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Ex collaboratore di giustizia ucciso a Reggio

 

L’ex pentito ucciso a Reggio aveva collaborato a molte inchieste, fatto fuori perché stava riemergendo

05 mag 08 Aveva collaborato a molte inchieste importanti, tra cui quella per l'omicidio dell'ex presidente delle Ferrovie dello Stato, Lodovico Ligato, ucciso nell'agosto del 1989, Antonino Gullì, l'ex pentito di 'ndrangheta ucciso ieri sera a Reggio Calabria. Gulli' era stato uno dei pentiti che avevano raccontato la "storia" della 'ndrangheta e delle sue imprese piu' efferate. Nelle due dichiarazioni aveva anche parlato dei presunti rapporti con la 'ndrangheta dell'ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena jr.. La sua collaborazione con la giustizia, iniziata nel 1995, e s'interruppe, dopo alterne vicende, nel 2002, anno in cui Gullì decise di ritrattare tutte le due dichiarazioni. Una decisione che determinò la revoca per Gullì del programma di protezione ed il suo ritorno ad una vita normale, senza essere sottoposto, tra l'altro, ad alcun provvedimento giudiziario. Dopo la fine della sua collaborazione con la giustizia, Gullì, un tempo affiliato alla cosca Rosmini-Serraino, restò a Reggio Calabria. Una decisione che, secondo gli investigatori, dimostra la sua autorevolezza e la sicurezza di non poter subire alcuna conseguenza per la sua collaborazione con giustizia. Una collaborazione che aveva portato, tra l'altro, alla scoperta delle trame legate alla guerra di mafia scatenatasi in città tra le fine degli anni '80 e gli inizi degli anni '90, con 700 morti ammazzati in poco meno di tre anni. Gullì, dopo la conclusione della sua collaborazione con giustizia, non soltanto restò a Reggio Calabria ma, secondo gli investigatori che ora indagano sul suo omicidio, riprese i contatti con gli ambienti della criminalità organizzata, acquistando, in questo senso, un ruolo sempre più importante ed autorevole. L'uomo avrebbe ripreso i suoi traffici illeciti incentrati, in particolare, sul traffico della droga e sulle estorsioni. Un'ascesa che, a detta degli investigatori, avrebbe provocato problemi nei rapporti di potere le cosche reggine della 'ndrangheta. ''Uccidendo Gullì- è stato riferito dagli inquirenti - hanno voluto bloccare la sua nuova ascesa criminale, che, evidentemente, stava dando fastidio a molti". Secondo la squadra mobile reggina, inoltre, "se avessero voluto fare pagare a Gullì la sua collaborazione con la giustizia, lo avrebbero ucciso prima e, presumibilmente, con modalità più eclatanti per dare un segnale anche ad altri pentiti di 'ndrangheta''. Resta il fatto dell'ennesimo delitto 'di rilievo' in Calabria nell'ultimo mese, segno che gli equlibri interni ai vari 'locali' di 'ndrangheta sono saltati tutti dopo l'arresto del 'supremo', il superlatitante Condello, catturato dai Ros.

Ucciso perché stava riemergendo. Non una vendetta per la sua collaborazione con la giustizia ma per contrasti che avrebbe avuto di recente con altri esponenti della criminalita', di cui la vittima era tornata a fare parte. E' quanto ha riferito un investigatore in relazione al movente dell'omicidio dell'ex collaboratore di giustizia Antonino Gullì, ucciso ieri sera a Reggio Calabria. Secondo la Polizia, che sta indagando sull'omicidio, Gullì, ex affiliato alla cosca Serraino, dopo la conclusione della sua collaborazione con la giustizia, nel 2002, era rimasto a Reggio Calabria non temendo alcuna vendetta per le sue dichiarazioni. E questo, a detta degli investigatori, a dimostrazione del suo spessore criminale. Gullì aveva aperto un'officina meccanica, ma in realtà avrebbe ripreso i contatti con gli ambienti della criminalità organizzata assumendo in questo senso un ruolo sempre più importante. Droga ed estorsioni sarebbero state le attività criminali in cui Gullì si sarebbe attivato, riallacciando i rapporti con esponenti di alcune cosche. Un'attività che lo avrebbe esposto alla vendetta di altri esponenti della criminalità, suoi concorrenti nella gestione di specifiche attività criminali e che hanno deciso di passare all'azione ordinandone l'assassinio. "Se avessero voluto fargli pagare la sua collaborazione con la giustizia - ha aggiunto l'investigatore - lo avrebbero ucciso prima e, presumibilmente, con modalità più eclatanti per dare un segnale anche ad altri pentiti di 'ndrangheta''

 

 

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