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Cosca della ndrangheta sgominata nel varesotto

 

Cosca della ndrangheta sgominata dalla DDA nel varesotto, 39 arresti in tutta Italia. Denuncia partita dai sindaci

23 apr 09 Una rete criminale controllata dalla 'ndrangheta e dedita all'estorsione tra le province di Varese e Milano, nel triangolo che dall'aeroporto di Malpensa si estende verso Busto Arsizio, Gallarate e Legnano: è quanto ha scoperto la Direzione Distrettuale Antimafia della Lombardia che, dopo quattro anni di indagini, è riuscita a decapitare, con 39 arresti, una diretta gemmazione sul proprio territorio della 'ndrina crotonese dei Farao-Marincola. Da almeno 10 anni la cosca, caratterizzata secondo il capo della Procura di Milano Manlio Minale da ''una struttura che conserva il Dna della 'ndrangheta nelle sue forme piu' arcaiche", imponeva a decine di esercenti e imprenditori il pagamento del pizzo, con brutali metodi intimidatori. Tuttavia quasi mai dal mondo produttivo lombardo taglieggiato dall'estorsione si è levata una denuncia. A puntare apertamente il dito contro la presenza della criminalità organizzata, sono stati infatti gli amministratori pubblici, i sindaci di Lonato Pozzolo e Ferno, Piergiulio Gelosa e Claudia Colombo, che hanno pagato con ripetute minacce il loro coraggio. Del resto, chi ha osato appoggiarsi alle forze dell'ordine, come la titolare di un'agenzia immobiliare di Busto, Emanuela Viadana, dopo aver denunciato una truffa si è vista gambizzare due anni fa la sorella in un agguato a viso aperto. A capo del clan 'Locale di Lonate Pozzolo e di Legnano', sgominato grazie a un'operazione dei carabinieri che dalla Lombardia si è diramata in Val d'Aosta, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Basilicata e Calabria, è stato individuato Vincenzo Rispoli, nipote del boss della 'ndrina di Ciro' Marina Giuseppe Farao. "Enzo è una potenza qua in Lombardia, fa così, si muove, si muovono duemila persone di colpo", così lo descrive uno degli arrestati, in una intercettazione. Nonostante l'organizzazione della cosca fosse incardinata sui metodi più tradizionali della criminalità calabrese, con tanto di riti di iniziazione per gli affiliati ("E' come una religione, giustamente... qua è, è una famiglia": sono le parole di due arrestati intercettati), casse di mutua assistenza per i detenuti ("la bacinella"), una struttura di comando verticale e stretti legami con il clan di origine, Rispoli aveva messo a punto una struttura parallela, all'apparenza pulita. La cosca, infatti, poteva fare affidamento su un secondo gruppo, guidato da Mario Filippelli e composto sia da delinquenti comuni, talvolta inconsapevoli di agire per conto della 'ndrangheta, sia da una rete commerciale e finanziaria per il riciclaggio del denaro all'estero. A quest'ultima organizzazione era affidato il compito della raccolta del pizzo, in particolare ai danni di bar, ristoranti e locali pubblici e delle connesse intimidazioni a base di danneggiamenti e incendi. La cosca però, a cui gli investigatori sono risaliti dopo gli omicidi di Cataldo Murano, Giuseppe Russo e Alfonso Murano compiuti tra il 2005 e il 2006 nel Varesotto, negli ultimi anni si era dedicata anche alle rapine in banca e alle poste, allo sfruttamento della prostituzione e all'usura, con una particolare forma che ha costretto molti debitori insolventi a cedere le proprie attività.

Arrestato boss Rispoli. Vincenzo Rispoli, il presunto capo del clan della 'ndrangheta radicato tra Milano e Varese, arrestato oggi con altre 38 persone nell'operazione della Dda milanese, "é una potenza qua in Lombardia". Lo dice uno degli arrestati in una intercettazione ambientale, riportata nell' ordinanza di custodia cautelare. "Enzo è una potenza qua in Lombardia, fa così, si muove, si muovono duemila persone di colpo, proprio di colpo si girano e corrono", dice Fabio Zocchi, nella conversazione intercettata, che risale all'11 ottobre 2006, parlando con Christian Cobuzzi. Cobuzzi, come si legge nell'ordinanza, "viene indottrinato" da Zocchi su incarico di Nicodemo Filippelli ed è stato individuato dall'associazione "per sfruttare le sue conoscenze in Bielorussia in prospettiva di un allargamento degli interessi economici della stessa associazione". Zocchi spiega a Cobuzzi che le persone dell'associazione devono essere "tutte sane e a posto e che non ci sia mai qualcuno che capita dentro, tipo un infiltrato o uno sbirro"

