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Gli auguri di Loiero ai calabresi

 

 

Gli auguri di Loiero ai Calabresi

25 dic 09 "Cari corregionali, mi faccio vivo di nuovo con voi per la terza volta in questi cinque anni per augurarvi, prima di tutto, Buon Natale e anche per darvi conto direttamente di come sono andate le cose nella sanità". Comincia così il messaggio augurale ai calabresi del presidente della Regione, Agazio Loiero, per le festività natalizie. "Ricorderete -prosegue il messaggio del Governatore- che entrambe le volte che in passato mi sono direttamente rivolto a voi, sono stato costretto a farlo su di un tema difficile, quale è nella nostra regione la sanità. Allora eravamo nella bufera. Oggi in parte si è placata e, anche se le elezioni imminenti sembrerebbero spingere in direzione opposta, esistono, nella mente di tanti calabresi ampi margini per ragionare in una forma più serena. Certo non nego che la consapevolezza di essere alla scadenza del mio mandato, che nel 2005 mi avete generosamente consegnato, mi spinge a dirvi anche qualcosa di politico. D’altra parte, potrebbe essere l’ultima volta e non voglio perdere questa occasione. Perché l’ultima? Come molti di voi sanno, il 10 gennaio mi sottoporrò alle cosiddette “primarie”, che io stesso ho voluto per legge, malgrado le ombre che sembrano addensarsi su di esse, come ho accennato qualche giorno fa. In ogni caso se dovessi vincerle, mi sottoporrò alle elezioni regionali vere e proprie, con tutte le incognite di una competizione senza rete, ma anche con una doppia consapevolezza. Entrambe di segno positivo. Quella di avere fatto, in questi difficili anni, il mio dovere e quella, più personale, di essere un discreto corridore della politica. Ho sempre infatti trovato nell’urna un maggiore numero di consensi di quelli che mi aspettavo e quasi certamente di quelli che meritavo.".

"Ma ho davvero fatto il mio dovere? Ho saputo davvero rispondere alle attese e alle speranze che l’elezione dl 2005 aveva intorno alla mia figura suscitato? Quando si guida una regione difficile come la nostra ti assalgono dubbi ad ogni piè sospinto, l’idea di essere inadeguato rispetto all’altezza della sfida ti perseguita. Tale giudizio non spetta comunque a me. Stiamo, come giunta preparando un testo che avrà un titolo simbolico”Le cose fatte”. Fra qualche settimana lo distribuiremo. La risposta alle cose fatte la daranno i calabresi. Stabiliranno loro se quelle cose sono state veramente fatte o si tratta delle solite chiacchiere elettorali destinate a dileguarsi nello spazio di un mattino. Io ritengo che molti impegni sono stati rispettati. Ne elenco solo qualcuno che reputo particolarmente significativo, scusandomi se non riesco ad affrontare tutti i temi su cui ci siamo impegnati con diligenza. Penso in particolare alla scuola e all’ambiente. Avevamo puntato fin dall’inizio del nostro mandato alla Cittadella della regione, un impegno denso di significati simbolici, ma anche assai rischioso perché ogni giunta che si è insediata a partire dal 1970 a oggi ne aveva fatto un caposaldo del proprio programma di governo, non fosse altro che per non pagare in fitti una somma insopportabilmente alta, 14 miliardi di vecchie lire all’anno. Dico la cifra in lire perché dà meglio la dimensione dello scempio finanziario, cui ci siamo senza sdegno sottoposti per decenni. Oggi, malgrado le irrisioni che ho ricevuto sulla mia ambizione di costruire una struttura per molti versi “non costruibile”, e malgrado il blocco dei lavori subìto per circa due anni a causa della presenza di importanti reperti archeologici del quarto secolo prima di Cristo trovati sul terreno di Germaneto, la Cittadella con i suoi pali di cemento conficcati nel terreno fino a 35 metri di profondità comincia a prendere corpo. Se il maltempo non si mette di traverso, vedremo spuntare dal terreno entro gennaio, quindi fra un mese, cinque piani. La metà dei dieci che nei mesi successivi costruiremo. Se ne sono accorti i giornalisti che mi hanno seguito il 23 dicembre sul cantiere, dove abbiamo brindato al Santo Natale con i tecnici e le maestranze delle ditte che vi lavorano. Dunque sono fiducioso che avremo fra breve davvero la casa dei calabresi, di tutti i calabresi, speriamo senza esclusioni, senza conflitti, senza le divisioni che tanto hanno pesato sulla nostra vita. Avevamo promesso la costruzione della diga sul Menta, altra opera immaginata e promessa in tempi lontanissimi, ma in letargo da 40 anni, una diga in grado di dare l’acqua, possibilmente non salata ai reggini. Vedremo fra qualche mese se saremo stati capaci di mantenere la promessa assunta in forma solenne nella prima seduta del Consiglio regionale. Avevamo parlato della necessità di ripristinare un clima di fiducia con l’Unione europea che ci guardava in cagnesco e credo che i riconoscimenti pubblici – ripeto pubblici – per la buona programmazione dei fondi europei, ricevuti in questi ultimi tempi sono eloquenti. Fra qualche settimana dovrebbero partire i bandi per il sistema metropolitano di Catanzaro e Cosenza e più tardi quello di Reggio Calabria. E stiamo attuando, con la collaborazione dei sindaci, un piano di riassetto idrogeologico del nostro territorio ferito nel corso dei secoli da cataclismi naturali, ma anche dalla nostra violenza. Abbiamo costruito dappertutto in forma indiscriminata procurando ferite alla nostra terra che adesso dobbiamo rimarginare. Investiremo nei prossimi mesi circa 800 milioni di euro in questa direzione. Sono risorse che ci vengono dall’Europa e che siamo costretti a sottrarre ad altre priorità, ma si tratta di una scelta culturale, inderogabile, visto che il governo nazionale in questa occasione ci ha lasciato soli".

