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Muore dopo 4 ore di attesa al pronto socorso

 

I familiari dell’anziano morto dopo 4 ore di attesa presentano un esposto e smentiscono l’AS

04/01 Hanno presentato un esposto ai carabinieri di Vibo Valentia, i familiari di Orazio Maccarone, l'uomo di 88 anni morto a Vibo Valentia dopo quattro ore di attesa per un posto letto. Nella denuncia, depositata stasera, i familiari, di fatto, contestano la ricostruzione della vicenda fatta ieri dall'Azienda sanitaria provinciale e chiedono anche alla Procura di accertare l'adeguatezza dell'assistenza e delle cure prestate. Nell'esposto, fatto dall'avv. Francesco Muzzopappa, i figli di Maccarone lamentano il fatto che il padre sia rimasto oltre tre ore in pronto soccorso; che non e' stato reperito un posto letto sebbene, sostengono, fosse stata dichiarata l'indispensabilita' del ricovero e che, in ogni caso, l'ospedale di Tropea, nel quale l'uomo avrebbe dovuto essere ricoverato, sarebbe stato inadeguato alle necessita'. Secondo quanto e' scritto nell'esposto, infatti, l'ospedale di Tropea non e' dotato di reparti di cardiologia, di rianimazione e di terapia intensiva, mentre i medici di Vibo Valentia, disponendo il ricovero, avrebbero riferito che l'ospedale di destinazione avrebbe dovuto avere necessariamente uno fra questi tre reparti. I familiari di Maccarone hanno anche contestato la versione secondo la quale avrebbero rifiutato il ricovero del congiunto. ''Effettivamente - ha detto l'avv. Muzzopappa - e' stata sottoscritta una dichiarazione di rifiuto giusto perche' l'ambulanza si era fermata ed il medico, di fatto, aveva detto ai parenti al seguito che sarebbe stato inutile proseguire''. Per quanto riguarda il trasporto, inoltre, viene lamentato l'utilizzo di un'ambulanza inadeguata ed obsoleta. Alla Procura viene chiesto anche di valutare l'adeguatezza dell'assistenza e delle cure prestate. Secondo i familiari, infatti, Maccarone, pur essendo affetto da una grave insufficienza renale, non sarebbe stato sottoposto a visita specialistica nefrologica, e pur avendo una gravissima crisi respiratoria non sarebbe stato sottoposto a visita specialistica pneumologica. Inoltre, secondo i familiari, contrariamente a quanto riferito dall'Azienda sanitaria, Orazio Maccarone non sarebbe mai stato monitorato. ''Noi - ha detto l'avv. Muzzopappa - affidiamo la nostra versione dei fatti alla Procura della Repubblica. Saranno i magistrati ad accertare eventuali responsabilita'. Noi riponiamo nella locale Procura il massimo della fiducia possibile''

Per Loiero non è malasanità Il presidente della Regione, Agazio Loiero, con una lettera-articolo inviata alla stampa nazionale che si è occupata della vicenda dell'anziano pensionato di San Calogero, morto il 26 dicembre scorso, mentre veniva trasferito dall'ospedale di Vibo Valentia a quello di Troppa, dove non è mai arrivato, in quanto la famiglia, come ha scritto l'Azienda sanitaria, ha deciso di portarselo a casa, ha affermato che "al momento, non si può parlare di un caso di malasanità, così come invece è stato presentato". "In ospedale - ha scritto Loiero - non sempre si muore di malasanità. E l'ottantottenne Orazio Maccarone non è morto né in ospedale, né di malasanità. La sua morte, che è sempre un dolore per i familiari a cui va l'umano cordoglio, però, è stata l'ennesima occasione per una aggressione alla Sanità calabrese, facendo strazio della verità e senza tenere alcun conto di quel che al momento ufficialmente risulta. Il trattamento di alcuni giornali verso la Calabria, ancora una volta non ha fatto sconti. Quel 'beneficio d'inventariò che vale a Pistoia o a Bologna, dove muoiono bambini calabresi in situazioni che i genitori intendono chiarire, non vale per Vibo Valentia. Lì, giustamente i mezzi di comunicazione tengono in debito conto quel che alle Aziende sanitarie risulta. Lo stesso discorso non conta per Vibo che consente, in maniera a volte isterica, comode scorciatoie giornalistiche. Chi ha voglia di sapere, e noi vogliamo saperlo, come è morto realmente l'anziano Maccarone? Torna comodo a un certo giornalismo pigro dire che è morto di malasanità. La vicenda, infatti, ha come teatro Vibo, quell'ospedale evoca i drammi di due giovanissime ragazze morte in sala operatoria e per patologie minori, e allora parlare di malasanità, prendere per oro colato le prime sommarie versioni che l'accreditano, non tenere in alcuna considerazione i chiarimenti puntuali che potrebbero mettere in discussione verità mediatiche precostituite, diventa quasi una scelta obbligata". "Abbiamo tanti guai in Calabria - prosegue Loiero -. Stiamo facendo sforzi immani per portare l'assistenza sanitaria a livelli qualitativi elevati. Ma anche così, con un'informazione che non separa il grano dal loglio, dove tutto è sbagliato, tutto da cancellare, si uccide la sanità calabrese e non si aiuta la regione a uscire dal tunnel. La prova che quel che accade in Calabria ha un valore mediatico diverso che altrove? Al di là della superficialità di alcuni titoli (qualcuno ha parlato della terza vittima "in pochi giorni": quando, dove?), un caso analogo a quello di Vibo, quasi 'gemello', è avvenuto nei giorni scorsi a Rieti, dove un anziano è morto dopo sette ore di attesa al pronto soccorso (a Vibo, invece, sono state quattro e il paziente era in trasferimento per un altro ospedale). Il caso di Rieti, però, viene riportato su un solo giornale nazionale. Ogni considerazione, allora, è superflua: l'ospedale che uccide, l'ospedale killer è solo quello di Vibo. E poi veniamo a sapere che le segnalazioni per disfunzioni, diagnosi sbagliate a attese di soccorso che mettono a rischio la vita dei pazienti, al centro e al nord sono quasi il doppio rispetto al sud vituperato e all'inferno Calabria". "Non chiediamo e non concediamo indulgenza - conclude Loiero -. Siamo stati noi a imporre la cosiddetta tolleranza zero a Vibo e in tutti gli ospedali calabresi e non demorderemo su questo terreno. Vogliamo la verità, tutta la verità su quello che è avvenuto, sugli altri morti negli ospedali. Non permetteremo sciatterie, negligenze, indolenze e superficialità. Siamo noi ad avere preteso una riorganizzazione - formalizzata oggi - su basi di efficienza della rete integrata regionale dell'assistenza e del soccorso d'urgenza. Ma non si può, come in questo caso, parlare di malasanità sol perché la morte di un paziente è avvenuta in Calabria, anche perché l'assistenza prestata, a quanto finora risulta, è stata adeguata. Garantita in quello stesso ospedale in cui, per quanto detto dai familiari, solo una settimana prima il paziente aveva ricevuto assistenza eccellente".

