice Viceconte. I quattro erano accusati di concorso in truffa aggravata e violazioni edilizie. Nella stessa seduta è stata Dissequestrata l'ultima parte del villaggio Marinagri di Policoro (Matera) da parte del gip per le udienze preliminari di Catanzaro. Il villaggio turistico era stato sequestrato il 16 aprile 2008 nell'ambito dell'inchiesta denominata 'Toghe lucane' avvia da De Magistris. Per la societa' Marinagri e' la conferma di quanto sostenuto da sempre circa la correttezza della sua condotta, che potra' completare i cantieri e portare valore aggiunto all'economia locale. Il sostituto procuratore Vincenzo Capomolla, che ha ereditato l'inchiesta, la scorsa estate aveva chiesto numerose archiviazioni. La richiesta di rinvio a giudizio pendeva solo per i quattro odierni imputati.

La sentenza è arrivata dal giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro, Gabriella Reijllo, al termine dei giudizi abbreviati chiesti dai difensori degli imputati, chiamati a rispondere di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e violazioni del Testo unico dell’edilizia. Il pubblico ministero, Alberto Cianfrini, ha chiesto che i quattro accusati fossero assolti “perchè il fatto non costituisce reato”, come hanno fatto in seguito anche gli avvocati Giancarlo Pittelli, Aldo Casalinuovo, Piermaria Lista, Filippo Vinci, Francesco Viceconte, Riccardo Laviola. E il giudice ha scagionato tutti proprio con quella formula, disponendo inoltre il dissequestro della struttura turistica, e dell’altro materiale cui gli investigatori avevano apposto i sigilli. Nella richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal sostituto procuratore Vincenzo Capomolla, che aveva ereditato il fascicolo dal collega, non comparivano più le contestazioni di associazione per delinquere e concorso in corruzione che venivano mosse ai due Vitale ed a Lopatriello nell’avviso di conclusione delle indagini sottoscritto da de Magistris, né la sola di associazione a delinquere per Viceconte.

All’inizio di luglio, quando fu chiesto il giudizio per questi quattro indagati - oltre che per il sostituto procuratore di Potenza Claudia De Luca, accusata di peculato perchè avrebbe utilizzato il telefono di servizio per scopi personali - il pm Capomolla della Procura aveva anche chiesto l’archiviazione per la gran parte degli oltre 30 iniziali indagati di “Toghe Lucane”, tra i quali magistrati, politici ed amministratori pubblici.

Nell’arco dei due anni di indagine, partite nel 2003, la struttura ricettiva Marinagri era stata sequestrata in due occasioni (dopo un primo annullamento del provvedimento disposto dal Tribunale del Riesame di Catanzaro), l’ultima il 17 aprile 2008. Con un proprio decreto de Magistris dispose il sequestro preventivo d’urgenza (poi convalidato) del villaggio, oltre al sequestro delle somme relative al finanziamento del Cipe per un importo pari a 25.849 milioni di euro. Tra il materiale sequestrato vi era anche una corposa documentazione, comprendente i conti correnti bancari riferiti ad alcuni indagati. L’inchiesta ha riguardato l’acquisizione da parte della società Marinagri di alcune particelle di terreno e ad un cambio di destinazione: le costruzioni edilizie del grande villaggio turistico, secondo le accuse che comparivano nell’avviso di conclusione indagini, sarebbero frutto di “atti amministrativi illegittimi, comportanti gravi rischi anche sotto il profilo idrogeologico e per la salute e sicurezza pubblica”; la Marinagri avrebbe ottenuto dal Comune di Policoro il permesso a costruire la struttura turistica prima ancora che la società ne avesse acquisito la proprietà. Ipotizzate infine anche irregolarità per la concessione di finanziamenti da parte del Cipe. Ma ogni accusa è caduta oggi dopo i giudizi abbreviati.

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