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Blitz della DIA a Reggio

 

Politico arrestato a Reggio, secondo un pentito è referente dei Rugolo. Per la DDA Princi voleva guidare la cosca. Pignatone "Vicenda squallida"

07 mag 08 Nino Princi, l'imprenditore ferito nell'attentato fatto il 26 aprile scorso a Gioia Tauro, voleva subentrare al suocero, Domenico Rugolo, nella guida dell'omonima cosca della 'ndrangheta. E' quanto hanno riferito i magistrati della Dda di Reggio Calabria che hanno condotto l'inchiesta, in cui è indagato anche Princi, che ha portato all'arresto di Rugolo e del genero, Pasquale Inzitari, esponente dell'Udc. I magistrati hanno anche riferito che Domenico Rugolo e Nino Princi si sarebero recati ad un incontro con alcuni esponenti di spicco della cosca Alvaro di Sinopoli nel tentativo di dirimere i contrasti tra lo stesso gruppo Rugolo e quello capeggiato da Teodoro Crea, legato da vincoli familiari con gli Alvaro. Gli inquirenti hanno fatto anche riferimento al ruolo svolto nella vicenda da Pasquale Inzitari, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Inzitari, secondo l'ipotesi accusatoria, si sarebbe adoperato per consentire l'espansione della cosca Rugolo al di fuori del territorio di Castellace ed in particolare a Rizziconi, dove, secondo gli investigatori, avrebbe realizzato iniziative commerciali sotto l'egida della cosca Rugolo. Nell'ambito della stessa operazione della Dda di Reggio Calabria, denominata Saline, sono stati sequestrati beni riconducibili a Princi e Rugolo per un valore di 15 milioni di euro. Tra i beni sequestrati ci sono 11 terreni ed otto società, oltre al 16 per cento del profitto della vendita del centro commerciale 'Il porto degli ulivi' di Rizziconi.

Princi sempre grave. E' ancora ricoverato nel reparto di rianimazione degli ospedali riuniti di Reggio Calabria, e la prognosi per lui resta riservata, Nino Princi, l'imprenditore ferito nell'attentato dinamitardo fatto il 26 aprile scorso a Gioia Tauro. Princi è stato investito dallo scoppio di un ordigno collocato sotto la sua automobile fatto esplodere con un radiocomando. A causa dello scoppio Princi ha perso gambe, braccia e la vista. Le sue condizioni restano stazionarie in un quadro clinico estremamente compromesso a causa della gravità delle lesioni subite che non hanno, comunque, toccato organi vitali.

Secondo un pentito Inzitari referente politico cosca. Pasquale Inzitari, esponente dell'Udc reggina e candidato non eletto alle ultime elezioni politiche, per il collaboratore di giustizia Girolamo Fabio Bruzzese, era il referente politico della cosca Crea. Inzitari, arrestato stamani nell'operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dalla Squadra mobile e dalla Dia, è cognato di Nino Princi, l'imprenditore rimasto gravemente ferito il 26 aprile scorso a Reggio Calabria nell'esplosione di un ordigno collocato sotto la sua auto. Il pentito Bruzzese sostiene che Inzitari non è stato affilato, ma lo indica come "vicino alla cosca". Bruzzese dice che era una sorta di referente politico della cosca "che lo appoggiava sistematicamente in occasione delle varie campagne elettorali al comune, alla provincia ed alla regione, per cui nel settore politico-amministrativo era affidabilissimo". Gli inquirenti sottolineano che Inzitari era legato ai Crea da "rapporti di comparatico" che, nella cultura ndranghetistica, costituiscono "un forte vincolo ed una garanzia di affidabile contiguità "

UDC sospende Inzitari. La segreteria nazionale dell'Udc, "in merito alla vicenda giudiziaria che vede coinvolto Pasquale Inzitari", rende noto di aver deciso cautelativamente la sospensione immediata dal partito, in attesa che si chiarisca la sua posizione nell'inchiesta. "L'Udc - prosegue la nota - conferma piena fiducia nella magistratura e auspica che la giustizia faccia il suo corso rapidamente e con il massimo scrupolo".

Due i pentiti nell’inchiesta. Sono due i pentiti dell'inchiesta che ha portato, la scorsa notte, all'arresto del presunto boss della 'ndrangheta Domenico Rugolo e del genero, l'esponente dell'Udc Pasquale Inzitari. Si tratta di Girolamo Biagio Bruzzese, ex esponente della cosca capeggiata da Teodoro Crea e figlio di Domenico, anch'egli affiliato al gruppo Crea, e di Saverio Mammoliti, detto Saro, ex capo dell'omonima cosca. Bruzzese ha deciso di collaborare nel 2000, nel periodo della sua latitanza. Una decisione che Bruzzese maturò quando, durante la latitanza, andarono a trovarlo le due figlie, esprimendo il loro desiderio di potersi ricongiungere al padre. La collaborazione di Bruzzese fu dettata anche dalla frattura con Teodoro Crea per il progetto di quest'ultimo di uccidere uno dei figli di Saverio Mammoliti come reazione contro la cosca Rugolo-Mammoliti. La collaborazione di Saverio Mammoliti, invece, risale al 1992 ed è considerata una delle più significative nella storia della 'ndrangheta in considerazione della sua levatura criminale. Le dichiarazioni di Mammoliti sono state riscontrate in numerosi processi tra cui quello per la faida di Oppido Mamertina che ha portato alla condanna all'ergastolo del presunto boss Giuseppe Mazzagatti.

