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Scarcerato l'ex assessore Tripodi

 

Scarcerato l’ex assessore Pasquale Tripodi che dichiara “Deluso da Mastella”

08 mar 08 E' stato scarcerato l'ex assessore al Turismo della Regione Calabria, Pasquale Tripodi, dell'Udeur, arrestato il 13 febbraio scorso con l'accusa di associazione mafiosa. La decisione è stata presa dal Tribunale per il riesame di Perugia, che ha accolto la richiesta che era stata presentata dai difensori di Tripodi, gli avvocati Umberto Abate ed Emanuele Genovese. I giudici hanno revocato il provvedimento restrittivo a carico di Tripodi, secondo quanto riferito dai difensori dell'ex assessore, per "illegittimità del provvedimento". Pasquale Tripodi era stato arrestato nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Dda di Perugia, sulla base di indagini svolte dai carabinieri del Ros, su una presenta oganizzazione criminale che avrebbe visto partecipi elementi della 'ndrangheta e della camorra. Oltre a quello di Tripodi, per il quale era stata disposta la custodia cautelare in carcere, il gip distrettuale di Perugia, su richiesta della Dda del capoluogo umbro, aveva ordinato l'arresto di 50 persone. L'inchiesta riguarda la presunta infiltrazione di elementi della 'ndrangheta in aziende ''pulite" umbre che sarebbero state poi utilizzate per l'esecuzione di lavori in Calabria ed in altre regioni. Tripodi era stato indicato dagli inquirenti come il referente della cosca Vadalà di Bova Marina (Reggio Calabria). I difensori di Tripodi, nel ricorso presentato al Tribunale per il riesame, avevano sostenuto l'assenza di riscontri all'accusa contestata a Tripodi di avere fatto parte del sodalizio mafioso oggetto dell'inchiesta. I legali avevano anche depositato una documentazione amministrativa da cui risulta che l'ex assessore al Turismo non aveva alcuna competenza istituzionale in relazione alle questioni di cui si parla nelle conversazioni intercettate inserite nel fascicolo dell'inchiesta.

Deluso da Mastella, esco dall’Udeur. ''Da ora in avanti non saro' piu' dell'Udeur. Ritenevo che con il mio leader nazionale ci fosse un rapporto di tipo personale, oltre che politico, e non mi aspettavo nient'altro che mi esprimesse la sua solidarieta' dal punto di vista umano''. Lo ha detto l'ex assessore al Turismo della Regione Calabria, Pasquale Tripodi, intervistato dal TG3 Calabria dopo la sua scarcerazione. ''Dovevo essere il capolista al Senato con l'Udeur - ha aggiunto Tripodi - e questa vicenda ha rimandato tale possibilita' ad un'altra occasione. Cio' che posso dire e' che continuero' la mia azione politica piu' determinato di prima''. ''Quando mi hanno notificato il provvedimento d'arresto - ha detto ancora Tripodi - la prima sensazione che ho avuto e' che io in questa inchiesta non mi ritrovavo da nessuna parte. Esprimo perplessita' su come i carabinieri del Ros hanno condotto l'indagine e su come il magistrato ha emesso questo mandato di cattura''. ''Ringrazio il presidente Loiero - ha detto ancora Tripodi - che per ben tre giunte consecutive mi ha accordato la sua fiducia e non voglio entrare nel merito delle sue dichiarazioni dopo il mio arresto. Dico che la sera prima dell'arresto mi sono dimesso e andiamo avanti. Vediamo cosa succedera' nei prossimi giorni. Ho avuto la sensazione, comunque, che la classe politica e dirigente, me compreso, ha derogato alle proprie responsabilita' soprattutto dopo l'omicidio di Francesco Fortugno''.

