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Catturate a Milano le nuove leve della cosca Barbaro-Papalia

 

La Finanza di Milano arresta otto presunti affiliati alla cosca Barbaro-Papalia, catturate le nuove leve

10 lug 08 Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano ha arrestato nelle prime ore di questa mattina otto persone sospettate di appartenere alla cosca della 'ndrangheta dei Barbaro-Papalia. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite nell'hinterland milanese e sono state accompagnate da 19 perquisizioni che hanno coinvolto il capoluogo lombardo, alcuni comuni della provincia e la città di Reggio Calabria. Gli arrestati devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, riciclaggio aggravato dalle modalità mafiose e violazione delle normativa sulle armi. L’operazione è stata battezzata Cerberus.

Catturate le nuove leve: Sono le "nuove leve" della cosca guidata dai fratelli Domenico, Rocco e Antonio Papalia (tutti condannati per associazione di stampo mafioso e attualmente al regime carcerario 41bis) a essere finite in carcere con l'operazione 'Cerberus' della Guardia di Finanza che, su ordine del gip di Milano Piero Gamacchio e su richiesta del pm Alessandra Dolci, ha portato in carcere Domenico Barbaro, 71 anni detto l'australiano, i figli Salvatore e Rosario Barbaro di 33 e 36 anni, Pasquale Papalia (figlio di Antonio), 29 anni, Mario Miceli (era in carcere per rapina e sarebbe uscito oggi), 50 anni, Maurizio De Luna, milanese di 44, Maurizio Luraghi, 53 anni, e la moglie Giuliana Persegoni di 49 anni. Secondo gli investigatori il clan riceveva ordini direttamente dalle carceri in cui i fratelli Papalia, condannati nel noto processo Nord-Sud, sono detenuti. Il settore con cui il gruppo faceva soldi era quello delle movimentazione di terra e quello edile, in particolare in alcuni comuni dell'hinterland milanese tra cui Buccinasco, Corsico e Pogliana Milanese. Secondo gli investigatori "avevano raggiunto il quasi monopolio nella zona: se non eri amico degli amici non potevi vincere gli appalti". Non è escluso che alcuni di quegli appalti fossero pubblici, un aspetto su cui ora le indagini dovranno essere approfondite. A tutti gli arrestati è contestata l'associazione di stampo mafioso con l'esclusione di De Luna, accusato di riciclaggio con modalità mafiose. Gli indagati sono in tutto una ventina.

Una consorteria mafiosa. Era una "consorteria mafiosa", nelle parole del gip Piero Gamacchio, il gruppo guidato da Domenico, Salvatore e Rosario Barbaro e da Pasquale Papalia. Un gruppo che "avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo (...) ricorrendo altresì a ulteriori atti di intimidazione rappresentati da danneggiamenti e incendi sui cantieri, esplosioni d'arma da fuoco contro beni di altri imprenditori, incendi di vetture in uso a concorrenti o pubblici amministratori, minacce a mano armata, imposizione di un sovrapprezzo nei lavori di scavo, da destinare ai Papalia e alle loro famiglie, potendo contare così sulla conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini, acquisivano il controllo dell'attività di movimento terra nella zona sud ovest dell'hinterland milanese". Tanto da riuscire a imporre, spiega il gip, "agli operatori economici la loro necessaria presenza negli interventi immobiliari, ai pubblici amministratori del Comune di Buccinasco la liquidazione di somme di denaro per lavori mai autorizzati, così procurandosi ingiusto profitto (...) smaltendo altresì i rifiuti tossici derivanti dalla demolizione di edifici in discariche abusive, ovvero su aree pubbliche, che poi loro stessi chiedevano di bonificare". Era un'organizzazione con propaggini così capillari che nell'estate del 2004, a un mese dall'inizio delle indagini, sapeva già dell'esistenza di un'inchiesta della Guardia di Finanza, come emerge da un'intercettazione ambientale.

 

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