Pignatone “Vicenda squallida”. ''Mi ha colpito lo squallore di questa vicenda, contrassegnato dagli alti e bassi dei rapporti tra le cosche Rugolo e Crea, che saltano definitivamente dinanzi agli interessi economici, agli affari sporchi, fino a vendere il 'nemico' allo Stato, non per senso di giustizia, naturalmente". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, illustrando i risultati dell'operazione Saline contro la cosca Rugolo. Il "nemico", un tempo "amico", di Domenico Rugolo, presunto capo dell'omonima cosca, era Teodoro Crea, presunto boss di Rizziconi, imparentato con i vertici della cosca Alvaro di Sinopoli, che taglieggiava con continue richieste di tangenti i proprietari del centro commerciale Porto degli Ulivi, una società di cui una quota del 16%, secondo quanto ha riferito il dirigente della Dia di Reggio Calabria, col. Franco Falbo, era finita nelle mani di Nino Princi, l'imprenditore ferito nell'attentato a Gioia Tauro del 26 aprile scorso, ma di fatto a disposizione del suocero, Domenico Rugolo. Poi la cattura da parte della polizia di Stato, nel luglio del 2006, di Teodoro Crea, latitante in una zona sotto il controllo dei Rugolo, il suo vano tentativo di fuga nelle campagne, trasportato sulle spalle proprio da Mico Rugolo, un gesto per certificare la propria "lealtà" e che invece, hanno sostenuto gli inquirenti, viene scoperto come una "tragedia", "una delazione", allo scopo di liberarsi di un temibile concorrente. "Nella mia esperienza palermitana - ha detto ancora Pignatone - non ricordo vicende dai retroscena così squallidi". Nel corso dell'inchiesta, secondo quanto è stato riferito nell'incontro con i giornalisti di inquirenti ed investigatori, sono state ricostruite tutte le vicende finanziarie relative alla gestione del centro commerciale Porto degli ulivi di Rizziconi con al centro la società Devin, originariamente costituita dall'esponente dell'Udc Pasquale Inzitari, arrestato nel corso dell'operazione, e da altri due soci. La società riesce, ad un certo punto, a vendere per 11,6 milioni di euro al colosso bancario Credit Suisse l'intera proprietà del "Porto degli Ulivi". Di quella cifra, secondo quanto hanno riferito gli inquirenti, già 2,8 milioni di euro erano rientrati in Italia, finendo in un conto domiciliato presso una filiale della Deutsche Bank, e quindi nella disponibilità, almeno in parte, della "famiglia" Rugolo. L'operazione è stata chiamata Saline perché la Devin aveva tentato di comprare la vastissima area delle ex Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato ubicate a Saline Ioniche per realizzare anche lì un centro commerciale.

Grasso “Servono indagini agili”. ''Sarebbero necessari degli strumenti d'indagine più agili e più rapidi per potere intervenire quando si profilano scontri tra cosche mafiose, in maniera da prevenire, oltre che reprimere, fatti così gravi". Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, facendo riferimento all'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto di Pasquale Inzitari, esponente dell'Udc. Inzitari è cognato di Nino Princi, l'imprenditore ferito nell'attentato fatto il 26 aprile scorso a Gioia Tauro. Princi é indagato nella stessa inchiesta che ha portato stamattina all'arresto di Inzitari e del suocero dello stesso imprenditore, il presunto boss Domenico Rugolo. "Penso - ha aggiunto Grasso - che il fatto che nell'inchiesta fosse indagato Inzitari, candidato nelle recenti elezioni politiche, possa avere fatto procrastinare l'emissione delle misure cautelari, inducendo in questo senso gli inquirenti ad una prudente attesa. Una valutazione sicuramente corretta che però ha determinato effetti negativi con l'attentato a Princi. Attentato che, comunque, non si poteva assolutamente prevedere"

Cordopatri “Operazione conferma riciclaggio”. - ''L'operazione odierna della Dda di Reggio Calabria, con gli arresti di Pasquale Inzitari e di altri esponenti mafiosi, conferma e rafforza le mie dichiarazioni accusatorie sul riciclaggio al centro commerciale Porto degli ulivi di Rizziconi, prospettato allo stesso ufficio di Procura anni addietro e poi archiviate". Lo sostiene, in una dichiarazione, la testimone di giustizia Maria Giuseppina Cordopatri. "L'oscuro episodio intimidatorio da me subito lunedì scorso con modalità tutte da chiarire da parte dell'autorità giudiziaria, cui ho presentato denuncia - aggiunge Maria Giuseppina Cordopatri - si spiega alla luce del condizionamento operato nei confronti di quei pochi cittadini calabresi che ancora osano rivolgersi all'autorità giudiziaria, e, in assenza di risposta, all'opinione pubblica".

 

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