Opera di indottrinamento nei dialoghi. Emerge, come si legge nell' ordinanza di custodia cautelare, un' "opera di prestante indottrinamento" nei confronti degli affiliati nei dialoghi intercettati dalle forze dell'ordine, nell'ambito dell'operazione coordinata dal pm della Dda di Milano Mario Venditti che ha portato oggi in carcere 39 persone ritenute appartenenti ad un clan della 'ndrangheta radicato tra Milano e Varese. ''E' come una religione, giustamente... qua è, è una famiglia", è una delle intercettazioni ambientali. In una conversazione tra due dei coinvolti nell' inchiesta del 18 aprile 2006, Nicodemo Filippelli parla con Fabio Zocchi dicendogli: "da adesso in avanti tu sei maggiorato come persona". Nello stesso dialogo Filippelli gli spiega che adesso "tu sei vincolato... gli altri, gli altri sono liberi, giustamente fanno quello che vogliono, tu non lo puoi fare... quindi ogni cosa che si fa da ora in avanti, andiamo da Enzo". Il riferimento è a Vincenzo Rispoli, ritenuto dagli investigatori il capo del 'Locale di Legnano, Lonate Pozzolo'. Filippelli, nella stessa conversazione intercettata a bordo di un'auto, spiega a Zocchi quali sono i rapporti con le cosche della Calabria: "perché giù per certe che si fa, sanno tutto... quando è, si riuniscono, questo ha fatto questo errore qua... eh, va punito... bamm... bamm, bamm... dopo qualcuno non é d'accordo... i soldi giù, sono stati causa di tanti morti". .

Anche due omicidi. Si fa riferimento anche a due omicidi avvenuti in provincia di Varese, tra il 2005 e il 2006, nei dialoghi intercettati nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Milano e che oggi ha portato in carcere 39 persone accusate di far parte di un clan della 'ndrangheta radicato in Lombardia e con forti infiltrazioni nel tessuto economico e produttivo. Nell'aprile 2006, Nicodemo Filippelli mentre si trova in macchina con il complice Fabio Zocchi, parla della possibilità di fare o meno estorsioni "in autonomia rispetto al 'Locale' (clan,ndr) di appartenenza o comunque senza il rispetto della regola della ripartizione del pizzo tra i consociati". E cioé "quello che hanno fatto quelli che adesso si trovano, si trovano sotto terra". Per il gip, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, la frase "quelli che adesso si trovano sotto terra", è un chiaro riferimento agli omicidi di Giuseppe Russo e Alfonso Murano. Il primo venne ucciso il 27 novembre 2005 a Lonate Pozzolo (Varese) in un bar, mentre Murano venne assassinato a Ferno (Varese) il 27 febbraio 2006. Nel dialogo riportato nel provvedimento i due discutono anche della "causale" della loro uccisione, che starebbe nel "mancato rispetto delle regole del 'locale'". Filippelli, infine, chiama Giuseppe Russo "Giuseppe buonanima"

Area di estorsione attorno Malpensa. E' l'area del Varesotto sulla direttrice del Sempione, tra Gallarate, Busto Arsizio, Lonate Pozzolo e l'aeroporto di Malpensa la più colpita dalle attività di estorsione del clan della 'ndrangheta sgominato stamani con 39 arresti. L'organizzazione Locale Lonate Pozzolo-Legnano da almeno un decennio aveva messo radici nel Milanese e nella provincia di Varese, imponendo a bar, locali pubblici e ristoranti il pagamento del pizzo. "Lonate Pozzolo in particolare era bersagliato dall'attività estorsiva", ha spiegato il capo della Procura di Milano Manlio Minale. Alle intimidazioni contro decine di esercenti, accompagnate da minacce, incendi e azioni contro il patrimonio, si era ben presto abbinata un'attività di usura con tassi fino al 300%. Qualora commercianti e imprenditori non fossero stati in grado di onorare i debiti, l'organizzazione aveva messo a punto un sistema di riscossione che prevedeva la cessione parziale o integrale dell'attività

