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Bonifati denuncia: indagate chi ha cave e calcestruzzo

 

Bonifati (Ance) denuncia “Invece dei costruttori si indaghi su chi ha cave, calcestruzzo e bitume”

21 apr 09 E' inutile penalizzare le imprese edili con normative antimafia "che non sono organiche, ma solo spot pubblicitari". Si indaghi piuttosto "sui veri settori a rischio criminalità organizzata come, ad esempio, chi possiede delle cave, chi fornisce calcestruzzo e bitume, chi smaltisce rifiuti e discariche". A lanciare l'appello-denuncia alle forze politiche e al governo è il vice presidente dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili), Vincenzo Bonifati, nella sua audizione nella riunione congiunta delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera sul ddl sicurezza. Un provvedimento le cui norme relative all'esclusione dalle gare d'appalto di imprese in odore di mafia, piacciono poco ai costruttori. "Secondo Bonifati, infatti, è nelle attività "più a rischio" che le prefetture dovrebbero operare i loro controlli. "E invece l'idea - osserva critico il costruttore calabrese - é che nessuno si voglia assumere le proprie responsabilità, vanificando, così del tutto, la certificazione antimafia". Le imprese edili, prosegue Bonifati, sarebbero pronte a stipulare contratti solo con le aziende considerate 'sicure' dalle prefetture. "Ma il problema è che queste ultime non si assumono la responsabilità di dire 'questo si'-questo nò lasciando così i costruttori nel dubbio, ma soprattutto nell'impossibilità di rivolgersi altrove". Nell'allarme che lancia il vice presidente dell'Ance nella sua relazione, infatti, molti costruttori sono obbligati a fare affari, per quanto riguarda ad esempio la fornitura di calcestruzzo, con i pochi imprenditori del luogo dove si deve costruire l'edificio progettato. Secondo le informazioni tecniche che fornisce nella sua relazione, si apprende che una bitumiera, per 'sfornare' il calcestruzzo adatto a costruire, non potrebbe fare più di 30-40 chilometri come massimo. E questo sia per salvaguardare la qualità del prodotto ("che non arrivi troppo secco"), sia per contenere i costi di produzione. Così gli imprenditori edili, che sarebbero obbligati di fatto a rifornirsi da aziende locali, avrebbero bisogno, per Bonifati, di poter contare sulla certificazione antimafia di queste ultime. "Ma questo a volte è difficilissimo - avverte Bonifati - perché nessuno si assume la responsabilità di redigere un elenco in questo senso. E si preferisce, invece, penalizzare i costruttori bloccando le imprese magari solo per dei semplici sospetti". "Si dovrebbe quindi - è la proposta del vice presidente dell'Ance - creare, a livello prefettizio e in ciascun ambito territoriale, un elenco dei soggetti operanti nelle attività economiche più a rischio di inquinamento mafioso come appunto le cave, i noli a caldo; i fornitori di calcestruzzo e bitume; chi smaltisce rifiuti; chi si occupa di movimenti di terra verso terzi; e chi gestisce le discariche". "La realtà dimostra - conclude Bonifati - che l'infiltrazione mafiosa riguarda più i sub-contratti che i contratti principali, non fosse altro perché ormai la pubblica amministrazione nelle gare di appalto deve invitare tutti soggetti qualificati senza possibilità di scelta". Il fenomeno mafioso, insomma, "si manifesta attraverso il controllo capillare del territorio mediante l'esercizio di queste attività economiche anche a fini di riciclaggio di denaro sporco"

 

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