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Processo Fortugno

 

Processo Fortugno, depone Zavettieri “Matrice politico-mafiosa, fu bloccata fase di rinnovamento”

24 lug 08 Il tentato omicidio di Saverio Zavettieri ed il delitto di Francesco Fortugno hanno avuto una comune matrice "politico-mafiosa" finalizzata all'eliminazione fisica finalizzata per liberarsi di un avversario di ostacolo ai propri disegni". A dirlo è stato lo stesso Zavettieri, segretario de I Socialisti, deponendo oggi al processo Fortugno. In tre ore di deposizione, rispondendo alle domande del pm Mario Colamonaci, Zavettieri ha parlato di "affinità e analogie" tra i due episodi. "In entrambi - ha detto - non ci sono stati preavvisi né rivendicazioni. L'obiettivo era l'eliminazione fisica. Inoltre erano messaggi anche per i rispettivi presidenti. Nel mio caso Chiaravalloti, 'invitato' a farsi da parte, mentre nel caso di Fortugno il messaggio era per Loiero per dirgli 'attento a cosa fai perche' ci siamo anche noì. Nel centrosinistra c'era il sovraffollamento tra chi già c'era e chi era arrivato dopo". "Bisognava prestare attenzione - ha sostenuto, ancora, Zavettieri - ai portatori di interessi illeciti, di chi, politicamente, passa da uno schieramento all'altro". L’udienza del processo contro presunti mandanti ed esecutori dell'omicidio del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno.era iniziata questa mattina, davanti ai giudici della Corte d'assise di Locri. Zavettieri, in più occasioni, aveva sostenuto che il delitto Fortugno avrebbe potuto essere evitato se fossero state compiute indagini sul tentato omicidio di cui l'esponente socialista rimase vittima nel febbraio 2004, quando era assessore regionale alla Cultura. Nell'occasione, persone rimaste ignote spararono con un fucile contro la vetrata dell'abitazione di Zavettieri, a Bova Marina, che resistette perché blindata. Per l'omicidio di Fortugno sono imputate quattro persone: Salvatore Ritorto, indicato come l'esecutore materiale; Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, che sarebbero stati i mandanti del delitto, e Domenico Audino. Con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso sono imputati Vincenzo Cordì, Antonio e Carmelo Dessì e Alessio Scali.

Bloccata fase di rinnovamento. Con l'omicidio Fortugno "si è bloccata la politica di rinnovamento in Calabria". A dirlo è stato Saverio Zavettieri deponendo al processo per il delitto di Francesco Fortugno. "In questa politica di cambiamento - ha aggiunto - rientravano anche alcune mie iniziative, quali l'eliminazione delle Aziende sanitarie, che sono macchine di voti, ed il cambiamento in altri enti che sono dei 'carrozzoni'". Zavettieri ha poi sostenuto di non avere mai visto di buon occhio i monogruppi in Regione. "Chi non ha un partito alle spalle - ha detto - è spinto a portare avanti iniziative di interesse personale". Parlando del tentato omicidio subito nel febbraio 2004, Zavettieri ha detto che bisognerebbe indagare "su un gruppo reggino del centrodestra, ad esclusione del Pri, e sui componenti dei monogruppi che a mio avviso avrebbero potuto avere grossi interessi dalla mia eventuale eliminazione". Rispondendo poi ad una domanda del pm sui passaggi di schieramento, Zavettieri ha sostenuto che nel 2005, prima delle elezioni regionali, l'ex senatore Pietro Fuda fu "il principale fautore del passaggio al centrosinistra di Domenico Crea", ex consigliere regionale e attualmente detenuto nell'ambito di un'inchiesta su presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore della sanità.

Il ferimento di Audino. Dopo la deposizione di Saverio Zavettieri nell'udienza del processo per l'omicidio Fortugno è stato sentito il capitano dei carabinieri Emanuele Spiller. L'ufficiale, già comandante del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Locri (all'epoca era tenente), ha parlato del ferimento di Domenico Audino, uno degli imputati del processo, sostenendo di avere redatto sull'episodio un'informativa nel gennaio del 2005. Spiller ha detto che in base alle informazione raccolte il ferimento di Audino sarebbe avvenuto a Bianco e non a Fabrizia. Successivamente è stato sentito un tecnico della Vodafone, Gennaro Esposito interpellato circa i contenuti di una telefonata intercorsa il 17 ottobre 2005, all'indomani dell'omicidio, tra Domenico Novella, chiamante, e Carmelo Dessì, chiamato. Esposito ha messo in evidenza le difficoltà di interpretare appieno i contenuti della conversazione intercettata per la presenza in sottofondo di rumori e interferenze. L'udienza è stata aggiornata al 29 luglio.

 

 

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