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Ucciso il figlio del boss Megna

 

Ucciso il figlio del boss Megna, bimba in coma. La polizia manda rinforzi, si teme una guerra tra cosche.

24 mar 08 Orrore e sgomento per la sorte della bimba di soli cinque anni che lotta tra la vita e la morte dopo un agguato di mafia che e' costato la vita al padre, il boss Luca Megna, di 37 anni. A due giorni dall'omicidio, commesso a Papanice, piccolo centro alle porte di Crotone, le autorità temono che possa scatenarsi una nuova guerra tra le cosche della 'ndrangheta che si contendono il controllo delle attivita' illecite. La ragazzina, ferita da due proiettili alla testa, si trova ricoverata nel reparto di rianimazione dell'ospedale Pugliese di Catanzaro dove e' tenuta in coma farmacologico. Per decidere se rimuovere il proiettile che è rimasto conficatto, secondo quanto si e' appreso negli ambienti sanitari, i medici attendono i prossimi giorni quando proveranno ad interrompere il coma farmacologico per valutare le reazioni della piccola paziente. In tutta la Calabria c'e' un clima di indignazione per quanto e' accaduto a Crotone ed il presidente della Regione, Agazio Loiero, non ha esitato ad affermare che ''atterrisce il ferimento di una bambina innocente in una guerra mafiosa. Bisogna che lo Stato dispieghi la propria forza, fermi la violenza, isoli i clan''. Il presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori, Antonio Marziale, ha invece rivolto un appello chiedendo ''agli uomini della 'ndrangheta di risparmiare i bambini''. A Crotone, dopo l'omicidio di Luca Megna, che era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale ed era figlio del boss Domenico attualmente detenuto, c'e' un clima di paura perche' si teme una guerra tra le locali cosche della 'ndrangheta. L'efferatezza con la quale e' stato compiuto l'agguato, che non ha risparmiato la bambina e sua madre, rimasta lievemente ferita, fa ipotizzare che sia in atto uno scontro violento per il controllo delle attivita' illecite. E proprio per questo motivo le indagini sono coordinate dalla Dda di Catanzaro in collaborazione con la Procura di Crotone. La polizia ha intanto intensificato il controllo del territorio incrementando anche l'attivita' di monitoraggio delle persone con precedenti penali e ritenute affiliate alla 'ndrangheta. A Crotone, inoltre, sono in arrivo numerosi equipaggi e alcuni funzionari della Polizia di Stato provenienti dalla Direzione centrale anticrimine di Roma che parteciperanno, in collaborazione con gli agenti della squadra mobile, alle indagini sull'omicidio di Megna. Gli inquirenti stanno intanto delineando la dinamica dell'omicidio al quale hanno partecipato almeno quattro persone. Nell'agguato sono stati sparati colpi di pistola di tre diverso calibro. Le armi hanno sparato in modo 'incrociato' considerata la diversa angolazione dei fori trovati sulla Fiat Panda a bordo della quale viaggiava Luca Megna. Durante l'agguato Megna ha tentato, con la sua automobile, di investire uno dei killer il quale, probabilmente cercando di evitare l'impatto con il mezzo, ha perso una pistola 357 Magnum, rinvenuta nel luogo dell’agguato e che sara' sottoposta ad accertamenti balistici.

La bambina rimane in coma. E' sempre in coma farmacologico e in condizioni stazionarie la bambina di cinque anni ferita nell'agguato a Crotone nel quale e' stato ucciso il padre, Luca Megna. La bimba, che ha un proiettile in testa, e' ricoverata nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Catanzaro dopo che ieri e' stata sottoposta ad un intervento chirurgico dai medici di neurochirurgia. I medici, secondo quanto si e' appreso in ambienti sanitari, attendono che trascorrano 48 ore dall'intervento chirurgico di ieri prima di decidere se intervenire per cercare di rimuovere il proiettile. Il direttore generale dell'azienda ospedaliera di Catanzaro, Enzo Ciconte, ha ribadito stasera, dopo avere avuto contatti con i medici del reparto di rianimazione, che la bambina di cinque anni ferita nell'agguato di Crotone e' tenuta in coma farmacologico e che la situazione e' stazionaria. Le condizioni della piccola comunque sono sempre gravi e la situazione e' ritenuta dai medici ''delicata''.

