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Guerra aperta tra le cosche

E’ guerra aperta tra le cosche, due omicidi tra la gente

27 mar 08 E’ un dato di fatto: a Crotone e nel suo comprensorio e' in atto una guerra tra cosche mafiose che si consuma nonostante la ferma l'attenzione delle forze dell'ordine, di giorno o di primo pomeriggio, nel centro dei paesi, davanti a decine di persone. Oggi pomeriggio il terzo omicidio in cinque giorni, non piu' a Papanice ma ad Isola Capo Rizzuto, alle porte del capoluogo. E' stato ucciso Francesco Capicchiano, di 33 anni, raggiunto da diversi colpi di pistola mentre stava percorrendo a piedi una stradina nel centro di Isola Capo Rizzuto. L'uomo, che era armato di una pistola, non ha fatto in tempo ad estrarre l'arma perche' e' stato sorpreso dai killer che lo hanno ucciso con una decina di colpi. Capicchiano era armato probabilmente perche' temeva ripercussioni dopo i due omicidi avvenuti a Crotone. Sui collegamenti con le esecuzioni di Luca Megna e Giuseppe Cavallo stanno lavorando gli inquirenti, per i quali, in ogni caso, le tre esecuzioni sono collegate. La famiglia dei Capicchiano e' collegata, secondo gli inquirenti, a quella dei Nicoscia che da anni si contrappone a quella degli Arena. A sua volta i Nicoscia sarebbero vicini ai Russelli, a cui e' legato per rapporti di parentela Giuseppe Cavallo ucciso a Crotone come ritorsione all'omicidio di Luca Megna. Dalla geografia delle cosche, inoltre, emergerebbe che la famiglia dei Megna e' vicina a quella degli Arena. Altro elemento che porterebbe gli inquirenti a collegare gli ultimi tre omicidi del crotonese sarebbe l'uomo arrestato a Reggio Emilia che e' originario di Isola Capo Rizzuto e proprietario di una delle pistole utilizzate per l'omicidio Megna. Il momento, secondo gli inquirenti, e' comunque di ''grande delicatezza''. L'attivita' investigativa di polizia e carabinieri e' coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro in collaborazione con la Procura di Crotone. E' chiaro che tra le cosche del crotonese si stanno rifacendo gli equilibri interni a colpi di eliminazioni di capi e gregari. Il quadro che emerge, infatti, dagli omicidi degli ultimi cinque giorni e' quello di uno scontro che coinvolge tutti quelli che vengono chiamati i 'locali' di 'ndrangheta: Crotone e Papanice da un lato e poi Isola Capo Rizzuto e tutti gli altri centri della zona che arriva fine alle porte della provincia di Catanzaro, Cutro in testa. Il dominio incontrastato fino a pochissimi anni fa degli Arena di Isola non pare piu' essere tale e a partire dal 2004, con l'agguato a colpi di bazooka, nel quale fu ucciso Carmine Arena, e' stato pesantemente messo in discussione dalle cosche dei Grande Aracri di Cutro. Quello di Crotone non e' il solo omicidio di oggi in Calabria: a Seminara, nella piana di Gioia Tauro in provincia di Reggio Calabria, un nuovo delitto inquietante nel quale e' stato ucciso Silvestro Galati, di 20 anni, raggiunto da alcuni colpi di pistola calibro 7,65 mentre era nei pressi della sua abitazione. Galati, che era incensurato, a quanto si e' appreso, era fidanzato con la figlia di Carmine Demetrio Santaiti, presunto boss dell'omonima cosca di Seminara. Calabria insanguinata, dunque, con cinque omicidi in cinque giorni se si tiene, infatti, conto dell'assassinio ieri tra Catanzaro e Lamezia, nel quale e' stato ucciso l'imprenditore Antonio Longo, di 50 anni. Le indagini su quest'ultimo delitto si stanno concentrando sull'attivita' professionale della vittima e sugli appalti che si era aggiudicato nel settore dei lavori pubblici o che era in procinto di aggiudicarsi e a tal proposito si parla di un interessamento per un tratto dei lavori sull'autostrada Salerno-Reggio in provincia di Salerno.

Collegamenti tra gli omicidi di Isola e Papanice. Gli inquirenti stanno valutando tutti i possibili collegamenti tra gli omicidi compiuti negli ultimi giorni nel crotonese. Sull'attivita' investigativa, pero', viene mantenuto il massimo riserbo. ''Il momento - sostengono investigatori e magistrati - e' di grande delicatezza''. Le indagini di polizia di carabinieri sono coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro che sta operando in collaborazione con la Procura di Crotone. Polizia e Carabinieri, ed i magistrati della Dda di Catanzaro, stanno valutando tutti i punti di ''contatto'' tra gli omicidi di Luca Megna, avvenuto sabato scorso; Giuseppe Cavallo, compiuto martedi', e l'assassinio di Francesco Capicchiano avvenuto oggi pomeriggio a Isola Capo Rizzuto. I tre omicidi, secondo quanto si e' appreso, rientrerebbero tutti in una guerra tra le cosche del crotonese che si contendono il controllo delle attivita' illecite, ed in particolare il traffico di droga e armi e le estorsioni.

