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Operazione Skoder

 

Smantellata dalla Finanza banda, con a capo esponenti della ndrangheta cosentina, che trafficava droga in mezza Europa: 20 arresti, sequetsrati beni per 2 mln

31 ott 08 Un'operazione della Guardia di Finanza tra la Calabria ed altre regioni d’Italia per l'arresto di 20 persone accusate di fare parte di un'organizzazione che gestiva il traffico della droga proveniente dall'Albania e destinata al mercato italiano ed europeo è stata portata a termine questa mattina. 24 erano le richieste di arresto. Secondo quanto è emerso dall'inchiesta, l'organizzazione era composta da italiani (tra di loro le cosche cosentine) , albanesi e romeni che operavano in stretto contatto con cosche della ndrangheta. A capo del gruppo, secondo l'accusa, c'era Saverio Magliari di 58 anni. Magliari, ritenuto il capo dell'organizzazione sgominata stamani, secondo gli investigatori era un vero e proprio broker della droga, leader indiscusso nei traffici di stupefacenti. Da anni secondo l'accusa, aveva instaurato un rapporto di esclusiva nella fornitura delle sostanze provenienti dall'Albania. Magliari poteva contare su rapporti solidi e vincolanti con la famiglia Smajlaj della città di Shkoder. Nessuna partita di droga proveniente dal paese delle aquile poteva essere immessa nel mercato calabrese senza che vi fosse il passaggio da Altomonte, piccolo centro del cosentino. Magliari, secondo l'accusa, sarebbe stato il dominus dello smercio potendo contare sull'appoggio delle cosche del nord della Calabria. Dall'Albania la famiglia Smajlaj, secondo l'accusa, procurava ogni tipo di droga, dall'eroina alla marijuana seguendo gli affari senza mai spostarsi da Shkoder utilizzando manovalanza moldava e romena per fare arrivare la merce in Italia.

A capo esponenti della ndrangheta cosentina. L'organizzazione italo-albanese di narcotrafficanti sgominata stamani dalla guardia di finanza era guidata da appartenenti alla 'ndrangheta di Altomonte e vi partecipavano elementi di spicco della criminalita' albanese e romena, da diversi anni insediatisi in Italia. L'operazione è scattata all'alba e vi hanno preso parte 150 finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, con l'apporto del personale del Servizio centrale d'investigazione sulla criminalità organizzata di Roma (Scico) e la collaborazione dei reparti territoriali nelle province di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Napoli, Roma, Perugia, Firenze. Nel corso dell'operazione sono state eseguite anche una cinquantina di perquisizioni.

Gli arrestati. Sono 20 le persone alle quali è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'inchiesta "Skhoder". Si tratta di Luigi Pasquale Bloise, di 24 anni, di Cassano Jonio; Domenico Franzé (46), di Briatico (Vibo Valentia); Liljana Kondakci (56), albanese, alias "mama", alias "la cantante"; Bashkim Kubazecaj (32), nato a Shkoder (Albania) e residente a Villapiana, alias "capellone"; Luan Kubazecaj (35), albanese residente a Trebisacce, alias "quello di Las Vegas"; Nikolaos Liarakos (32), greco, domiciliato a Villapiana, alias "il greco", alias " Nikolas"; Saverio Magliari (54), di Altomonte, alias "nonno", alias "baffetto"; Alberto Mesiti (28), albanese, alias "Marco"; Elvis Metvelaj (24), albanese, residente a Trebisacce, alias "maimun", alias "il nipote"; Rocco Mario Napoli (42), di Roseto Capo Spulico; Gianluca Presta (30), di Altomonte, alias "il nipote", alias "il grosso"; Rodon Rexhepi Rodon (27), albanese; Pasquale Santagada (56) domiciliato a Trebisacce; Piergiorgio Siciliano (26), di Amendolara; Fisnik Smajlaj (35), albanese, alias "il pelato"; Samir Ujkaj (33), albanese; Gentian Ulqini (35), albanese, dimorante a Trebisacce, alias "astrit"; Salvatore Vitale (22), di Trebisacce; Gentjam Hamzaraj (30), albanese; Vicenzo Cosentino (31), di Cassano Jonio.