Ho fiducia nella giustizia. ''E' stata un'esperienza dura, ma sono stato sempre fiducioso nella giustizia in considerazione della limpidezza dei miei comportamenti di amministratore pubblico''. Lo ha detto l'ex assessore al Turismo della Regione Calabria, Pasquale Tripodi, incontrando i giornalisti nella sua casa Reggio Calabria dopo la scarcerazione decisa dal Tribunale del riesame di Perugia. Tripodi non ha voluto entrare nel dettaglio dell'ordinanza emessa dai giudici di Perugia, ma si e' detto ''molto felice del risultato di questa vicenda''. L'ex assessore regionale, in accordo con i suoi difensori, gli avvocati Umberto Abate ed Emanuele Genovese, potrebbe convocare nei prossimi giorni una conferenza stampa per entrare nei dettagli della vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto.

Loiero “La sua libertà mi rallegra”. "Apprendo che non c'era ragione di arrestare Pasquale Maria Tripodi, che è stato a lungo assessore della mia Giunta, e la sua ritrovata libertà mi rallegra". Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, commentando la scarcerazione dell'ex assessore al Turismo della Regione Calabria. "Sono stato e sono umanamente vicino a Tripodi, anche perché la privazione della libertà è un trauma non riparabile - ha aggiunto Loiero - e il fatto che i giudici di Perugia abbiano annullato il provvedimento di carcerazione definendolo illegittimo, come affermano i legali, rappresenta un dato importante per lui, i suoi familiari e gli amici". "La motivazione con cui il Tribunale della libertà ha deciso la scarcerazione di Tripodi - ha concluso Loiero - deve far riflettere perché rende ancor più angoscioso quello che è avvenuto per gli effetti devastanti a livello umano e per i riflessi che stava per provocare a livello istituzionale".

Bova “Pregiudizio verso la Calabria”: ''Il Tribunale della liberta' di Perugia ha disposto la scarcerazione, dopo quasi un mese di carcere, di Pasquale Maria Tripodi per 'illegittimita'' del provvedimento di arresto. La carcerazione che il Pm aveva richiesto e che il gip aveva convalidato e' ora riconosciuta illegittima''. Lo afferma, in una dichiarazione, il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Giuseppe Bova. ''Ora dovremmo gioire - prosegue Bova -, sottolineare la nostra fiducia nella giurisdizione, ribadire solidarieta' e vicinanza al collega ed alla sua famiglia. Lo facciamo con chiarezza ed in maniera esplicita. Con altrettanta chiarezza, pero', manifestiamo una profonda inquietudine per come abbiamo percepito in taluni, chiamati ad assolvere ruoli importanti o addirittura nevralgici nella vita della democrazia repubblicana, una sorta di pregiudizio verso la Calabria ed i calabresi 'tout court', e la politica ed il Consiglio regionale in particolare''. ''Attenzione: per primi noi, prima e ancor piu' dopo il delitto di Franco Fortugno - sostiene ancora il presidente del Consiglio regionale - abbiamo denunciato la pervasivita', la pericolosita', ed il carattere eversivo ed antidemocratico della mafia in Calabria. Su questo terreno abbiamo agito di conseguenza, con provvedimenti rigorosi e sistematici''. ''Abbiamo chiesto sempre - prosegue Bova - che si procedesse dando priorita' al principio di legalita' senza guardare in faccia nessuno, a partire dalla politica e dai politici. Ci sono stati casi, altri ci potranno essere, che riguardano consiglieri regionali indagati; anche contro questi bisogna agire con rigore e severita'''. ''Tutto cio' - sostiene ancora Bova - e' una cosa. Tutt'altra cosa e' arrestare prima e cercare i riscontri dopo. Per questa via e' nato l'errore giudiziario di Franco Pacenza e successivamente il teorema del Consiglio regionale marcio da mandare a casa''. ''A questo - conclude Bova - non ci stiamo. Innanzi tutto per amore di verita' e contemporaneamente per evitare alla nostra terra un danno e alle nostre istituzioni un'infamia che davvero non meritano''.

 

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