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Arrestato mentre incassa la tangente

Arrestato mentre incassa la tangente. Le mani della nrangheta sui parchi eolici. Altri cinque fermi.

16 mag 08 Un uomo, Pasquale Martellotti, di 41 anni, e' stato arrestato dagli agenti della polizia di Stato ad Acconia di Curinga, nel Catanzarese, mentre ritirava, per conto delle cosche della 'ndrangheta, la somma di quattromila euro da un imprenditore dell'hinterland lametino sottoposto ad estorsione. Gli agenti della squadra mobile di Catanzaro, travestiti da operai, sono intervenuti al momento della consegna del denaro ed hanno arrestato Martellotti. Cinque le persone fermate nell'ambito delle indagini della polizia di Stato. Tra i fermati ci sono esponenti delle cosche che operano nell'hinterland lametino e nell'area tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia. I fermati sono: Rocco Anello, 47 anni, di Filadelfia (Vibo Valentia), presunto capo dell'omonima cosca; il fratello Tommaso di anni 44; Federico Gualtieri, di 20 anni appartenente all'omonima famiglia mafiosa di Lamezia Terme; e due imprenditori, Francesco Mallamace , 31 anni, e Francesco Cianflone, 53 anni. Ai cinque è stato notificato un provvedimento di fermo emesso dal Procuratore vicario di Catanzaro, Salvatore Murone, e dal sostituto procuratore della Dda, Gerardo Dominijanni. All'operazione hanno partecipato agenti della squadra mobile di Catanzaro e Vibo Valentia e del commissariato di Lamezia Terme. Nel provvedimento di fermo sono contestati dieci episodi estorsivi. I due imprenditori, in particolare, sono accusati di concorso in estorsione aggravata dal fatto di aver agevolato le cosche.

La mani della ndrangheta sui parchi eolici. Tra gli episodi estorsivi contestati alle persone fermate nell'operazione compiuta stamani dagli agenti della squadra mobile di Catanzaro che hanno eseguito un provvedimento della Dda del capoluogo calabrese, ci sono anche quelli compiuti ai danni di un imprenditore nell'ambito della realizzazione dei parchi eolici di Serra Pelata e Piano di Corda, Polia e di Cortale. Le cosche della 'ndrangheta, in particolare, avevano imposto un balzello sul calcestruzzo. L'imprenditore vittima dell'estorsione doveva pagare alla Famiglia Anello, secondo quanto si è appreso, due euro per ogni metro cubo di calcestruzzo. Per le forniture del calcestruzzo necessario per la realizzazione di un parco eolico, l'imprenditore avrebbe dovuto pagare la somma di 50 mila euro di estorsione. La mazzetta da pagare per ogni lavoro pubblico variava in termini percentuali dal 2 al 3 per cento. In alcune occasioni la vittima era stata costretta anche a rinunciare a partecipare ad una parte dei lavori di realizzazione dei parchi eolici o a concedere i subappalti. Per garantirsi la tranquillità, secondo l'accusa l'imprenditore era costretto a pagare ad una cosca uno 'stipendio' mensile di 1.030 euro , mentre all'altra venivano versati circa 6.000 euro al mese. In diverse occasioni l'imprenditore è stato costretto a fornire calcestruzzo per la realizzazione di lavori privati degli appartenenti alla cosca.

I fermi dopo le minacce ad avvocato. Le minacce ad un avvocato hanno indotto i magistrati della Procura di Catanzaro ad accelerare i tempi per l'emissione dei cinque provvedimenti di fermo nei confronti di persone coinvolte in alcune estorsioni ad un imprenditore dell'hinterland lametino. Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa svoltasi stamani negli uffici della Dda di Catanzaro durante la quale sono stati illustrati i dettagli dell'operazione 'Domino' compiuta stamani dalla squadra mobile del capoluogo calabrese. All'incontro hanno partecipato il procuratore vicario, Salvatore Murone, il sostituto procuratore della Dda, Gerardo Dominijanni, ed i poliziotti della squadra mobile di Catanzaro. Per individuare i presunti autori delle estorsioni gli investigatori si sono avvalsi della collaborazione della vittima oltre che di intercettazioni telefoniche ed ambientali. "L'operazione ha avuto buon esito - ha detto Murone - perché c'é stata la collaborazione dell'imprenditore sottoposto alle estorsioni. Il dato significativo è che dalle indagini è emersa anche la collusione con le cosche di altri imprenditori". Il sostituto procuratore Dominijanni ha invece evidenziato che "nella zona di Lamezia e Catanzaro tutti gli imprenditori pagano il pizzo in maniera diretta o indiretta. Se solo noi avessimo più risorse di uomini e mezzi potremmo riuscire a stroncare questo fenomeno".

 

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