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Archivio Genchi: nessun danno allo Stato

 

Archivio Genchi, nessun danno allo Stato. Ha agito correttamente, seguito dal PM. La Procura ricorre in Cassazione

16 apr 09 Gioacchino Genchi "non ha violato le guarentigie dei parlamentari interessati all'acquisizione dei tabulati del traffico telefonico". Il consulente acquisì i tabulati "agendo di volta in volta in forza al decreto autorizzatorio emesso dal pm Luigi De Magistris comunicandogli ogni emergenza di conoscenza storica circa il coinvolgimento di membri del Parlamento come soggetti intestatari delle utenze". E' uno dei passaggi delle motivazioni del Tribunale del Riesame di Roma, che lo scorso 8 aprile aveva annullato il sequestro del cosiddetto Archivio Genchi, chiesto e ottenuto dalla procura. In due diversi provvedimenti, rispettivamente di 22 e 12 pagine, il Riesame, presieduto dal giudice Francesco Taurisano, spiega che Gioacchino Genchi, indagato di abuso d'ufficio (la raccolta dei tabulati doveva avvenire previa autorizzazione alla Camera) e accesso abusivo a sistema informatico, ha agito su disposizione dell'ex pm De Magistris e che se non lo avesse fatto sarebbe venuto meno al suo incarico violando la legge. Per quanto riguarda l'accesso, ritenuto illecito, alla anagrafe dell'Agenzia delle Entrate il Riesame osserva che Genchi "non ha arrecato nocumento" ai soggetti interessati alla raccolta dei dati. "L'ipotesi di diffusione dei dati - si legge nel provvedimento - non argomentata dal pm esige che i dati personali siano comunicati a più soggetti indeterminati"

Nessun danno allo Stato. "Non è dato comprendere il nocumento per la sicurezza dello Stato" nell'acquisizione di utenze riferibili ad appartenenti dei servizi segreti da parte di Gioacchino Genchi ex consulente dell'ex pm Luigi De Magistris. Questo un altro passaggio del provvedimento del Tribunale del Riesame, depositato oggi, che venerdì scorso aveva annullato il sequestro del cosiddetto Archivio Genchi, chiesto dalla procura di Roma e eseguito dai carabinieri del Ros il 13 marzo scorso. "Il tribunale - scrive il Riesame presieduto da Francesco Taurisano - non rinviene la norma di legge ovvero di regolamento che sia di riferimento nella fattispecie addebitata al dottor Genchi che agì nell'esercizio delle sue funzioni di ausiliario del pm De Magistris (nell'ambito degli incarichi conferiti nelle inchieste 'Why not' e 'Poseidone')". Secondo il tribunale del Riesame non vi è la sussistenza del reato di abuso d'ufficio. Per quanto riguarda la acquisizione di tabulati di parlamentari, in violazione della legge Boato, che prevede l'autorizzazione della Camera, secondo la procura di Roma, Genchi aveva comunicato a De Magistris "ogni emergenza di conoscenza storica circa il coinvolgimento di membri del Parlamento come soggetti intestatari delle utenze". E a tal proposito si citano i casi che riguardano il senatore Giancarlo Pittelli, l'ex presidente del consiglio Romano Prodi, e l'ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella"

La procura di Roma ricorre in Cassazione. Dopo il deposito delle motivazioni da parte del tribunale del Riesame, e la lettura dei provvedimenti, la procura della Repubblica di Roma ricorrerà in Cassazione contro il provvedimento che ha annullato il sequestro del cosiddetto Archivio Genchi. In ambienti giudiziari si osserva, dopo la presa visione dei due provvedimenti, che il Riesame non si sarebbe limitato a valutare la congruità tecnica del provvedimento di sequestro, ma bensì avrebbe espresso valutazioni di merito. L'inchiesta sul presunto archivio dell'ex consulente dell'ex pm Luigi De Magistris è coordinata dagli aggiunti, Nello Rossi e Achille Toro, e dal pm Andrea De Gasperis. Il fascicolo per le ipotesi di reato di abuso d'ufficio, accesso abusivo a sistema informatico, era stato aperto in seguito alla trasmissione degli atti, compresa l'imponente messe dati (milioni di utenze telefoniche) trasmessa nell'ambito dei fascicolo "Why not" e "Poseidone", dalla procura generale di Catanzaro che aveva avocato le stesse inchieste affidate all'ex pm Luigi De Magistris, poi censurato dal Csm e trasferito a Napoli. Anche il Copasir, il comitato per il controllo dei servizi di sicurezza, presieduto da Rutelli, aveva effettuato numerose audizioni al termine delle quali aveva rilevato presunti abusi compiuti da Genchi trasmettendo gli atti alla procura.

 

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