Paura dopo gli omicidi di Papanice. Francesco Capicchiano, ucciso nell'agguato ad Isola Capo Rizzuto, non ha fatto in tempo ad estrarre la pistola di cui era in possesso che e' stato raggiunto dai colpi di pistola sparati dai killer ed e' morto all'istante. E' quanto emerge da una prima ricostruzione fatta dagli investigatori intervenuti sul luogo dell'omicidio di Capicchiano. L'uomo stava raggiungendo la sua automobile, in una stradina centrale di Isola Capo Rizzuto, quando all'improvviso e' stato avvicinato da almeno due persone che hanno iniziato a sparare diversi colpi di pistola. Capicchiano, che aveva la pistola nella cintura dei pantaloni, non e' riuscito ad estrarre l'arma perche' e' stato colto di sorpresa dai killer ed e' stato raggiunto da una decina di colpi che lo hanno ucciso all'istante. Sul luogo dell'agguato non sono stati trovati bossoli. Probabilmente Capicchiano aveva deciso portare con se una pistola perche' temeva che si potessero verificare agguati dopo i due omicidi compiuti a Crotone nei giorni scorsi.

A Isola la guerra degli Arena e dei Nicoscia. Isola Capo Rizzuto, il centro del crotonese dove oggi e' stato ucciso Francesco Capicchiano, e' il punto di maggiore instabilita' nel contesto generale del fenomeno criminale della provincia. Una instabilita' che nasce dallo scontro, in atto sin dal 2003, tra gli Arena ed i Nicoscia, a cui sarebbe stato legato Francesco Capicchiano. Anche la Commissione parlamentare antimafia, nella sua ultima relazione di un mese fa, dedica un capitolo proprio allo scontro nella zona rilevando l'indebolimento degli Arena ed il consolidamento dei Nicoscia. Questi ultimi, scrive l'antimafia, ''forti dell'alleanza con altre famiglie locali e del sostegno fornito dal clan Grande Aracri di Cutro, operano nei settori degli stupefacenti e delle estorsioni, con una forte proiezione in attivita' economiche, specie nel settore del turismo, che rappresenta una delle principali fonti di reddito della costa''. Lo scontro, nel corso degli anni, ha fatto registrare omicidi e ''danneggiamenti con finalita' estorsive o di intimidazione di pubblici amministratori e di rappresentanti istituzionali''. A provocare una recrudescenza dello scontro, negli anni scorsi, secondo gli investigatori, era stato il ritorno in liberta' di alcuni esponenti di spicco del clan Arena, tra cui Carmine, poi ucciso nel 2004 con l'utilizzo di un bazooka e di kalashnikov mentre viaggiava a bordo della sua auto blindata. Carmine Arena, infatti, secondo la stessa Commissione antimafia, aveva cercato di ricompattare il proprio sodalizio attraverso l'eliminazione degli avversari. Un'operazione finalizzata alla riconquista del predominio territoriale ''ed al tentativo - scrive l'Antimafia - di indebolire i Grande Aracri per convincerli, quanto meno, ad un rapporto di non belligeranza''.

Nel crotonese tre omicidi in 5 giorni. Tre omicidi in cinque giorni. La 'ndrangheta del crotonese ha ripreso a sparare in una guerra che adesso appare senza confini. Dopo i primi due delitti compiuti a Papanice, frazione di Crotone, infatti, i killer sono tornati in azione, ma questa volta a Isola Capo Rizzuto, grosso centro alle porte del capoluogo di provincia. A scatenare la guerra, che ieri ha portato in Calabria i vertici della polizia di Stato, in testa il vice capo della Polizia Nicola Cavaliere, per decidere le strategie per affrontare l'emergenza, e' stato l'agguato compiuto nella notte tra sabato e domenica scorsi nel quale e' stato ucciso Luca Megna, di 37 anni, e sono state ferite la moglie e la figlia di cinque anni, ancora oggi in coma farmacologico nell'ospedale di Catanzaro per un proiettile nel cranio. La risposta al delitto di Megna, figlio del boss detenuto Domenico, non si e' fatta attendere e martedi' scorso e' stato ucciso Giuseppe Cavallo, di 27 anni, anche lui vittima di un agguato mentre si trovava in compagnia della moglie, rimasta ferita, e della figlioletta, uscita illesa. Cavallo era legato da rapporti di parentela con la famiglia Russelli che da anni e' in contrasto con quella dei Megna. Nell'ambito delle indagini sull'omicidio di Megna, ieri, e' stato arrestato Carmelo Tranche', di 34 anni, proprietario di un revolver perso da uno dei sicari sul luogo del delitto. E di Isola Capo Rizzuto e' la nuova vittima di questa mattanza, Francesco Capicchiano, di 33 anni, ucciso mentre camminava, armato, nel centro del paese. Il tutto mentre a Crotone pare essere massima l'attenzione delle forze dell'ordine che cercando di controllare il territorio della citta' e del comprensorio.