"Dunque tutto è andato bene in questi cinque anni di lavoro? Niente affatto. Molte cose non sono andate nel verso sperato. Quaranta lunghi anni nel corso dei quali ci si è sempre arrestati di fronte ad una difficoltà, rinviando al successore l’onere di una questione complessa ha pesato molto sul tempo presente. Non è che gli altri presidenti che mi hanno preceduto fossero degli inetti. Tutt’altro. Erano persone di ottima qualità politica e amministrativa. Da Guarasci a Ferrara, a Perugini, a Dominijanni, a Olivo, a Rhodio a Principe, a Veraldi. Accanto ad alcuni di loro, precisamente a Ferrara e a Dominijanni, ho lavorato con grande soddisfazione per qualche anno. Ma tutti erano danneggiati dalla forma di governo volta a favorire lunghissime crisi, mesi e mesi di fermo politico e amministrativo che finiva per debilitare ancora di più un territorio già di per sé stremato dalla sua storia. Mi sono fermato al 1995 perché da quell’anno muta il sistema che diventa semipresidenziale prima e presidenziale poi. E molte cose cambiano (nel bene e nel male perché questo dipende dal profilo della guida che si sceglie) proprio in virtù del nuovo potere che sta in capo ai presidenti. Altro che critica al presidenzialismo. Il sistema in vigore permette di assumere decisioni, risolvere problemi, raggiungere risultati. Avversarlo significa amare i ritmi sonnolenti del passato, privilegiare il vecchio potere d’interdizione, fatto di stanzialità e di paziente attesa. Avversarlo significa privilegiare quel clima stantio che abbiamo conosciuto: le stanze piene di fumo, le trame politiche ordite nell’ombra. Nulla a che fare con il dinamismo della modernità che ti impone di correre a Roma talvolta quattro volte in una sola settimana, un dinamismo fatto di strategia di ampio respiro, di legami, relazioni, di confronto continuo con universi politici che colgono immediatamente le risorse ma soprattutto i limiti dell’interlocutore che hanno davanti.".

