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Pescatori bloccano i treni a Bagnara

 

I pescatori protestano contro le normative anti spadare e bloccano la ferrovia a Bagnara. Traffico dei treni rallentato

20 mag 08 E' ripresa nel tardo pomeriggio la circolazione ferroviaria tra le stazioni di Villa San Giovanni e Bagnara, nel Reggino, interrotta stamani a causa dell'occupazione dei binari da parte di un centinaio di pescatori e delle loro famiglie. La decisione di sgomberare i binari è stata presa dai manifestanti, provenienti da diverse zone della Calabria, dopo che una loro delegazione è stata ricevuta dal prefetto di Reggio Calabria, Francesco Musolino. La protesta, che ha provocato lo stop della circolazione ferroviaria in entrambe le direzioni, è stata attuata contro la normativa Ue che vieta l'utilizzo delle "spadare", reti da posa utilizzate per la pesca del pescespada, e per i costi del carburante utilizzato dalle imbarcazioni, lievitati, secondo molti dei rappresentanti delle marinerie interessate, in modo notevole per l'aumento del prezzo del greggio. Numerosi i disagi per i viaggiatori anche se durante l'interruzione Trenitalia ha effettuato servizi sostitutivi con pullman tra le stazioni di Villa San Giovanni e Rosarno.

Il blocco della stazione di Bagnara. Un centinaio di pescatori di Bagnara Calabra, con le loro famiglie, sta occupando i binari nei pressi della stazione ferroviaria della cittadina per protestare contro la normativa europea che regola l'uso delle spadare messe fuorilegge dalla Ue. Il traffico ferroviario è interrotto nei due sensi di marcia. Sul posto, fa sapere Trenitalia, per tentare di convincere i manifestanti si sta recando il sindaco della cittadina. Presenti anche agenti della Polfer e della Digos di Reggio Calabria.

Gianni: Non cedere alle proteste. Alessandro Giannì, responsabile della campagna mare di Greenpeace, ha stigmatizzato la protesta dei pescatori che, in provincia di Reggio Calabria, hanno bloccato i binari delle Ferrovie per protesta contro la messa al bando delle spadare. "Lo stop alle reti spadare, vietate dal 2002 - ha detto Giannì -, deve essere garantito. Cedere alle proteste di una categoria che prima ha ricevuto denaro per la riconversione delle attività e poi ha invece continuato a usare attrezzi vietati dalle normative è inaccettabile", Da Greenpeace è venuto un riconoscimento per "l'importanza dell'attività di controllo e repressione - messa in atto dalla Guardia Costiera, dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza - che in questi ultimi anni ha cercato di limitare il fenomeno della pesca pirata. Occorre una politica seria che, partendo dall'affermazione del principio di legalità e di tutela dell'ambiente, valorizzi le attività di pesca compatibili"

Deputati PDL “Rivedere le sanzioni”: Un emendamento in materia di pesca interamente soppressivo dell'art.8 del decreto legge n. 59 del 2008 recante ''Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia della Comunita' europea'' e' stato presentato dai deputati del Pdl Giovanni Dima, primo firmatario, Carlo Ciccioli, Nicolo' Cristaldi, Fabio Granata e Nino Foti. ''Il decreto, che e' stato formulato ed approvato dal governo Prodi e che e' attualmente in discussione a Montecitorio per la sua conversione in legge, all'art. 8 - e' scritto in un comunicato - prevede l'inasprimento delle sanzioni amministrative e pecuniarie a carico degli operatori ittici per le violazioni alla normativa vigente sull'utilizzo delle attrezzature da pesca''. ''Se la conversione del decreto in questione - ha affermato Dima - e' necessaria per l'attuazione degli obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di Giustizia europea, cio' non toglie, pero', che possano essere riviste quelle sue parti che prevedono un ingiustificato ed irrazionale aggravio sanzionatorio ai danni di un settore che dovrebbe, semmai, essere maggiormente valorizzato e tutelato soprattutto in sede comunitaria''. ''Con questo emendamento al decreto che ha provocato le forti proteste della marineria calabrese e di Bagnara in particolare - ha proseguito ancora Dima - non vogliamo salvaguardare chi viola le disposizioni di legge in materia di pesca, ma soltanto far si' che le stesse sanzioni non abbiano carattere persecutorio ma siano ragionevolmente commisurate al tipo di violazione commessa e riflettere anche sul tema delle 'taglie minime' che, nella versione contenuta nell'attuale norma, rappresenta un ulteriore problema da affrontare nella maniera piu' appropriata ed approfondita possibile nell'interesse degli operatori ittici''. ''Chiediamo in sostanza - ha concluso Dima - che alla pesca si guardi finalmente come ad un settore produttivo che puo' contribuire seriamente allo sviluppo ed al consolidamento delle economie locali ed e' per questi motivi che chiederemo al governo nazionale un impegno forte, soprattutto in sede comunitaria, per la tutela e la valorizzazione del comparto ittico''.

 

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