Sequestrati beni per due milioni di euro. Beni immobili ed auto di grossa cilindrata per un valore di circa due milioni di euro sono stati sequestrati nel corso dell'operazione che stamani ha portato all'arresto di 24 persone accusate di far parte di un'organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti. Complessivamente, nel corso delle indagini condotte dal Gico di Catanzaro e dello Scico di Roma e iniziate nel 2005, sono stati sequestrati quasi 500 chili tra cocaina, eroina e marijuana. In una occasione, la droga (201 chili di marijuana), è stata trovata su un gommone carico di clandestini giunti su una spiaggia del leccese. Le indagini hanno permesso di accertare che il carico era gestito dall'organizzazione sgominata stamani. In un'altra occasione, nel luglio del 2006, i finanzieri attendevano due auto provenienti dal centro Italia, una delle quali carica di droga mentre l'altra fungeva da staffetta. Le auto furono intercettate dalla polizia stradale perché risultate rubate a Roma. Una vettura riuscì a fuggire, mentre l'altra, che trasportava 88 chili di marijuana fu abbandonata. I finanzieri del Gico di Catanzaro, riuscirono a individuare uno dei fratelli Smajlaj, ritenuti al vertice dell'organizzazione, che cercando di fuggire si gettò da un dirupo procurandosi una grave frattura alla gamba destra.

Il centro smistamento ad Altomonte. Gli appartenenti all'organizzazione di trafficanti di droga sgominata oggi dalla guardia di finanza utilizzavano un linguaggio in codice per nascondere i loro traffici. Quando si riferivano alla polizia parlavano della Steaua di Bucarest, la squadra di calcio già di proprietà del ministero degli Interni del governo romeno; per la quantità di droga da smerciare facevano riferimento al numero di maglia appartenuto al campione di calcio Hagi. Questo é quanto è emerso dalle intercettazioni telefoniche disposte dalla Dda di Catanzaro che ha coordinato le indagini. Sempre secondo quanto è emerso dall'inchiesta, la banda aveva realizzato ad Altomonte (nella foto sotto), piccolo centro del cosentino, il centro di smistamento e di lavorazione della droga proveniente dall'Albania: in paese gli investigatori avrebbero scoperto alcuni appartamenti dove venivano accumulate e lavorate le sostanze stupefacenti prima di essere immesse sul mercato nazionale.

Tra gli indagati cantante albanese. C'é anche la cantante lirica albanese Liljana Kondakci, di 56 anni, molto nota nel suo Paese tra gli indagati dell'operazione condotta stamani dalla guardia di finanza. La donna era già detenuta per essere stata arrestata, sempre nell'ambito dell'inchiesta, nel maggio 2006 alla stazione ferroviaria di Sibari dove era appena arrivata dall'Albania, via Bari, con 3,3 chili di eroina. Liljana Kondakci, chiamata tra i componenti del gruppo come "la mamma" o "la cantante", secondo quanto emerso dalle intercettazioni, avrebbe utilizzato la propria popolarità per aggirare i controlli di polizia in Albania. I provvedimenti restrittivi sono stati chiesti dai magistrati della Dda di Catanzaro, Salvatore Murone e Vincenzo Luberto, titolari delle indagini condotte dai finanzieri del Gico di Catanzaro e dallo Scico di Roma, in collaborazione con la Direzione centrale servizi antidroga del ministero dell'Interno.

Criminalità albanese organica alle cosche. L'operazione condotta stamani dalla guardia di finanza contro un'organizzazione di narcotrafficanti ha evidenziato l'organicità e l'integrazione raggiunta tra organizzazioni extracomunitarie stabilitesi nella sibaritide e la 'ndrangheta, anche se limitatamente all'ambito del narcotraffico. A rilevarlo sono gli investigatori. Dalle intercettazioni disposte nell'ambito dell'inchiesta denominata "Skhoder" (dal nome della città albanese) è emerso anche quanto particolarmente apprezzata dalla 'ndrangheta sia stata la capacita', da parte delle organizzazioni straniere, di rispettare gli equilibri territoriali delle cosche nella distribuzione della droga. Tra l'altro, secondo gli investigatori l'utilizzo di soggetti albanesi ha consentito alle cosche della sibaritide di defilarsi dai rischi connessi al traffico di droga, pur mantenendo un ferreo controllo del traffico nel proprio territorio.

 

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