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Rapporto WWF sugli incendi

 

Rapporto WWF sugli incendi: Pollino ed il crotonese tra le 17 aree aree a rischio

17 lug 08 E' stato quello del Pollino uno dei parchi italiani più colpiti dagli incendi nel 2007. Lo rileva lo studio "Incendiometro 2008" del Wwf. Il parco, dove lo scorso anno sono andati distrutti 6.959 ettari di cui 2.952 di bosco, rientra nelle 17 aree italiane più pregiate ad alto rischio di incendi estivi indicati nel rapporto del Wwf realizzato per aiutare la macchina organizzativa nella lotta contro il fuoco. Gli "hot spots" sono concentrati nel centro e sud e vanno dall'Appennino Tosco-Emiliano, fino alle aree boscate di Calabria e Basilicata (Cilento, Val d'Agri, Pollino), o al Marchesato di Crotone per finire con Sicilia e Sardegna. Secondo il Wwf, nel 2007 il danno economico per le foreste bruciate è stato di oltre 640 milioni di euro, più altrettanti per le aree non boscate. Con il rapporto, il Wwf chiede di concentrare tutti gli sforzi affinché il 2008 "passi alla storia come l'anno X per la prevenzione contro la piaga degli incendi". "L'auspicio - è scritto in una nota - è quello di uscire finalmente dalla gestione commissariale per imparare a gestire e governare l'ordinario. Purtroppo la media dei Comuni che hanno redatto il catasto delle aree incendiate è ancora bassissima, circa 1 su 4, ed i vincoli derivanti dalla catalogazione del terreno percorso dal fuoco sono ancora sono inattivi per buona parte del territorio". Il Wwf ha voluto porre l'attenzione proprio sulle aree più vulnerabili scrivendo ai 671 Comuni che ricadono nei 17 "hot spots" per "sollecitare l'applicazione di piani di prevenzione e la redazione dei catasti. E' qui - prosegue la nota - che occorre la maggiore prevenzione contro il consumo del suolo e altre attività, tra cui la caccia e il pascolo, per non impoverire ulteriormente il nostro patrimonio naturale più prezioso". Il Wwf sottolinea poi come un incendio distruttivo di un ettaro di pineta può causare la morte di 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e 5 milioni di insetti. Nel rapporto del Wwf vengono anche citati modelli virtuosi di prevenzione e tra questi viene segnalato il Piano annuale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi di cui l'Ente Parco del Pollino, primo parco nazionale ad averlo fatto, si è dotato Il piano, presentato nelle scorse settimane, prevede 40 punti di avvistamento, 68 automezzi di cui 9 autobotti, 6 cavalli per il servizio di controllo, 150 punti di rifornimento idrico, 21 comandi stazione del Corpo forestale dello Stato, con 73 unità, 240 operatori suddivisi in 40 squadre, 14 associazioni di volontariato coinvolte, 190.000 ettari di territorio protetto da salvaguardare. Il piano prevede anche un "contratto di responsabilità" tra parco e associazioni di volontariato col quale si stabilisce un rimborso spese massimo che può ridursi a seguito del verificarsi di incendi nell'area di competenza. Anche quest'anno, inoltre, le 130 aree protette dal Wwf saranno in allerta contro gli incendi su un territorio complessivo di circa 37.000 ettari. In 7 delle 17 aree più a rischio italiane ricadono 10 Oasi. L'attività principale del personale e dei volontari espressamente formati del Wwf è l'avvistamento dei focolai che vengono segnalati al Corpo forestale, i vigili del fuoco e le autorità preposte allo spegnimento. Proprio domenica scorsa, durante una manifestazione che vedeva coinvolte le famiglie di ragazzi diversamente abili, nell'Oasi dell'Angitola, a Maierato (Vibo Valentia), un vasto incendio sviluppato all'interno dell'area protetta, ha messo in allarme i volontari del Wwf che hanno allertato il Corpo forestale dello Stato e il Servizio regionale antincendi che per domare le fiamme, ha dovuto impiegare, oltre ad una autobotte, anche un elicottero partito dalla base di Germaneto. Un intervento che è servito a scongiurare danni ben più gravi alla vegetazione collinare.