Le donne calabresi “Arginare la cultura della morte”: ''Crotone è un segnale terribile, ci riguarda". E' quanto si afferma in un documento sottoscritto da donne calabresi impegnate in vari settori della vita politica e sociale "per arginare e sconfiggere la cultura di morte delle 'ndrine calabresi''. "La 'ndrangheta e' violenza, ricchezza e morte - è scritto nel testo - morte senza età. La sfida tra i capicosca è disperazione ed abbrutimento; la bimba innocente impersona, a nostro avviso, nel momento della tragedia, la 'verita'' del nostro tempo: i mafiosi sanno che non hanno niente da perdere; sanno che i protagonisti della loro esistenza sono potere, ricchezza e morte. E' vero, siamo in campagna elettorale, ma ciò nonostante non possiamo non condannare lentezze, inadeguatezze e mancanza di tempismi". "L'appello che le donne rivolgono all'Italia ed ai calabresi - prosegue il documento - è quello di fare rinascere la speranza, affrontando i nodi veri e concreti di una società che si è abituata a convivere con le mafie e che spesso mente a se stessa. E' evidente che in questa realtà calabrese è caduto quel principio su cui si fonda la speranza di un futuro civile e libero". "Per noi calabresi - conclude la nota - è giunta l'ora di agire concretamente, assumendoci nuove responsabilità. Dobbiamo uscire dal consumo della notizia. Non solo lo Stato deve combattere la delinquenza mafiosa, ma ognuno di noi insieme all'altro".
L'appello è stato firmato da Antonella Cosentino, Rita Procopi, Dina Ruffo, Pina Silvestri, Donatella Mari, Serenella Multari, Antonia Lanucara, Giovanna Ferrara, Rita Commisso, Eva Catizone Angela Laganà, Giusy Acri, Pinucia Srangio, Donatella Laudadio, Maria Quattrone, Concetta Carrozza, Anna Maria Campanaro, Rosy Perrone, Emira Ciodaro, Mihaela Cristescu, Stella Ciarletta, Vanni Campolo, Antonella Folino, Tiziana Romeo, Zina Crocé, Eleonora Idone, Angela Marafioti, Angela Morabito, Debora Idone, Carmen Ciclope, Antonella Barreca, Giovanna Barreca, Carmelina Smeriglio, Gisella Florio, Maria Romeo, Tommasina Lucchetti, Mimma Baldissarro, Assunta Carla Condemi, Rossella Vincelli, Rosaria Barila, Claudia Rubino, Patrizia Rizzitelli, Vera La Monica, Donatella Bruni, Patrizia Carella, Antonella Virardi, Anna Melillo, Tina Bruzzese, Fulvia Geracioti, Ginetta Rotondo, Claudia Neri, Sara Grilletta, Clelia Bruzzì, Donatella Barazzetti, Romilda Bruno, Grazia Laganà Fortugno, Patrizia Labate, Consuelo Nava.

Stazionarie ma gravi le condizioni della bimba ferita sabato. Rimangono stazionarie ma sempre molto gravi le condizioni della bambina di cinque anni ferita alla testa, nella notte tra sabato e domenica scorsi a Crotone, nell'agguato in cui è stato ucciso il padre Luca Megna di 37 anni. La piccola è ancora in coma farmacologico e i medici del reparto Rianimazione dell'ospedale di Catanzaro, dove è ricoverata, non hanno ancora deciso se intervenire nuovamente.

All’alba ci sono stati i funerali di Megna. Si sono svolti all'alba, in forma privata e senza corteo, nel cimitero di Papanice (Crotone), i funerali di Luca Megna, 37 anni, figlio del boss Domenico, ucciso nella notte tra sabato e domenica scorsi in un agguato in cui è rimasta gravemente ferita la figlioletta di cinque anni, ricoverata in coma farmacologico nell'ospedale di Catanzaro. La salma di Megna è stata portata alle 6 nel cimitero dove é stata tumulata. Alle esequie hanno partecipato solo i parenti più stretti del trentasettenne.

 

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