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Operazione Artemisia: 34 arresti

 

Operazione Artemisia: Ruoli di primo piano per le donne della ndrangheta

20 apr 09 Le donne, all'interno delle cosche della 'ndrangheta, rivestono un ruolo sempre maggiore. Ormai non svolgono piu' solo un compito di coesione della famiglia, che spesso è l'equivalente della cosca, e di sostegno morale, ma sempre più spesso entrano direttamente nella gestione e nelle decisioni sugli affari del clan. Un'ulteriore conferma di una tendenza emersa già in precedenti inchieste, è giunta dall'operazione Artemisia condotta all'alba dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno arrestato 34 persone, sei delle quali donne, accusate a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, tentata estorsione e per alcuni tentati omicidi. Gli arrestati sono accusati di fare parte di alcune cosche di Seminara, comune di tremila abitanti dell'entroterra tirrenico reggino, considerate tra le più potenti di tutta la provincia ed in contrasto tra loro per il predominio sul territorio, quali i Gioffré, detti "'ndoli'', e i Caia-Laganà-Gioffré, conosciuti come "'ingrisi''. Ma l'inchiesta ha evidenziato soprattutto il ruolo delle donne, impegnate, in primo luogo, a tenere unite le famiglie quando queste sono state attaccate dalle cosche rivali e decise e determinate nel richiamare in Calabria gli affiliati che vivono in altre regioni allo scopo di reagire agli attacchi subiti dagli avversari. Una di loro è accusata anche di avere istigato un agguato prendendovi anche parte attiva, prima seguendo la vittima e segnalando i suoi spostamenti e poi facendo da palo al momento dell'esecuzione. L'agguato, portato a termine il giorno di San Valentino dello scorso anno, è fallito perché la vittima, pur raggiunto da alcuni colpi alla testa, è sopravvissuto. L'operazione, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dai carabinieri della Compagnia di Palmi, si è sviluppata, oltre che in provincia di Reggio Calabria, ad Asti, Brescia, Varese e Vercelli. Sette degli arrestati si trovavano già in carcere dal novembre 2007 per essere stati arrestati insieme all'allora sindaco di Seminara, Antonio Pasquale Marafioti, al vicesindaco, Mariano Battaglia, ed al capo cosca, Rocco Antonio Gioffré, cn l'accusa di avere condizionato le elezioni comunali svoltesi nel maggio di quell'anno nel centro del reggino. Il Comune di Seminara, dopo gli arresti, fu sciolto ed è tuttora commissariato.

Faide per affermare potere. ''Le faide tra gruppi mafiosi hanno una radice nell'affermazione del potere mafioso all'interno della propria zona, che necessariamente deve essere controllata da un gruppo per poi avere una proiezione esterna". A dirlo è stato il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Michele Prestipino, commentando l'operazione Artemisia condotta stamani dai carabinieri. "Se non ha il controllo sociale del proprio territorio - ha aggiunto - il gruppo non ha interlocuzione con le altre cosche, soprattutto non ha potere di rappresentanza sugli affari che avvengono al di fuori del proprio territorio. Questi affari possono essere conquistati e gestiti in modo proporzionale al potere che si ha nella propria zona di influenza"

I familiari di Gaglioti: mai stato boss. I familiari di Domenico Gaglioti, l'uomo ucciso nel 2006 a Seminara, hanno fatto sapere in serata che il loro congiunto non è mai stato un boss. La precisazione si riferisce a notizie diffuse oggi in relazione all'operazione Artemisia nel corso della quale i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato 34 persone. Le indagini che hanno portato all'operazione, secondo quanto hanno riferito i carabinieri, erano partite dopo l'omicidio di Gaglioti.

 

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