In arrivo rinforzi. Numerosi equipaggi e alcuni funzionari della Polizia di Stato sono in arrivo a Crotone dalla Direzione centrale anticrimine di Roma per partecipare, in collaborazione con gli agenti della squadra mobile, alle indagini sull'omicidio di Luca Megna ucciso in un agguato nel quale sono state ferite anche la figlia di cinque anni e la moglie. Lo si e' appreso in ambienti investigativi della Questura di Crotone. Gli agenti della polizia di Stato hanno intanto intensificato l'attivita' di controllo del territorio per evitare che si possano verificare altri omicidi legati alla criminalita' organizzata e ad una possibile guerra tra le locali cosche della 'ndrangheta.

Hanno sparato almeno in quattro. Almeno quattro persone hanno partecipato all'agguato compiuto nella frazione Papanice di Crotone nel quale e' stato ucciso Luca Megna, di 37 anni, e sono state ferite la moglie e la figlia di cinque anni. Nell'agguato sono stati sparati colpi di pistola di tre diverso calibro. I colpi di pistola sono stati sparati in modo 'incrociato' considerata la diversa angolazione dei fori di proiettili trovati sulla Fiat Panda a bordo della quale viaggiava Luca Megna, la moglie e la figlia. Durante l'agguato Megna ha provato con la sua automobile ad investire uno dei killer il quale, per evitare l'impatto con il mezzo, ha perso una pistola 357 Magnum che sara' sottoposta ad accertamenti balistici.

Si teme una guerra di cosche. Dopo l'omicidio di Luca Megna, il figlio del boss Domenico che e' attualmente detenuto, ucciso in un agguato nel quale sono state ferite la moglie e la figlia di cinque anni, a Crotone gli inquirenti temono che possa verificarsi una guerra tra le cosche che si contendono il controllo delle attivita' illecite. Le indagini della squadra mobile di Crotone proseguono senza sosta e sono concentrate negli ambienti della criminalita' organizzata. Gli investigatori stanno compiendo verifiche sulla pistola ritrovata sul luogo dell'agguato per accertare se ci sono impronte e se l'arma e' stata utilizzata per compiere il delitto. I poliziotti hanno sentito numerose persone per ricostruire gli ultimi spostamenti della vittima e per accertare se ultimante aveva avuto contrasti con qualcuno. L'ipotesi che viene avanzata e' quella secondo la quale i killer sapevano che Megna sarebbe uscito dalla sua abitazione nella serata di sabato e lo hanno atteso all'esterno dove lo hanno ucciso. Sono in corso anche verifiche sui contatti telefonici avuti da Megna nelle ore precedenti all'omicidio. La Procura della Repubblica di Crotone ha affidato l'incarico per l'autopsia che, molto probabilmente, sara' eseguita domani.

Osservatorio minori “Risparmiare i bambini”. ''E' difficile accettare che, nella notte in cui l'umanita' celebra la risurrezione di Cristo, una bimba di appena cinque anni venga ridotta in fin di vita''. A sostenerlo, in una nota, e' il sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori in relazione all'agguato di Crotone dove un uomo e' stato ucciso e la propria figlioletta colpita da un proiettile alla testa. ''Per quanto possa valere - prosegue Marziale - chiedo agli uomini della 'ndrangheta di risparmiare i bambini. L'insana determinazione della logica mafiosa ad eseguire condanne a morte sparando sul mucchio rende intelligibile un modo di agire sfuggente persino alle regole della cosiddetta onorata societa', all'interno delle cui regole i bambini godevano di una sorta d'immunita' rispetto alle colpe dei padri''. A giudizio di Marziale ''per tale ragione occorre guardare al fenomeno della criminalita' organizzata in Calabria con prospettiva diversa da quella fino ad oggi focalizzata, perche' cio' che agli occhi di una societa' compiutamente civile appare come un segnale d'imbarbarimento in realta' rappresenta un salto di qualita' dell'organizzazione malavitosa, disposta a tutto pur di applicare la certezza della pena, costi quel che costi''

