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Il boss Megna chiede la pace

 

Il boss Megna perdona gli assassini del figlio, ma nel crotonese si continua a sparare

29 mar 08 Gli hanno ucciso il figlio e provocato il coma della nipotina di cinque anni. Ma Domenico ''Mico'' Megna, ritenuto il boss dell'omonima cosca, dal carcere di Fossombrone, dove e' detenuto per scontare una condanna a 26 anni di reclusione per associazione mafiosa e omicidio, fa sapere di non volere vendetta, ma anzi di essere ''predisposto al perdono ed alla pace''. Suo figlio era Luca Megna, ucciso sabato scorso a Papanice, frazione di Crotone, in un agguato nel quale e' rimasta ferita in maniera non grave la moglie, mentre la figlioletta di cinque anni e' stata raggiunta da un proiettile alla testa e da quel giorno e' in stato di coma nell'ospedale di Catanzaro. Un delitto al quale hanno fatto seguito, in rapida successione, gli omicidi di Pino Cavallo, compiuto sempre a Papanice, e di Francesco Capicchiano, ucciso a Isola Capo Rizzuto. Omicidi, secondo gli investigatori, legati da un filo rosso. Mico Megna ha affidato il suo appello di pace a due donne: la compagna, che l'ha trasmesso al parroco di Papanice, e alla figlia, che l'ha esplicitato in una lettera aperta. ''A nome di mio padre Domenico che ho incontrato in carcere - ha scritto Rosita Megna - rivolgo un appello affinche' tutti sappiano che lui e' predisposto al perdono ed alla pace. Lo ha fatto nell'immediatezza della morte di mio fratello e ci ha invitati tutti a pregare per la bambina''. Megna ha voluto che il suo desiderio di pace raggiungesse anche il parroco di Papanice, don Angelo Elia, affinche' facesse conoscere questa sua dichiarazione a tutti. E cosi' don Elia ha fatto. Oggi, nella cosiddetta messa dei sette giorni, celebrata in ricordo di Luca Megna, ucciso sabato scorso, ai tanti fedeli che hanno gremito la piccola chiesa dei Santissimi Apostoli Pietro e Paolo, il sacerdote ha ribadito che ''Mico e' disposto alla pace e al perdono poiche' il Signore e' misericordioso ed e' amore''. Parole ascoltate anche dalla vedova di Luca, arrivata in chiesa in carrozzina con un piede ingessato, conseguenza dell'agguato in cui le e' stato ucciso il marito e ferita in modo gravissimo la figlia. ''Seguiamo - ha esortato don Elia - l'esempio di queste parole. Per noi e' una notizia consolante e significativa che da parte di Mico ci sia la volonta' di perdono e pace. Dobbiamo mettere in pratica l'invito e dobbiamo farne programma della nostra vita per vivere in pace questa fraternita' e comunita' civile''. ''In questo momento - ha concluso il sacerdote - non possiamo dimenticare la piccola rimasta ferita. Il Signore la salvi e la guarisca e la restituisca alla vita di sempre. Preghiamo sempre il Signore per questa piccola''. Nonostante gli appelli alla pace, pero', nel crotonese si continua a sparare. Oggi e' successo a Petilia Policastro. Bersaglio designato Giuseppe Liotti, di 61 anni, gia' noto alle forze dell'ordine e sorvegliato speciale di ps. Contro l'uomo sono stati sparati numerosi colpi di pistola calibro 9 uno dei quali lo ha ferito al torace. Il tentato omicidio, comunque, hanno subito chiarito gli investigatori, non e' assolutamente legato ai tre delitti compiuti tra Papanice e Isola Capo Rizzuto.

A Seminara funerali riservati per la vittima. Si svolgeranno domattina in forma privata e senza corteo funebre, nella cappella del cimitero di Seminara, i funerali di Silvestro Luigi Galati, il giovane di 21 anni ucciso a colpi di arma da fuoco giovedi' nel centro del reggino. La decisione e' stata adottata dal questore di Reggio Calabria, Santi Giuffre'. L'adozione del provvedimento si e' resa necessaria, secondo quanto reso noto dalla Questura, per evitare possibili azioni di rappresaglia, iniziative intimidatorie o comunque illegali, con conseguente turbativa dell'ordine pubblico. Galati, incensurato, era fidanzato con la figlia di Carmelo Demetrio Santaiti, presunto capo dell'omonima cosca della 'ndrangheta. Gli investigatori, circa il movente del delitto, ipotizzano che possa trattarsi di una vendetta trasversale nei confronti del suocero.

