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Non è di Mauro de Mauro il cadavere sepolto a Conflenti

 

Non è di De Mauro il misterioso cadavere sepolto nel cimitero di Conflenti

12 mar 08 Non è di Mauro De Mauro, il giornalista dell'Ora di Palermo scomparso nel 1970, il cadavere sepolto nel cimitero di Conflenti, nel catanzarese. Lo ha stabilito l'esame del Dda sul cadavere e la successiva comparazione con quello del giornalista disposto dalla Dda di Catanzaro. Quello di Conflenti, dove il 23 settembre dell'anno scorso ci fu lo scavo per riportare alla luce il cadavere che si supponeva fosse di De Mauro, è un cimitero con tanti morti senza nome, teschi sepolti che non si sa di chi sono, bare con resti di persone mai identificate. L'ipotesi che poteva esserci anche il cadavere di Mauro De Mauro si basa sulla rivelazioni di un collaboratore di giustizia, Massimo De Stefano, un tempo affiliato alla cosca Torcasio. E' stato lui a riferire che De Mauro fu sepolto nel 1971 nel cimitero di Conflenti dopo che Cosa nostra aveva chiesto alla 'ndrangheta un aiuto per fare sparire il cadavere del giornalista. Il collaboratore ha anche riferito del piano che sarebbe stato organizzato per fare credere che un affiliato alla 'ndrangheta, Salvatore Belvedere, fosse morto e fosse stato sepolto proprio nel cimitero di Conflenti. Belvedere, esponente di spicco della 'ndrangheta, era evaso nel 1970 dal carcere di Lamezia Terme insieme ad altri tre pregiudicati, tra cui Pino Scriva, poi diventato collaboratore di giustizia. Il suo scopo era quello di spacciarsi per morto per potersi poi allontanare dalla Calabria e rifugiarsi in Corsica, dove si sarebbe rifatto una nuova vita. Ed al suo posto, nel cimitero di Conflenti, sempre secondo il racconto del pentito, sarebbe stato sepolto proprio Mauro De Mauro. Anche un libro, scritto dal giornalista di Gazzetta del Sud Arcangelo Badolati, aveva raccontato tutti i misteri attorno alla scomparsa di De Mauro e al luogo della sepoltura del cadavere. Gli accertamenti compiuti dal perito, il prof. Giulio Di Mizio, dell'Istituto di Medicina legale dell'Università di Catanzaro, avevano portato ad escludere, il 30 gennaio scorso, che il cadavere fosse di Belvedere. Dopo questo risultato, gli esami hanno avuto un ulteriore impulso e l'11 febbraio scorso un campione di materiale biologico è stato prelevato a Franca De Mauro, figlia del giornalista scomparso, allo scopo di effettuare il confronto col Dna dei resti riesumati. Resta adesso da stabilire di chi sia il cadavere sepolto nel cimitero. Una risposta difficile da trovare, dal momento il perito dovrebbe comprare il Dna del cadavere con quello di tutti gli scomparsi agli inizi degli anni '70.

La figlia “Mai creduto a quella bufala”. "Abbiamo sempre pensato che la storia del trasferimento di mio padre in Calabria, durante il sequestro, fosse una 'bufala'. L'esito degli esami del Dna è stata la conferma delle nostre intuizioni precedenti". Così Franca De Mauro, figlia del giornalista scomparso a Palermo con il metodo della 'lupara bianca' nel settembre del 1970, commenta a caldo il risultato degli accertamenti genetici, secondo cui i resti del corpo sepolto nel cimitero di Conflenti non appartengono a suo padre. "Ho riferito con cautela la notizia a mia madre - aggiunge Franca De Mauro - e lei mi è sembrata sollevata, ha detto: 'spero che Mauro sia in un posto migliore'"

PM Ingoia “Confermata l’attendibilità dei pentiti”. "Quanto emerso non fa che confermare le risultanze del processo di Palermo, dal quale non emergeva alcuna traccia di ipotetici trasferimenti di De Mauro in Calabria". Lo ha detto il sostituto procuratore della Dda di Palermo, Antonio Ingroia, pubblico ministero nel processo per l'uccisione del giornalista de L'Ora Mauro De Mauro, scomparso con il metodo della lupara bianca a Palermo nel settembre del 1970, commentando la notizia secondo cui non appartengono al giornalista palermitano i resti umani del cimitero di Conflenti. Secondo Ingroia, l'esito degli esami genetici "conferma anche l'attendibilità dei collaboratori palermitani, i quali avevano detto che De Mauro è stato ucciso, sepolto lungo il greto del fiume Oreto, dissepolto e poi sciolto nell' acido, a Palermo". Nel processo in corso a Palermo per l'uccisione di De Mauro é imputato il boss Totò Riina. Sulla scomparsa del giornalista la Procura ha aperto una seconda inchiesta, tuttora aperta e affidata a Ingroia, che indaga sull'ipotesi della presenza di altri corresponsabili, al fianco di Cosa nostra, nell'omicidio.

Da stabilire di chi sia il cadavere. Che fine ha fatto Salvatore Belvedere? E di chi sono i resti sepolti nel cimitero di Conflenti, nel lametino? Sono questi gli interrogativi ai quali dovranno rispondere gli investigatori catanzaresi, dopo che le perizie disposte dalla Dda di Catanzaro hanno accertato che i resti sepolti a Conflenti non sono di Mauro De Mauro, ma neanche di Belvedere, un esponente della 'ndrangheta dichiarato ufficialmente morto nel 1971 dopo il ritrovamento di un cadavere carbonizzato. Belvedere, al momento della presunta morte, era ricercato perche' evaso, l'anno precedente, dal carcere di Lamezia Terme. Adesso che è stato accertato che non è morto, le ricerche dovranno necessariamente riprendere. Un'operazione certamente non facile visto, oltretutto, che Belvedere, ad oggi, avrebbe 94 anni. C'é poi da risolvere il mistero di chi sia il cadavere riesumato dal cimitero di Conflenti. Per stabilirlo gli investigatori hanno una sola strada da seguire: andare a spulciare negli archivi per cercare le persone scomparse nel 1971 e poi trovare i discendenti diretti per prelevare campioni di materiale biologico dai quali recuperare il Dna da confrontare con quello estratto dalle ossa trovate nel cimitero. Un'operazione, quest'ultima che ha tenuto impegnato per mesi Giulio Di Mizio, professore aggregato di medicina legale dell'Universita' Magna Grecia di Catanzaro. ''Abbiamo consegnato alla Dda di Catanzaro - ha spiegato al riguardo Di Mizio - elementi tecnici di natura legale e genetico forense utili alla identificazione personale dei resti scheletrici esumati. Il lavoro d'equipe portato avanti con il dott. Ciro Di Nunzio, collaboratore di ricerca della stessa cattedra di medicina legale dell'Universita' Magna Grecia di Catanzaro per la genetica forense, e' stato svolto con metodiche analitiche avanzate su cui l'Istituto di medicina legale, diretto da Pietrantonio Ricci, sta portando avanti da tempo una specifica linea di ricerca scientifica''. ''Le difficolta' dovute alle pessime condizioni di conservazione dei resti scheletrici - ha concluso Di Mizio - non hanno vanificato il risultato finale dell'estrazione dei profili di Dna dai resti scheletrici e della successiva comparazione''.

 

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