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Militare di Vibo morto per sospetta contaminazione uranio

 

Militare di Vibo morto per tumore, si sospetta contaminazione da uranio

10 lug 08 Un altro militare morto per presunta contaminazione da uranio impoverito. La denuncia arriva via internet, sul sito vittimeuranio.com, dai familiari del giovane, un paracadutista della Folgore di 24 anni, originario di Vibo Valentia e in servizio a Pistoia. E' morto il 7 luglio scorso per un tumore. "Noi parenti sosteniamo che la malattia sia dovuta all'uranio impoverito", scrive la cugina. Sull'episodio non si conoscono altri dettagli. Non viene specificato, in particolare, se il militare sia stato impiegato anche all'estero, in teatri operativi dove è stato fatto uso di munizionamenti all'uranio impoverito.

Il padre “Era partito sano”. Il padre del paracadutista morto per un tumore, Tonio Currao, comandante del carcere minorile di Catanzaro, racconta che il patologo che visito' il figlio Domenico al Celio ammise che ''non aveva mai visto una malattia tanto aggressiva''. Tonio Currao, raggiunto telefonicamente a Vibo Valentia, spiega anche che assieme al figlio ha visto altri ragazzi con malattie simili, ''alcuni sono morti - dice -, altri lottano ancora''. Currao sottolinea poi che il figlio ''dalla caserma di Pistoia era partito sano'' per il Libano. ''Mio figlio - racconta - era di stanza a Pistoia dal 2003, ha partecipato a missioni in Kosovo, Sudan e in Libano, dove nel giugno 2007, a due mesi dall'arrivo ha manifestato i sintomi piu' gravi della malattia per i quali fu trasferito a bordo dell'aereo presidenziale all'ospedale del Celio di Roma. Il 2 giugno scorso ha avuto l'aggravamento che lo ha portato alla morte lunedi' scorso. Ma dalla caserma di Pistoia era partito sano''.

Era stato in Kosovo, Sudan e Libano. Un rabdomiosarcoma embrionario era stato diagnosticato fin dal giugno 2007 a Domenico Currao, il 24enne originario di Vibo Valentia, paracadutista della Folgore di stanza al 183° reggimento Nembo di Pistoia, deceduto lunedì scorso, secondo i familiari, per contaminazioni da uranio impoverito. A comunicarlo è lo stesso reggimento Nembo. Currao aveva partecipato a missioni in Kosovo (cinque mesi nel 2003), in Sudan (tre mesi nel 2005), in Libano da dove un mese e mezzo dopo l'arrivo venne trasferito al Policlinico militare del Celio di Roma dove è rimasto fino al giorno della morte. Il Nembo comunica che ai funerali del paracadutista a Vibo Valentia erano presenti il comandante del 183° Reggimento Paracadutisti Nembo Col. Massimo Mingiardi assieme a 5 Ufficiali, 3 Sottufficiali e 30 Paracadutisti del 183° Reggimento che hanno effettuato un picchetto d'onore in armi. I colleghi della Compagnia Leoni hanno trasportato il feretro coperto dal Tricolore.

Il Padre “Autorità militari vicine”. "Le autorità militari ci sono state vicine". E' quanto ha detto Tonio Gurrao, padre di Domenico, il paracadutista della Folgore di Vibo Valentia morto il 7 luglio. "Abbiamo chiesto - ha aggiunto - il riconoscimento della causa di servizio ed ora attendiamo che l'iter faccia il suo corso. In verità, però, lo Stato ci è sempre stato vicino fornendoci tutto il supporto necessario. I medici che avevano in cura mio figlio ci dissero che anche loro si meravigliavano dell'aggressività della malattia e che in passato non avevano mai visto nulla del genere". Gurrao ha poi ricordato gli ultimi momenti di vita di suo figlio dicendo che "mezz'ora prima di morire Domenico mi ha chiesto di uscire dall'ospedale. L'ho accompagnato fuori dall'ospedale militare del Celio ed in quella occasione lui continuava a guardare il cielo ed a sorridere". "Poi siamo rientrati nell'ospedale - ha concluso - lui si è appoggiato con il mento sulle mie mani e, mentre continuava a guardare il cielo attraverso la finestra, ha chiuso gli occhi ed é morto"

 

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