"Sto divagando. Parliamo di sanità. Come avete letto, il piano di rientro preparato dalla Giunta e discusso per mesi al tavolo tecnico e al tavolo politico è stato accettato dal Governo nazionale. Voglio ringraziare l’esecutivo, in particolare il Presidente del Consiglio, i Ministri Tremonti, Fazio, Fitto e il sottosegretario Gianni Letta per avermi permesso di confrontarmi in profondità con loro e di aver creduto alla volontà della nostra regione, espressa attraverso le mie parole, di cambiare le cose che non vanno nella nostra sanità. Voglio qui ricordare quali sono i patti che abbiamo sottoscritto con il Governo e voglio anche, senza alcuna enfasi, ricordare quali sono i rischi e i pericoli che siamo riusciti a scongiurare con la firma del piano Siamo riusciti ad ottenere che fossero fatte salve le misure di stabilizzazioni in conformità alla legislazione nazionale e alla legge regionale n.1/2009, nella parte non gravata da questione di legittimità costituzionale da parte del Consiglio dei Ministri. Si tratta di circa 2100 persone che salvano grazie a tale accordo, il loro posto di lavoro. Abbiamo ottenuto il blocco del turn over per il personale sanitario nella misura dell’80 per cento per tutti e tre gli anni di vigenza del piano. Abbiamo ottenuto deroghe al blocco del turn over a garanzia del mantenimento o del raggiungimento dei Lea. Abbiamo ottenuto l’erogazione dell’anticipazione fino ad un massimo di un miliardo di euro finalizzata all’estinzione dei debiti sanitari cumulativamente registrati entro il 2005, fino cioè all’arrivo della giunta di centrosinistra. Il resto lo pagheremo con fondi Fas. Abbiamo ottenuto la restituzione, entro il mese di luglio 2010 del maggiore finanziamento del servizio sanitario regionale non erogato a causa delle verifiche negative degli anni passati. Si tratta di circa 631 mila euro incagliati negli anni al ministero dell’economia. Abbiamo ottenuto la proroga del commissario per l’emergenza, in capo ancora a Spaziante, con la nomina del sottoscritto al suo posto e lo sblocco dei circa 700 milioni di euro per i 4 nuovi ospedali. Vediamo adesso i rischi che avremmo corso se fossimo stati commissariati: Avremmo subìto il blocco automatico del turn over fino al 31dicembre del secondo anno successivo e divieto di effettuare spese non obbligatorie per il medesimo periodo. Gli atti eventualmente emanati sarebbero stati dichiarati automaticamente nulli. Sospensione automatica dei trasferimenti erariali a carattere non obbligatorio. Decadenza, sempre in via automatica, dei direttori generali, amministrativi e sanitari degli enti del servizio sanitario regionale, nonché dell’Assessorato regionale competente Avremmo subìto l’incremento automatico nella misura fissa dello 0,15 sull’Irap e 0,30 sull’irpef. Questi rilevantissimi danni per la nostra regione avrebbero ottenuto tutti coloro che hanno chiesto con insistenza al Governo il commissariamento della sanità calabrese. Immagino che non conoscessero tali conseguenze. Ma il problema prevalente di una parte non maggioritaria della nostra classe politica o di quella che si avvia a diventare tale è, appunto, questo: che spesso ignorano le conseguenze derivanti dall’accoglimento delle loro proposte. E comunque, per fortuna, le loro proposte in genere non vengono accolte. Di qui a qualche giorno porremo mano ad un programma rigoroso nella sanità. Cambieremo alcune cose perché presto saremo sottoposti a verifica e se non rispetteremo i patti quelle norme-capestro, che abbiamo miracolosamente schivato, potrebbero scattare in caso di inadempienza. Spero che prima di tutti gli addetti a questo delicato settore se ne rendano conto, ma anche i cittadini calabresi. Sono sempre stato d’accordo con Umberto Veronesi nel considerare il diritto alla salute un’estensione naturale del diritto alla vita. Questo convincimento mi ha dato la forza di battermi di fronte al governo nazionale, ma sono anche consapevole che un diritto tanto ampio postuli doveri da rispettare. Specie oggi che la stessa unità d’Italia sembra essere messa in discussione da alcune formazioni politiche del Nord che esercitano peso non solo nell’attuale equilibrio di governo ma anche nel paese che conta. Non ho altro da dire. Auguro a tutti voi un buon Natale insieme alle vostre famiglie. Spero che quella stella che ha guidato oltre 2000anni fa il cammino dei Re magi fino alla grotta santa illumini anche me e insieme a me tutti coloro che lavorano e si battono in buona fede per la nostra terra. Chiudo con un brevissimo riferimento personale, di cui mi scuso. Intendo ricordare a tutti, agli avversari e alla mia stessa parte politica, che non ho lavorato insieme alla giunta solamente per il presente per fronteggiare emergenze che fanno parte purtroppo della nostra vita, ma anche per il futuro, per tendere una mano a chi verrà dopo di me, dopo di noi.".

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