Riunione del comandante dei CC Calabria. Il comandante regionale dei carabinieri della Calabria, gen. Marcello Mazzuca, e' stato stamani a Isola Capo Rizzuto dopo i tre omicidi compiuti nella settimana tra la frazione Papanice di Crotone e la stessa Isola. Obiettivo della visita, ha spiegato il generale, esaminare "in dettaglio l'impiego delle risorse di rinforzo che sono già arrivate e che arriveranno dal primo aprile". Mazzuca, nella caserma di Isola Capo Rizzuto, ha incontrato gli ufficiali del Comando provinciale ed è presumibile che sia stato fatto il punto sugli omicidi di Luca Megna, Pino Cavallo e Francesco Capicchiano. Su questo aspetto, però, nessun commento al termine dell'incontro. La situazione sempre in evoluzione ha poi spinto Mazzuca a spostarsi a Petilia Policastro, dove stamani un sessantunenne sorvegliato speciale di ps è stato ferito da un colpo di pistola calibro 9 sparato mentre l'uomo percorreva una strada del centro a bordo della sua moto ape.

Il delitto di Isola vendetta per l’omicidio Megna. Francesco Capicchiano, l'uomo di 33 anni ucciso giovedì scorso a Isola Capo Rizzuto, potrebbe avere partecipato al delitto di Luca Megna, ucciso alla vigilia di Pasqua nella frazione Papanice di Crotone. E' questa l'ipotesi su cui stanno lavorando gli investigatori che stanno anche cercando di verificare se sia vero che poche ore dopo il delitto Megna, Capicchiano si è fatto medicare nell'ospedale di Castrovillari per una contusione ad un ginocchio. Capicchiano, secondo quanto scrive oggi il quotidiano Gazzetta del Sud, la notte di Pasqua si sarebbe presentato nell'ospedale di Castrovillari, insieme ad un'altra persona, per una contusione al ginocchio e fornendo false generalità. Uno dei sanitari che lo hanno curato lo avrebbe riconosciuto poi nella foto pubblicata sui giornali dopo il suo delitto. Megna, secondo la ricostruzione degli investigatori, prima di morire nell'agguato nel quale è rimasta ferita gravemente anche la figlia di cinque anni, ancora ricoverata in stato di coma nell'ospedale di Catanzaro, sarebbe riuscito, con la sua Panda, ad investire uno degli assassini che ha anche perso la pistola il cui proprietario, di Isola Capo Rizzuto, è stato arrestato due giorni dopo a Reggio Emilia, Carmelo Tranché, di 34 anni. La famiglia Capicchiano, secondo la ''mappa" delle alleanze tra cosche in mano agli investigatori, è legata, anche per vincoli di parentela, a quella dei Nicoscia, da tempo avversari degli Arena a cui sono legati i Megna. E proprio dal boss di quest'ultima cosca, Mico, detenuto per scontare una condanna a 26 anni e padre di Luca, sono venute parole di "perdono e pace". E' stata la compagna di Megna, ieri, a recarsi dal parroco di Papanice, don Angelo Elia, per rappresentare l'appello alla pacificazione ed al perdono espresso dalla famiglia. Ed oggi, il parroco, pronuncerà quelle parole nel corso della messa.

CIDS “Urge presenza Amato”. Il presidente del Comitato interprovinciale per il diritto alla sicurezza Demetrio Costantino ha nuovamente scritto al ministro dell'Interno, Giuliano Amato, chiedendogli di fare una visita "assolutamente necessaria e certamente significativa in questa regione che, da tempo, è senza pace e martoriata da una violenza devastante e senza limiti". "Il comune cittadino, e non solo, - sostiene Costantino - si domanda perché dinanzi a questo dispiegamento ingente delle forze criminali, e da anni che viene evidenziata la forza e i primati raggiunti dalla 'ndrangheta nel mondo, non ci sia stata e non ci sia alcuna presenza del Ministro dell'Interno. Questo, purtroppo, è anche il territorio dove sono state elaborate strategie e pianificati feroci delitti, tra i quali quello contro il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Fortugno e stragi come quella di Duisburg che hanno creato sconcerto nell'opinione pubblica internazionale. Comprendiamo la situazione del momento, forse anche la sua amarezza e la sua libera decisione di non ricandidarsi nelle elezioni politiche, ma ciò non dovrebbe significare ovviamente rinuncia a ruoli da esercitare nella vita politica o in un eventuale Governo". "E, soprattutto - prosegue ancora Costantino - non dovrebbe significare che fino a quando il nuovo Ministro dell'Interno non assumerà, dopo la nomina e aver prestato giuramento le funzioni previste, lei non dovrebbe rivolgere l'attenzione dovuta a questa regione per l'immane tragedia vissuta e che continua a vivere in conseguenza della presenza della pericolosa e aggressiva criminalità". "Siamo certamente consapevoli - sostiene ancora il presidente del Cids - che la presenza di un ministro non rappresenti toccasana, ma sarebbe apprezzata non solo per il significato ma anche per le valutazioni su quanto accade, le possibili incisive iniziative da adottare anche per non lasciare i soli leader politici a parlare di questi problemi e anche per esortare i cittadini a partecipare più attivamente alla battaglia contro la criminalità in un impegno comune per garantire sicurezza e convivenza civile".

 

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