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Processo Fortugno
Processo Fortugno: teste difesa indicato come soggetto di interesse operativo 16 mag 08 Si è svolta, davanti ai giudici della Corte d'assise di Locri, l'udienza del processo contro presunti mandanti ed esecutori dell'omicidio del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre 2005. Il primo teste ascoltato è stato il maresciallo della guardia di finanza Tiziano Varese che ha riferirito su alcune relazioni di servizio fatte nel 1997 e nel 1998 nell'ambito di un'indagine fiscale condotta a Bianco su imprenditori e commercianti. Tra questi figura anche Gianni Livigni, un ottico, che ha detto di avere visto Giuseppe Marcianò, indicato, insieme al padre, Alessandro, come il mandante del delitto, tra le 16 e le 17 del 16 ottobre 2005 nel centro commerciale Peguy di Cinquefrondi. Successivamente hanno riferito i carabinieri intervenuti il giorno del delitto. Nel processo per l'assassinio di Fortugno sono imputati per l'omicidio, oltre Alessandro e Giuseppe Marcianò, anche Salvatore Ritorto e Domenico Audino. Altri quattro imputati, Vincenzo Cordì, Antonio e Carmelo Dessì e Alessio Scali, rispondono di associazione per delinquere di tipo mafioso. Teste difesa, soggetto di interesse operativo. Gianni Livigni, l'ottico di Bianco che ha detto di avere visto Giuseppe Marcianò, in un centro commerciale di Cinquefrondi il giorno dell'omicidio di Francesco Fortugno, era "un soggetto di interesse operativo". A dirlo è stato il maresciallo della guardia di finanza, Tiziano Varese, deponendo in aula nel processo contro presunti mandanti ed esecutori dell'omicidio Fortugno. Varese è autore di alcune relazioni di servizio risalenti al 1997 e al 1998 su indagini compiute dalla finanza su imprenditori e commercianti di Bianchi tra i quali lo stesso Livigno. Il sottufficiale della guardia di finanza non è entrato nel merito dello sviluppo delle indagini. Successivamente ha deposto un maresciallo dei carabinieri, Giuseppe Zappalà, che ha pure parlato di Livigni. E' stata poi la volta di un altro sottufficiale dei Carabinieri, il maresciallo Antonio Guarnieri, il primo ad intervenire a Palazzo Nieddu di Locri, teatro dell'omicidio di Fortugno. Il sottufficiale ha riferito di avere sentito alcuni testimoni e che questi gli avevano detto di avere visto il sicario fuggire a bordo di un'auto scura. Sullo stesso argomento ha poi deposto il maggiore dei carabinieri Maurizio Biasin, all'epoca dei fatti capitano in servizio alla Compagnia di Locri, il quale ha riferito che nessuno dei testi sentiti all'epoca gli aveva indicato il colore dell'auto a bordo della quale era fuggito l'autore del delitto. L'ufficiale ha invece riferito che le due persone sentite direttamente da lui si erano concentrate sulla descrizione delle caratteristiche fisiche del sicario e che gli avevano riferito che l'uomo etra vestito di scuro e teneva il cappuccio della felpa calato sul viso per non farsi riconoscere. Il processo è stato poi aggiornato a lunedì prossimo.
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