PG Minale “Cosca di carattere arcaico”. L'indagine prima delle Procure di Varese e Busto Arsizio, poi della direzione distrettuale antimafia di Milano che, con i 39 arresti effettuati oggi in tutta Italia, ha sgominato una cosca della 'ndrangheta attiva nel varesotto e nel milanese, ha fatto emergere una struttura criminale che ha mutuato organizzazioni e strutture analoghe alle piu' tradizionali 'ndrine calabresi. Lo ha confermato il capo della Procura di Milano Manlio Minale illustrando i dettagli dell' operazione. "Le indagini - ha detto Minale - restituiscono un gruppo che è una diretta affiliazione della 'ndrina di Ciro' Marina della famiglia Farao con una struttura che conserva il Dna della 'ndrangheta nelle sue forme piu' arcaiche". La cosca, capace di penetrare nel tessuto economico e produttivo della provincia di Varese e di Milano, era dedita in particolar modo alle estorsioni contro locali pubblici, bar e ristoranti, ma era riuscita, in alcuni casi, a incunearsi nelle attività edilizie e delle intermediazioni immobiliari. Accanto al racket, esercitato con brutali metodi intimidatori, l'organizzazione criminale era specializzata anche nell'usura, nelle rapine e persino nello sfruttamento della prostituzione. In un caso la cosca ha perfino tentato di uccidere, a scopo intimidatorio, un familiare di una agenzia immobiliare che aveva tentato di denunciare le estorsioni. Il capo della Procura di Milano ha parlato di "un ritorno al passato", visto che la struttura di questa organizzazione differisce rispetto ad altre organizzazioni della 'ndrangheta recentemente scoperte in Lombardia e ripropone, nella sua organizzazione piramidale, basata sulla bacinella e il contabile, e sulle modalita' di azione, la tipica associazione mafiosa di stampo calabrese. Lo stesso procuratore capo di Milano, Manlio Minale, ha rievocato, a proposito di questa cosca, il clan Mazzaferro, sgominato negli anni '90 con l' operazione 'La notte dei fiori di San Vito'.

Due arresti al casinò di Saint Vincent. Nell'ambito dell'operazione contro alcune famiglie della 'ndrangheta operanti in Lombardia, i carabinieri di Aosta hanno arrestato la notte scorsa, alle una, all'interno del casinò di Saint-Vincent, Luigi Mancuso, di 32 anni, residente a Cirò (Crotone) e domiciliato a Busto Arsizio (Varese), pregiudicato, e Fabio Zocchi, di 47 anni, residente a Gallarate (Varese), pregiudicato. L'inchiesta è coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Milano. I due arrestati fanno parte di un gruppo di 41 soggetti, tutti appartenenti alla famiglia di 'ndrangheta di Ciro' Marina, con infiltrazioni mafiose in Lombardia, tra Busto Arsizio, Gallarate e Legnano. Mancuso e Zocchi sono stati fermati mentre si accingevano ad entrare nella casa da gioco. In una nota, inoltre, i carabinieri precisano che tali indagini non hanno evidenziato collegamenti con la Valle d'Aosta e che la presenza a Saint Vincent dei due pregiudicati era solo dovuta a occasionale frequentazione del casinò. Entrambi sono stati reclusi nel carcere di Brissogne. .

Undici arresti per 416 bis. Dei 39 arresti effettuati oggi in Lombardia e in altre regioni italiane che hanno decapitato l' organizzazione 'Locale Lonate Pozzolo-Legnano' affiliata alla cosca della 'ndrangheta Farao-Marincola, 11 sono indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso. Di seguito i loro nomi: Vincenzo Rispoli, 47 anni nato a Ciro' e residente a Legnano (Milano), accusato di essere il capo dell'organizzazione; Emanuele De Castro, palermitano di 41 anni, presunto responsabile della "bacinella" (la cosiddetta cassa di mutua assistenza per i detenuti); Nicodemo Filippelli, imprenditore edile di 38 anni, nato a Cirò e residente a Lonate Pozzolo; Mario Filippelli, 36 anni di Lonate Pozzolo accusato di essere a capo della struttura criminale parallela direttamente responsabile del racket, dell'usura e delle rapine. E ancora: Antonio Esposito, 42 anni residente nel Milanese e già detenuto al carcere di San Vittore per rapina; Antonio Benevento, 35 anni calabrese e accusato come il conterraneo Santino Longobucco (39 anni) di essere l'autista del boss Vincenzo Rispoli; Luigi Mancuso, 32 anni originario di Cirò accusato di essere il responsabile dei rapporti tra la Locale e la 'ndrina madre; Pasquale Rienzi, 41 anni, immobiliarista di Legnano; Ernestino Rocca, 35 anni di Dairago (Milano) e Fabio Zocchi, 47 anni di Varese. .

 

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