Matrimonialisti si astengono un’ora dalle udienze. ''Ogni giorno in Italia un bambino e' ucciso da un adulto. E' arrivato il momento di fermarsi e riflettere''. Lo ha sostenuto, dopo il ferimento a Crotone di una bambina di cinque anni, il presidente dell'Associazione matrimonialisti italiani (Ami), Gian Ettore Gassani, che ha anche proposto, per mercoledi', l'astensione dalle udienze per un'ora nei tribunali per i minorenni. ''Genitori, abusanti o mafiosi, camorristi e 'ndranghetisti: settimana dopo settimana - ha aggiunto Gassani - assistiamo ad una vera e propria strage di innocenti decisa dagli adulti. La societa' italiana non puo' piu' permettersi di rimanere cieca e sorda. Servono iniziative di solidarieta' per la bimba ridotta in fin di vita a Crotone e di denuncia in ordine al gravissimo problema della violenza a danno dei minorenni''. L'Ami ha quindi proposto che mercoledi' ''in ogni scuola d'Italia un'ora di lezione sia dedicata all'approfondimento del tema della legalita'; che nei 26 Tribunali per i Minorenni d'Italia ci si astenga per un'ora dalle udienze e che l'argomento venga contemporaneamente trattato in ogni struttura che si occupa di diritti e tutela dell'infanzia''. La proposta e' stata inviata al Ministero della Giustizia ed a quello delle Politiche per la Famiglia. ''Oramai - ha proseguito Gassani - la malavita ha raggiunto livelli di imbarbarimento inusitati arrivando a distruggere anche l'infanzia. Aveva sempre rispettato bambini, donne ed anziani, fedele a quel codice d'onore che, evidentemente, non fa piu' parte della gran parte dei malavitosi di oggi. Rispetto a fatti tanto gravi e' limitativo attendersi risposte risolutive dalle forze dell'ordine e dal sistema giudiziario: occorre invece una mobilitazione sociale che colpisca e formi le coscienze. Per questo e' di fondamentale importanza che l'argomento venga affrontato fin nelle scuole. Troppe volte in Campania, Calabria e Sicilia i figli hanno pagato con il proprio sangue le colpe dei padri''.

Intrieri “Tutelari i minori cge vivono in contesti di mafia”: ''Bisogna valutare di intervenire legislativamente a tutela dei minori che vivono in contesti di mafia''. A sostenerlo e' stata la deputata Marilina Intrieri, del Pd. ''Quella bimba in fin di vita a Crotone - ha aggiunto - era purtroppo li', in un luogo a forte rischio, mentre le ombre da piu' tempo si addensavano su suo padre, boss, figlio di boss, al centro di una guerra tra le cosche di Papanice per il controllo del territorio anche infiltrandosi, con propri familiari, nelle istituzioni democratiche locali. Bisogna agire sulla potesta' genitoriale anche nei casi di chiaro contesto di mafia''. ''La forza della 'ndrangheta - ha sostenuto Marilina Intrieri - si sa che, tra l'altro, si accresce all'interno dei propri nuclei familiari e quindi i minori sono a fortissimo rischio e, il piu' delle volte con un triste destino prestabilito. Allontanare i minori dai contesti familiari di mafia e' importante per la loro tutela e salvaguardia''. ''Quella bimba, morente - ha concluso la parlamentare - non doveva essere in quella famiglia in cui il padre era tra i probabili bersagli di una guerra di mafia. Quella bimba aveva diritto ad una famiglia che potesse garantirle l'educazione, la serenita', la tutela, la vita''.

 

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