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Dalla festa di Polsi un appello alla legalità

 

Dalla festa della Madonna di Polsi un appello del vescovo Mons Morosini alla legalità

02 giu 08 "Bene morale e legalità devono camminare insieme perché la legalità fa parte del nostro impegno morale". E' l'appello lanciato dal vescovo di Locri, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, nell'omelia durante la messa a Polsi per la festa della Madonna della Montagna. "Dalla Parola di Dio - ha aggiunto mons. Morosini - e dalla nostra grande tradizione culturale ricaviamo i grandi valori che dobbiamo imparare a conoscere attraverso la formazione ed a praticare con buona volontà. Bisogna sempre rispettare la vita umana e la dignità della persona. Bisogna rispettare la legge e praticare la giustizia". Il vescovo di Locri ha anche lanciato un appello al perdono. "Bisogna essere capaci - ha detto il presule - di riconciliazione e di perdono e bisogna impostare rapporti umani all'insegna della solidarietà, della condivisione e del servizio. Questi valori, se accolti e messi in pratica fin dall'infanzia con impegno e pazienza, hanno la forza di cambiare la nostra terra". "Da questo Santuario - ha aggiunto mons. Morosini - lancio un appello alla Locride ed alla Calabria. Facciamo tesoro della nostra fede per dare speranza alla nostra terra e per indicare ad essa un percorso nuovo". "Il nostro modo di affrontare i problemi della Locride e in genere della Calabria - ha detto ancora mons. Morosini - è fondato sulla speranza. E' una metodologia diversa rispetto a chi fa una lettura della nostra realtà in modo freddo e indifferente". "L'annuncio della nostra speranza - ha detto ancora il vescovo di Locri - non è una sorta di droga per non vedere, non é attesa inerte che il destino si volga benevolo verso di noi, non è autoesaltazione disperata. E', invece, progetto di vita che, partendo dalla coscienza che protagonisti del futuro possiamo essere noi e solo noi, sorretti certamente nei nostri sforzi dalle istituzioni e da tutti gli uomini di buona volontà, cerca di porre punti fermi di un cammino paziente di rinascita, che possa essere alla portata di tutti, anche della persona più semplice e indifesa". "Noi siamo consapevoli che il futuro della Locride, e in genere di tutta la Calabria - ha sostenuto mons. Morosini - non é un problema da affidare alle sole forze dell'Ordine, che sono necessarie, e meritano tutta la nostra ammirazione e gratitudine. Il nostro futuro è affidato ad un cammino che deve tener conto di diverse modalità d'intervento: la formazione delle coscienze da parte di tutte le istituzioni formative, la famiglia al primo posto; la credibilità dello Stato quando afferma di essere tutore dei bisogni, della dignità e della libertà delle persone; la creazione di lavoro sul territorio; il lavoro paziente ma rapido della giustizia; la necessaria repressione del male; la creazione di infrastrutture educative che possano offrire ai giovani modelli alternativi di vita. Se non si procede di pari passo, tutti assieme, non si approderà a nulla; nessuna delle predette modalità ha la forza, da sola, di cambiare la realtà, neanche la Chiesa". Mons. Morosini si è anche rivolto alla stampa chiedendo agli organi d'informazione "di aiutarci - ha detto - cambiando decisamente modo di relazionare sulla Locride e sulla Calabria. La gente è stanca di resoconti ormai standardizzati che non fanno altro che ricordare ciò che è stato o i problemi che abbiamo, ma non con l'intento di aiutarci a risolverli, ma solo per evidenziare una piaga che duole e sanguina. Noi non vogliamo ignorare tale piaga, vogliamo solo guarirne. Accettiamo perciò ogni aiuto per riuscire in tale intento. Non serve allora riaprirla, elencandoci ogni volta i nostri mali, senza smuovere le coscienze di chi conta, offrendo loro indicazioni perché possano intervenire per guarire tale piaga. E' inutile che ci ricordiate i nomi di coloro che su queste nostre montagne sono stati tenuti sequestrati. Lo sappiamo: è una vergogna che appartiene ad una storia tragica ma passata. Scrivete piuttosto che abbiamo bisogno di strade di comunicazione degne della civiltà in cui viviamo, perché vogliamo gioire dei nostri monti, dei paesaggi che dalle loro cime si ammirano e vogliamo condividere la stessa gioia con quanti vengono da fuori. Le istituzioni in tal senso non sono generose con noi. Spiegate loro che le strade rompono l'isolamento, permettono relazioni sociali e scambi culturali: elementi necessari per sconfiggere i nostri mali, conseguenza anche dell'isolamento e della paura. Denunciate che nei nostri paesi mancano strutture sportive, luoghi di aggregazione per i nostri giovani. Quanta fatica sta facendo la Chiesa diocesana per costruire oratori e fare opera sostitutiva a quella di competenza delle Istituzioni! E' inutile scrivere di asservimento della gente ai capi che si costituiscono con spregiudicatezza nelle singole realtà, imponendosi con la paura. Analizzate invece con amore la vita della gente, i suoi bisogni, le sue attese e interrogatevi poi se lo Stato è sempre presente e risponde con tempestività alla richiesta di aiuto. I vuoti che lascia lo Stato sono riempiti con facilità da chi può offrire aiuto immediato fuori dalla legalità. Per carità, non siate giudici impietosi di questa gente, forse disperata, se accetta tale aiuto illegale". Secondo mons. Morosini, inoltre, "é incomprensibile la meraviglia della stampa quando si accorge che i nostri paesi risultano essere a bassissimo reddito. Meravigliatevi invece perché la questione del lavoro nel Meridione, che da diversi decenni il governo centrale dice di affrontare, non ha trovato ancora soluzioni. In questa denuncia so di avere la gente dalla mia parte, perché la Chiesa è un'istituzione in ascolto della gente, perché vive accanto ad essa". Il vescovo si è poi rivolto alla "gente della Locride" sostenendo che "dobbiamo essere convinti che noi dobbiamo essere protagonisti del nostro futuro: via allora il vittimismo e il fatalismo. Ricordiamo che il futuro è nelle nostre mani. Dobbiamo essere coraggiosi di fronte al male che ci attornia. Non vi chiedo gesti eroici, vi chiedo solo di imparare a distinguere il bene dal male e chiamare le cose per nome. Vi chiedo, pertanto, di collaborare tutti alla formazione delle coscienze, all'educazione delle nuove generazioni. Genitori, riscoprite il vostro ruolo di educatori non cedendo alla mentalità che predomina in mezzo a noi. Imparate a conoscere il Vangelo e imparate a dire no ai vostri figli, quando questi no devono essere detti".

 

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