17 aree a rischio. Dopo il 2007, vero e proprio "annus horribilis" per le foreste, il 2008 dovrà passare alla storia come l' anno "X" per la prevenzione degli incendi. E' questo l'auspicio del Wwf, che ha presentato oggi i dati del dossier "Incendiometro 2008". Obiettivo fondamentale per l' associazione ambientalista è quello di uscire dalla gestione commissariale per imparare a gestire e governare l'ordinario. Nel 2007 sono andati in fumo oltre 227.729 ettari di superficie, di cui 116.602 boscati (il 27% dei quali ricadenti in aree protette), per un danno economico di oltre 640 milioni di euro considerando solo i boschi. A rischio la biodiversità made in Italy: 17 le perle più a rischio incendi. Sul fronte delle cause, il dolo, nel 2007, ha inciso per il 65% sul totale roghi. Ecco la fotografia scattata dal Wwf:
LE SPECIE PIU' COLPITE: Nelle 17 aree a rischio segnalate dal Wwf vivono specie preziose particolarmente vulnerabili nel periodo estivo agli incendi spesso perché coincidente col periodo riproduttivo. Tra queste ci sono anfibi come la Rana di Lataste e la Salamandra pezzata appenninica; rettili tra cui la Lucertola delle Eolie e la Testuggine di Hermann. Tra i mammiferi il Quercino sardo, il Capriolo italiano, il Gatto selvatico e la Martora. E' stato calcolato che un incendio distruttivo di un ettaro di pineta può causare la morte di 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e 5 milioni di insetti.
UN PATRIMONIO IN FUMO: I benefici apportati dalle foreste in termini di servizi naturali offerte è immenso e va dalla regolazione dell'atmosfera e del clima, alla protezione da inondazioni, siccità, frane, dissesto idrogeologico, oltre ai benefici che derivano dal valore estetico, ricreativo e turistico. In uno studio condotto dal Wwf Spagna, si è calcolato che il danno economico causato dagli incendi forestali corrisponde a 5.500 euro per ettaro di bosco incendiato, senza considerare i danni permanenti e il valore delle specie animali e vegetali distrutte. Considerando questi valori, nel 2007 il nostro Paese ha letteralmente bruciato oltre 640 milioni di euro, solo per gli incendi boschivi, e un valore forse equivalente per gli altri 111.000 ettari andati in fumo di ambienti non forestali. Una perdita immane, considerato anche che occorrono circa 100 anni a un bosco di latifoglie, come le faggete e quercete, per ricrescere, mentre 'bastano' alcune decine alla macchia mediterranea.
CLIMA, USO DEL SUOLO E LA MANO DELL'UOMO: Il rischio incendio é determinato soprattutto dal clima secco, l'uso del suolo e dunque le caratteristiche della vegetazione e la topografia. In un territorio montano, infatti, l'incendio avrà più probabilità a diffondersi rapidamente rispetto alla pianura. Ma la piaga è quasi sempre da ricondurre all' 'opera dell'uomò e non al fenomeno dell'autocombustione, rarissimo (appena lo 0,6-0,7 % del totale) e quindi irrilevante nel nostro paese. Gli incendi dolosi sono aumentati nel 2007: dal 59,9% al 65% del totale, un fenomeno preoccupante perché gli incendi boschivi dolosi sono stati ben 7.000.
MODELLI VIRTUOSI DI PREVENZIONE: Nella lotta contro gli incendi boschivi il Wwf ha evidenziato due modelli virtuosi di prevenzione. Il primo è quello messo in atto dalla Provincia di Macerata, che in soli 5 anni, dal 2000 al 2005, ha visto passare la superficie di bosco incendiato da 452 ettari a soli 52. Il Piano ha un'altra particolarità: è estremamente efficace dal punto di vista economico, costando appena 66.000 euro per il controllo di 215.000 ettari di superficie coinvolta. L'altro modello è quello avviato dal Parco del Pollino, l'anno scorso tra i più colpiti in assoluto, con 6.959 ettari di cui 2.952 di bosco, sono andati in fumo nel 2007. Per prevenire una nuova emergenza l'Ente Parco guidato da Domenico Pappaterra si è dotato, primo parco nazionale ad averlo fatto, di un Piano Annuale per la programmazione delle Attività di Previsione, Prevenzione e Lotta Attiva contro gli Incedi Boschivi.

 

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