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Prostituzione nel cosentino: arresti

Vasto giro di prostituzione scoperto nell’alto ionio cosentino. Sette arresti. Il Commissario prefettizio di Corigliano, Galeano, introduce le multe per chi va a prostitute.

10 ott 08 Centinaia di donne, alcune delle quali incinte ed altre minorenni, sfruttate a fini di prostituzione, da un'organizzazione composta da italiani e romeni. Ha svelato una realtà squallida e crudele l'indagine della Questura di Cosenza e del Commissariato di Castrovillari che ha portato all'arresto dei sette persone, quattro romeni e tre italiani, che da anni gestivano un giro di prostituzione in Calabria ed Emilia Romagna, con diramazioni anche in altre regioni. Nell'ambito della stessa indagine risultano irreperibili altre quattro persone, tutte romene, tra cui il presunto capo dell'organizzazione, Petre Dinca, di 43 anni, che è sfuggito all'arresto perché già da qualche mese si sarebbe rifugiato nel suo Paese d'origine da dove continuerebbe a gestire le sue attività illecite. L'inchiesta della Procura di Castrovillari è partita nel giugno del 2007 dalla denuncia di una delle ragazze costrette a prostituirsi, Alexandra Aurelia Stranciu, di 27 anni, detta Severina. La ragazza era stata condotta in Italia, insieme alle tante altre sfruttate come lei, dai componenti l'organizzazione, con la scusa di un lavoro o di un possibile matrimonio. Dal capoluogo emiliano le giovani venivano poi portate in Calabria ed in altre regioni e costrette a prostituirsi, subendo anche violenze fisiche e pressioni psicologiche. Alexandra Stranciu, dopo avere presentato la denuncia, aveva però ripreso i contatti con i propri sfruttatori e si era inserita nuovamente nel giro della prostituzione, diventando l'amante di Petre Dinca, che avrebbe continuato a farla prostituire ma le avrebbe assegnato un ruolo di vertice all'interno dell'organizzazione. La giovane è una delle sei persone che sono finite adesso in manette. L'indagine si basa su centinaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali dalle quali è emersa la fitta rete di rapporti e complicità tra i componenti dell'organizzazione per lo sfruttamento nell'attività di prostituzione. Proprio dalle intercettazioni è emerso il caso di una giovane costretta a prostituirsi malgrado fosse in stato di gravidanza e che, per cause in corso d'accertamento, ha perso il figlio. I casi di donne fatte prostituire malgrado fossero incinte, comunque, sarebbero decine.

Il Commissario prefettizio di Corigliano introduce le multe per chi va a prostitute. Multe ai clienti delle prostitute. A disporlo è stato il commissario prefettizio del Comune di Corigliano Calabro, il prefetto vicario di Cosenza Paola Galeone. Il commissario ha imposto il divieto di fermarsi sulla strada statale 106 jonica per far salire in auto le prostitute. I trasgressori dovranno pagare una multa di 200 euro. Corigliano è la prima città del sud ad attuare il provvedimento consentito dalla legge varata dal governo il 24 luglio scorso che dà potere ai sindaci di attuare scelte del genere. Il provvedimento del prefetto Galeone è stato motivato dal fatto che la Statale 106 diventa ancor più pericolosa per la presenza delle prostitute che attirano l'attenzione degli automobilisti.

A Reggio Emilia il settimo arresto. Domiciliato a Corigliano Calabro (Cosenza), ma residente a Reggio Emilia, Cosimo Sisto, 41 anni, colpito da una delle misure cautelare del gip di Castrovillari per un giro di sfruttamento della prostituzione, é stato arrestato dalla squadra mobile di Reggio Emilia nella città emiliana. Sisto dovrà sottostare alla misura degli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.

Il sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio per i diritti dei minori plaude all'operazione della polizia contro la prostituzione nel cosentino. "La brillante operazione eseguita dagli uomini del commissario Giuseppe Zanfini - afferma Marziale - che ha portato alla luce l'attività di un'organizzazione di delinquenti dedita allo sfruttamento della prostituzione, con il coinvolgimento di alcune minorenni, rende intelligibile il ruolo strategico di una Calabria che oltre alla 'ndrangheta e' chiamata a fronteggiare forme di neo criminalità inusuali per il territorio". "Il coinvolgimento di calabresi - prosegue Marziale - non appartenenti a famiglie mafiose, nella tratta di donne, anche in stato di gravidanza, è un fatto del tutto nuovo e meritorio di profonde valutazioni. Rivolgo un sentito ringraziamento al dottor Zanfini ed ai suoi uomini ed auspico che gli effetti della recente Legge Carfagna siano applicati su questi spietati aguzzini senza attenuanti di sorta"

 

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