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Protesta dei legali di Tursi Prato

 

I legali di Pino Tursi Prato protestano “Un errore tenerlo ai domiciliari”

23 apr 09 I legali dell'ex consigliere regionale Pino Tursi Prato, agli arresti domiciliari per una condanna a sei anni di reclusione per voto di scambio, hanno diffuso una nota in cui protestano per la mancata rimessione in libertà del loro assistito. "Doveva essere il 16 aprile - affermano i difensori - la data della definitiva liberazione di Tursi Prato. A ribaltarne i piani, posticipandone l'agognata libertà al mese di maggio, è la mancata concessione da parte del Magistrato di Sorveglianza di Cosenza degli ultimi 45 giorni di liberazione anticipata, beneficio accordato ogni sei mesi di detenzione per 'buona condotta' del detenuto. Il magistrato di sorveglianza e il pubblico ministero assegnato hanno ritenuto quale motivo ostativo una denuncia presentata il gennaio scorso nei confronti di Tursi Prato da parte di un indagato nell'inchiesta Why not per 'calunnia e diffamazione in concorso'". "Procederemo - affermano ancora i legali - non solo all'impugnazione del provvedimento, ma avanzeremo un esposto alle autorità competenti per rendere noto un caso anomalo, nel quale viene utilizzata una mera denuncia, ancora in itinere e al momento neanche notificata a Tursi Prato. C'é anche un'altra circostanza. La comunicazione del Comando provinciale dei carabinieri riporta la dicitura 'denuncia presentata dall'Arma dei carabinieri di Lamezia Terme Scalò facendo intendere che siano stati gli stessi carabinieri a denunciare l'ex consigliere regionale, mentre si tratta di una denuncia sporta 'presso' la caserma dei Carabinieri. Un eventuale reato commesso da Tursi Prato giustificherebbe la negazione della libertà anticipata, ma egli è sicuro di non aver trasgredito le prescrizioni di legge e ha segnalato l'errore al magistrato di sorveglianza, Paola Lucente, indicando come 'in perfetta buona fede' la frase riportata e chiedendo la revisione del provvedimento". "E' la prima volta, nella nostra carriera - sostengono ancora i difensori di Tursi prato - che ci capita di assistere ad una mancata attribuzione del mero benefico della liberazione anticipata per una denuncia, ancora alle prime fasi procedurali, che non ha prodotto nessun effetto nei confronti del nostro assistito. Considerarla significa giudicare impropriamente già colpevole Tursi Prato, quando in realtà è necessario dapprima verificare, nell'ambito della vicenda Why not, la validità delle dichiarazioni rese dal nostro cliente e poi discuterne eventualmente la calunnia e/o la diffamazione che ne deriverebbero. Nelle sedi opportune ci difenderemo anche dall'accusa avanzata, ma in questo momento non possiamo accettare che questo evento venga strumentalizzato e usato per posticipare la liberazione del nostro cliente, come se 45 giorni in più o in meno non avessero valore per chi da lungo tempo combatte contro una vicenda processuale assurda. La buona condotta del detenuto deve essere l'unica base di valutazione. Al contrario risulta del tutto evidente come chi si è reso utile ai fini della giustizia debba subire azioni e segnali di isolamento da parte dell'autorità giudiziaria, a vantaggio di indagati che finiscono per vedersi attribuito il 'potere' di incidere sulla libertà delle persone mediante l'utilizzo di semplici strumenti giudiziari". "Resta il reclamo al provvedimento emanato, come via più celere - concludono i difensori di Tursi Prato - sul cui responso, mostriamo chiaramente dubbi e perplessità, vista l'anomalia commessa, che ci fa riflettere e della quale informeremo le autorità competenti a livello locale e nazionale, riservandoci al momento di non pubblicarne il relativo esposto per la delicatezza dei suoi contenuti, ma sulla base del quale chiediamo un'opportuna ispezione ministeriale".

 

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