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Operazione Ghibli

 

Le cosche del crotonese gestivano imprese nell'Emilia. Ros in azione tra Calabria ed Emilia Romagna. 16 arresti, 30 mln di sequestri. Tra i reati estorsioni ai villaggi turustici ed omicidi

21 apr 09 Le cosche del crotonese coinvolte nell'operazione Ghibli, eseguita nella notte dai carabinieri del Ros, gestivano attività imprenditoriali in una vasta zona dell'Emilia Romagna, con una forte penetrazione nel tessuto economico della regione. Si tratta di un filone investigativo che, secondo quanto riferito dagli inquirenti, è stato stralciato dal troncone principale dell'inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro e sarà oggetto di ulteriori approfondimenti. L'operazione trae origine da una richiesta di emissione di misure cautelari fatta dalla Dda al gip il 5 aprile del 2007 e integrata con un'ulteriore richiesta risalente allo scorso mese di febbraio. Le ordinanze di custodia cautelare eseguite, al momento, sono 16 rispetto alle 20 emesse dal gip distrettuale. Le indagini hanno portato, tra l'altro, alla scoperta dei responsabili dell'omicidio di Pasquale Nicoscia, di 44 anni, sorvegliato speciale, ucciso ad Isola Capo Rizzuto (Crotone) l'11 dicembre del 2004

Tra i reati la guerra tra cosche. L'operazione dei carabinieri, articolata tra Calabria ed Emilia Romagna, è stata edeguita per l'esecuzione di una ventina di ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse su richiesta della Dda di Catanzaro, per associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio, porto abusivo di armi, estorsioni e riciclaggio. Al centro delle indagini, condotte dal Ros dei carabinieri, la cruenta guerra di mafia che negli ultimi anni ha visto contrapposte le cosche della provincia di Crotone e culminata nell'agguato a Carmine Arena, considerato un boss dagli investigatori, portato a termine con un bazooka nell'ottobre 2004.

Beni sequestrati per 30 mln di euro. Beni per un valore di oltre 30 milioni di euro, tra cui alberghi di lusso e complessi industriali nel crotonese, sono in corso di sequestro da parte del Ros dei carabinieri nell'ambito dell'operazione contro le cosche del crotonese. Le indagini, coordinate dalla Dda di Catanzaro, secondo quanto si è appreso, avrebbero permesso anche di documentare la diffusa attività estorsiva della 'ndrangheta crotonese nei confronti di commercianti ed imprenditori locali, nonche' la riscossione di forti tangenti da rinomati villaggi turistici del litorale ionico

Tra i beni sequestrati, hotel finanzato con la 488. Tra i beni sequestrati nell'operazione Ghibli contro la cosca Arena c'é anche l'Hotel Corsaro di Isola Capo Rizzuto che di recente è stato ristrutturato grazie ai fondi della legge 488. E' uno degli elementi emersi dall'incontro con i giornalisti in cui i magistrati della Dda e carabinieri del Ros hanno illustrato a Catanzaro i particolari dell'operazione. Per la ristrutturazione dell'hotel è stato concesso, in particolare, un finanziamento di 750 mila euro. E' stata sequestrata anche una discoteca annessa all'hotel, oltre ad una serie di rapporti bancari ed investimenti assicurativi. Le indagini sono partite dall'omicidio il 2 ottobre del 2004 del boss Carmine Arena, cui fece seguito, come risposta, l'assassinio di Pasquale Nicoscia, appartenente ad un gruppo criminale rivale di quello degli Arena. Un'altra risposta per l'omicidio di Arena fu il tentato omicidio a Catanzaro di Domenico Bevilacqua, detto "toro seduto", capo di un gruppo criminale legato alla comunità dei nomadi. L'agguato contro Bevilacqua fu fatto dalla cosca Arena, alleata con quella dei Gentile, per reprimere sul nascere le ambizioni del leader della criminalità nomade di Catanzaro di costituire un gruppo criminale autonomo. Il procuratore nazionale antimafia aggiunto, Emilio Ledonne, ha sottolineato l'importanza dell'operazione "per i profili soprattutto di criminalità economica. Reprimendo l'economia illegale, grazie ad operazioni come quella di oggi - ha aggiunto Ledonne - si consente a quella legale, soffocata dagli interessi della criminalità, di svilupparsi". Le indagini, dopo la prima richiesta di misure cautelari risalente al 2007, hanno avuto un ulteriore sviluppo grazie al contributo di alcuni collaboratori di giustizia che hanno portato alla presentazione di una seconda richiesta da parte della Dda. Le indagini si basano anche su una lunga serie di intercettazioni telefoniche dalle quali è emerso il tentativo della cosca Arena di eludere i controlli fatti dagli investigatori. E' stato accertato così che gli affiliati utilizzavano decine di utenze telefoniche cellulari intestate a persone incensurate sulle cui responsabilità sono in corso indagini. Secondo il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, "il dato significativo dell'indagine è di avere fatto luce sulla capacità della cosca Arena di tessere alleanze con altri gruppi criminali e di farle saltare nel momento in cui l'utilità dei collegamenti veniva considerata superata". Un concetto ripreso anche dal vicecomandante del Ros, col. Mario Parente, secondo il quale "la forza della cosca Arena sta soprattutto nella capacità di accumulare beni immobili e mobili estendendo la propria crescita economica ad altre regioni, ed in particolare in Emilia Romagna, tradizionale terreno di espansione delle cosche crotonesi".

 

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