L’AS di Vibo parla di sciacallaggio. La documentazione relativa alla vicenda di Orazio Maccarone, l'uomo di 88 anni morto a Vibo Valentia dopo quattro ore di attesa per un posto letto, è già stata inviata al Ministero della Salute. Lo ha detto il commissario straordinario dell'Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, Ottavio Bono, il quale già ieri si era messo in contatto con il ministero dopo le prime notizie sulla vicenda. "Ulteriori accertamenti - ha aggiunto Bono - hanno confermato la relazione fatta ieri, ma ho letto notizie completamente inesatte. Orazio Maccarone non è morto né in ambulanza né al pronto soccorso dell'ospedale, ma a casa sua perché così hanno deciso i familiari, che non hanno voluto che proseguisse il trasferimento verso l'ospedale di Tropea. Scrivere il contrario è solo sciacallaggio". Bono si è detto poi "esasperato per il modo in cui è trattato l'ospedale. Stiamo continuando a completare gli interventi programmati il 10 dicembre scorso - ha aggiunto - tanto è vero che alcuni reparti sono stati messi a posto ed alcuni provvedimenti restrittivi sul numero dei posti letto sono stati revocati. E' inutile nascondere che ci sono ancora delle criticità". "Ci sono - ha aggiunto - problemi strutturali di una certa importanza, quali quelli degli impianti elettrico e antincendio. Proprio per questo c'é la necessità di un nuovo ospedale, perché sono criticità che non si possono eliminare dalla sera alla mattina. Si tratta di criticità che sono presenti, e non lo dico per giustificarci, in quasi tutti gli ospedali, non solo calabresi ma d'Italia. Noi abbiamo i progetti pronti, ma la spesa è tale ...". Bono ha poi voluto elogiare l'impegno del personale dell'ospedale vibonese. "Sto notando - ha detto - da parte di tutto il personale ed in primis da parte dei medici, un impegno particolare al pieno servizio della gente. Tutti quanti vogliamo riacquistare fiducia per farla riacquistare agli altri e debbo dare atto che per quanto riguarda il comportamento dei medici, degli infermieri, di tutti gli operatori che lavorano nell'ospedale Jazzolino, ognuno ci sta mettendo qualcosa di più di quello che metteva in precedenza e che era già molto. Per cui sotto questo aspetto mi debbo ritenere soddisfatto ed anche fortunato di collaborare con queste persone".

Il figlio della vittima presenta un esposto. "La ricostruzione fatta dall'Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia è tutta sbagliata". Lo ha detto Michele Maccarone, il figlio di Orazio, l'uomo di 88 anni morto dopo essere rimasto quattro ore nel pronto soccorso dell'ospedale di Vibo Valentia in attesa di un posto letto, che ha per questo deciso di presentare un esposto alla Procura. L'uomo si è rivolto all'avvocato Francesco Muzzopappa, col quale, stamani, avrà un incontro per definire i dettagli dell'esposto. "Da quello che ho potuto sapere - ha detto il legale - mi pare che sia stata data scarsa importanza al trasporto in ambulanza e, comunque, resta il fatto che Orazio Maccarone è rimasto quattro ore in ospedale in attesa di un posto letto"

 

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