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Il 23% dei bimbi non va all'asilo

 

Tra liste d’attesa e caro rette il 23% dei bimbi italiani non va all’asilo e resta a casa. In Calabria sono il 32%

31 lug 08 Tra caro-rette e liste di attesa il 23% dei bimbi italiani non riesce a frequentare gli asili nido comunali. Lo rivela un'indagine di Cittadinanzattiva, diffusa oggi, che mostra come Lecco sia la città più cara - i genitori per mandare il pargolo alla scuola d'infanzia devono tirar fuori 572 euro al mese - e Udine quella che nel 2007-2008 ha fatto registrare l'incremento record: +23% rispetto all'anno precedente. L'analisi ha considerato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44.200 euro e relativo Isee (riccometro) di 19.900 euro. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali delle Amministrazioni comunali e oggetto della ricerca sono state le rette per la frequenza a tempo pieno (in media 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno) per cinque giorni a settimana.
RETTE IN CRESCITA Dopo un anno di sostanziale crescita zero (nel 2006/07 si era registrato un +0,7% rispetto all'anno prima), si registra un incremento medio delle tariffe dell'1,8% rispetto al 2006-2007, con 26 città che hanno ritoccato all'insù le rette e 4 capoluoghi che registrano incrementi a due cifre: Udine (+23%), Como (+16%), Trieste (+11,5%) e Foggia (+10%). Rispetto a un anno fa, al Nord la spesa media mensile è cresciuta del 3,5%, mentre è sostanzialmente stabile al Centro e al Sud.
IN CAMPANIA 40% BIMBI IN LISTA ATTESA Sebbene il numero degli asili nido comunali sia cresciuto del 3,3% rispetto al 2005, in media il 23% dei richiedenti rimane in lista d'attesa (percentuale che sale al 26% considerando solo i capoluoghi di provincia). Il poco edificante record va alla Campania con il 40% di bimbi in lista di attesa, seguita da Molise (36%), Sicilia e Lazio (34% ciascuno).
DOVE SI PAGA DI PIU' E DOVE DI MENO La Calabria è la regione più economica (118 euro) e il Trentino la più costosa (406 euro). Nella top ten delle 10 città più care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno, si confermano, rispetto al 2006-07, Lecco, Belluno, Bergamo, Mantova, Cuneo, Treviso, Sondrio e Vicenza, mentre Udine e Pordenone subentrano a Varese e Trento. Nella graduatoria delle 10 città meno care, prevalgono le realtà del Centro-Sud. In assoluto, la città più economica si conferma per il terzo anno consecutivo Roma, seguita da Chieti e Reggio Calabria.
3.110 ASILI E 130.244 POSTI A DISPOSIZIONE La regione che emerge per il più elevato numero di nidi è la Lombardia con 617 strutture e circa 27.000 posti disponibili, seguita da Emilia Romagna (540 nidi e 23.463 posti) e Toscana (399 nidi e 14.137 posti), ultima il Molise con soli sei asili per 219 posti disponibili. A livello nazionale si contano 3.110 asili nido comunali (+3,3% rispetto al 2005), dei quali il 44% è concentrato nei capoluoghi, per complessivi 130.244 posti disponibili (il 48% presso città capoluogo). Il servizio di asilo nido pubblico è presente solo nel 17% dei comuni italiani; nel loro insieme il 59% è concentrato nelle regioni settentrionali, il 27% al Centro e solo il restante 14% al Sud. Facendo un confronto tra i posti disponibili e la potenziale utenza, la copertura del servizio è del 6%, con un massimo del 16% in Emilia Romagna e un minimo dell'1% in Puglia, Calabria e Campania. In media, in Italia la copertura dei costi mensili del servizio è assicurata per il 40% dalle entrate rappresentate dalle rette pagate da chi usufruisce del servizio, e per il 60% da risorse dell'ente locale. Gli estremi sono rappresentati dalla Basilicata, dove le rette pagate dagli utenti coprono il 56% dei costi, e dalla Campania, dove invece tali rette coprono solo il 17% dei costi.

In Calabria sono il 32%. Le rette degli asili nido comunali in Calabria sono le più basse d'Italia, ma il 32% dei bambini non riesce ad accedere al servizio. Sono alcuni dei dati di un'indagine svolta da Cittadinanzattiva. Mandare un bambino all'asilo nido comunale costa ai calabresi 138 euro al mese, mentre la media nazionale è di 290 euro. Tra le città, sempre secondo i dati di Cittadinanzattiva, Reggio Calabria è una delle dieci meno care, con una retta pari a 167 euro. Dove è presente il servizio a tempo ridotto, ovvero 6 ore al giorno per cinque giorni alla settimana, si registra una differenza di 17 euro tra i capoluoghi di provincia più cari, Crotone e Cosenza (110 euro), e il meno caro, Vibo Valentia (93 euro). In positivo, rispetto allo scorso anno, le tariffe sono rimaste invariate in tutti i capoluoghi calabresi. A fronte di 893 domande presentate, in Calabria il 32 per cento dei richiedenti rimane in lista di attesa, a fronte di una media nazionale del 23 per cento. Considerando unicamente i capoluoghi di provincia calabresi, Crotone presenta le liste di attesa più alte, con il 58 per cento di domande respinte, seguita da Reggio Calabria (46%) e Cosenza (42%). Solo Campania (40%), Molise (36%), Lazio e Sicilia (34%) hanno fatto peggio della Calabria. Facendo un confronto tra i posti disponibili e la potenziale utenza, ovvero il numero di bambini tra zero e tre anni, secondo i dati di Cittadinanzattiva, in Calabria la copertura potenziale del servizio è dell'uno per cento, a fronte di una media nazionale del 6 per cento. Per questo indicatore, la Calabria è fanalino di coda, al pari di Puglia e Campania. "L'indagine - ha detto il vicesegretario generale di Cittadinanzattiva, Giustino Trincia - evidenzia l'ennesimo ritardo accumulato dal nostro Paese e l'abisso che ci separa dall'Europa. A più di 30 anni dalla legge 1044 del 1971, che istituì gli asili nido comunali, quelli esistenti sono poco più di 3.100, a fronte dei 3.800 asili pubblici previsti già per il 1976. Inoltre, siamo ben lontani dalla copertura del servizio del 33 per cento, come auspicato a livello comunitario entro il 2010". "I dati - ha concluso Trincia - confermano come il nostro Paese continui a soffrire della mancanza di una politica basata sulla promozione di servizi sociali, con la conseguenza che il sud continuerà a perdere colpi e il centro-nord a rincorrere condizioni più adeguate alle proprie esigenze, mentre migliaia di giovani famiglie saranno costrette ad arrangiarsi da sole".

 

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