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ANM a convegno in Calabria

 

Palamara (Anm) “Carenze di magistrati al sud anche per i continui attacchi ai PM”. Anm a convegno in Calabria

23 apr 09 Per spiegare la carenza di magistrati in molte procure del Mezzogiorno, ma anche del nord, bisogna anche "prendere in considerazione i gravi attacchi che nell'ultimo periodo ha subito la figura del pm, il timore della separazione delle carriere che indubbiamente costituisce un momento di forte apprensione anche a chi si appresta a svolgere la funzione". A dirlo è stato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, oggi a Catanzaro. Palamara ha partecipato ad un convegno promosso dall'Anm sulla nomina dei dirigenti degli uffici nel corso del quale, inevitabilmente, è venuto fuori il problema della mancanza di magistrati che in alcuni uffici calabresi potrebbe portare, nei prossimi mesi, al blocco dell'attività. "Su questo tema - ha detto Palamara - abbiamo avanzato alcune proposte ma ovviamente non escludiamo qualsiasi forma di mobilitazione, anche interna, ove a questo problema non si dovesse ovviare. Raccolgo la sfida lanciata oggi, cioé di essere vigili su questo problema e di prendere tutte le iniziative necessarie ed opportune affinché l'opinion pubblica venga sensibilizzata". Per ovviare alle carenze, l'Anm, ha spiegato Palamara, ha proposto di dare incentivi sulla professionalità anche a chi rimane negli uffici disagiati e, soprattutto, di prevedere una deroga alla legge consentendo anche a chi svolge le funzioni giudicanti di poter svolgere le funzioni requirenti. "Sono rimedi - ha detto Palamara - rispetto a quella che a nostro avviso è la causa di tutti i mali, cioé il divieto per i magistrati di prima nomina di svolgere le funzioni monocratiche requirenti. Ed è un problema che riguarda tutti"

Anm a convegno. "Senza un salto di qualità nella selezione dei nuovi dirigenti e nella verifica del loro operato, nessuna prospettiva di rinnovamento è destinata al successo". Così il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, ha sintetizzato l'oggetto del convegno promosso oggi a Catanzaro dalla stessa Anm. Un dibattito che ha messo a confronto esponenti del Csm, Giuseppe Maria Berruti e Vincenza Maccora, il presidente del Tribunale di Reggio Calabria Luciano Gerardis ed il procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo. Numerosi i giudici ed i magistrati presenti all'incontro moderato dal giornalista Rai Pietro Melia: l'avvocato generale dello Stato di Catanzaro Dolcino Favi, il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo e i suoi aggiunti Salvatore Murone e Giuseppe Borrelli, il procuratore aggiunto della Dna Emilio Ledonne, il presidente della Corte d'appello Pietro Sirena, il procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnuolo. "I magistrati - ha detto Berruti nel suo intervento - sono abituati ad usare la Costituzione come arma di difesa. la giustizia oggi non funziona. Certamente la politica incide, ma noi dobbiamo cambiare molto. Dobbiamo smetterla di dare la colpa agli altri. Le colpe di altri sicuramente ci sono e probabilmente sono maggiori, ma non posso essere io ad insegnare alla politica come si fa politica. La magistratura può essere attendibile e lo è se capisce che è soggetta ad un'autoriforma permanente". Quindi, parlando delle nomine dei capi degli uffici, ha sostenuto che "ci deve essere una cultura dell'organizzazione giudiziaria. Occorre accettare la dirigenza come funzione". Vincenza Maccora, parlando della vicenda che ha visto contrapposte la Procura di Salerno e la procura generale di Catanzaro, ha sostenuto che il Csm "ha fatto il proprio lavoro" prendendo le decisioni che ha preso. Quindi, tornando al tema del dibattito sulle nomine dei dirigenti degli uffici, ha sottolineato come il Csm abbia "spostato l'angolo di valutazione dall'anzianità al merito ed alla professionalità. Abbiamo affrontato la sfida con serietà e con una fetta della magistratura contro. Adesso la magistratura, e non il Csm, è davanti ad una grande sfida: facciamo in modo che ci dovrà decidere sulle nomine, abbia gli strumenti per farlo". Gerardis, dal canto suo, ha portato l'esempio del suo ufficio dove per giungere alla compilazione delle tabelle con la suddivisione dei giudici nei vari incarichi, si è proceduto "stimolando tutti i colleghi ad un confronto e alla partecipazione alla redazione. La gestione partecipata è la chiave di volta". Creazzo ha quindi spostato il tema del dibattito sulle carenze di organico, sostenendo che pensare di dover essere valutato tra quattro anni sui risultati ottenuti "mi fa accapponare la pelle dal momento che entro la fine dell'anno a Palmi ci saranno in servizio due pm su dieci ed a quel punto probabilmente non saremo in grado di gestire neanche l'ordinario". Nel corso del dibattito che ha fatto seguito agli interventi, sono intervenuti, tra gli altri, Lombardo e Spagnuolo, che hanno sottolineato la difficoltà di portare avanti il proprio compito in presenza di gravi carenze di organico.

La questione morale passa per la scelta dei dirigenti. "Il tema della questione morale si deve affrontare anche, se non principalmente, sulla scelta della dirigenza" degli uffici giudiziari. A dirlo è stato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, nel corso di un dibattito svoltosi a Catanzaro. Una scelta non casuale dopo la contrapposizione tra la Procura di Salerno e la Procura generale di Catanzaro sulle inchieste dell'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris, oggi candidato dell'Idv alle elezioni europee. L'Anm, ha sostenuto Palamara, è attenta ai problemi di una realtà difficile come quella calabrese e proprio per questo ritiene "che sia quanto mai fondamentale partire dagli uffici direttivi; non vogliamo che possa adombrarsi il sospetto che possano esservi situazioni di opacità o il sospetto che magistrati chiamati a svolgere delicate indagini siano abbandonati a loro stessi". "Riteniamo - ha aggiunto - che la sfida del rinnovamento della magistratura passi attraverso la scelta della dirigenza. Le vicende di Salerno e Catanzaro questo hanno evidenziato". Sulla vicenda, ha proseguito, l'Anm "ha ritenuto di dovere prendere posizione perché ora abbiamo un modello di magistrato che prevede il rispetto delle regole. Questo è quello che abbiamo detto tanto per quanto riguarda le vicende che hanno riguardato la Procura di Salerno, quanto per il successivo comportamento della Procura di Catanzaro". "La scelta della dirigenza - ha concluso Palamara - è il meccanismo attraverso il quale la magistratura può affrontare questa nuova sfida, cioé quella della nomina di capi degli uffici ancorata non solo esclusivamente sulla base della mera anzianità, ma sulla base della professionalità" .

 

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