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Raddopiate le intimidazioni agli amministratori

 

Raddoppiate ne l2007 le intimidazioni agli amministatori calabresi

16/01 Nel 2007, in Calabria gli atti intimidatori ai danni degli enti locali hanno raggiunto il record storico con un aumento, rispetto al 2006, superiore al 50%. Sono questi i dati più rilevanti del Rapporto 2007 stilato dalla Legautonomie della Calabria. Il numero delle intimidazioni è salito da 73 casi nel 2006 a 110 nel 2007 ed ha interessato soprattutto gli enti comunali. Il rapporto è stato presentato a Catanzaro dal presidente dell'associazione, Antonio Acri, e dal curatore del Rapporto, Claudio Cavaliere. La provincia calabrese maggiormente interessata dal fenomeno criminale è stata quella di Reggio Calabria, con 35 intimidazioni, che equivalgono a quasi un terzo del intero dato regionale. Seguono Catanzaro (25), Crotone (21), Cosenza (18) e Vibo Valentia (11). La tipologia di intimidazione più ricorrente è stata quella tramite lettera, telefonata, recapito di proiettile ed atti simili, che con 48 casi, raggiunge quasi il 45% del totale. I casi più gravi sono l'incendio della sala consiliare del Comune di Chiaravalle; gli spari alle finestre di casa del sindaco di San Fili; l'ordigno esplosivo davanti alla sede comunale di Soverato.

La relazione di Legautonomie sulla Sicurezza e gli enti locali, è stata presentata questa mattina nella sede dell'associazione, a Catanzaro. Un dato preoccupante, il raddoppio delle intimidazioni agli amministratori calabresi, che ha convinto il sodalizio a riproporre separatamente il rapporto, che negli anni scorsi era stato inserito in quello sullo stato delle autonomie locali. Alla conferenza stampa hanno partecipato il presidente di Legautonomie, Antonio Acri, il segretario, Claudio Cavaliere, l'assessore regionale alla Programmazione dei fondi europei, Mario Maiolo, il vicepresidente della Provincia di Catanzaro, Mario Magno, e alcuni sindaci della Calabria. Rispetto al 2006, solo la provincia di Vibo Valentia ha fatto registrare un decremento nelle intimidazioni agli amministratori, mentre gli aumenti hanno interessato tutte le altre province, con dei veri e propri record per quelle di Reggio Calabria e Crotone. Il dato complesssivo del 2007, sottolineato da Legautonomie, e' che quasi un comune su tre, in Calabria, ha registrato almeno un'intimidazione, con il picco del crotonese, dove quasi l'80% dei comuni sono stati interessati da almeno un atto di minacce. Ancora piu' drammatico il fatto che nel periodo tra il 2000 e il 2007, 187 comuni hanno registrato intimidazioni, per un totale del 46% dei centri calabresi. Nei dati diffusi da Legautonomie, si registrano nell'anno appena concluso 35 intimidazioni nei confronti di amministratori nella provincia di Reggio Calabria, seguita dalla provincia di Catanzaro, 25, Crotone, 21, Cosenza, 18, Vibo Valentia, 11. Cifre che ovviamente devono essere rapportate in termini percentuali, rispetto a numero di comuni e abitanti, rendendo ancora piu' significativa l'analisi dell'associazione. Infatti, il 72% dei comuni vibonesi hanno dovuto fare i conti con un attentato, quindi il crotonese, con il 70%, la provincia di Reggio Calabria, con il 57%, il catanzarese con il 46%, per chiudere con la provincia di Cosenza con il 26% dei comuni. I soggetti piu' colpiti dalle intimidazioni sono gli assessori comunali (31 casi), seguiti da sindaci (23), consiglieri comunali (19), amministratori regionali (12), parlamentari (10), amministratori provinciali (4), candidati (3), mentre sono stati undici i danneggiamenti ad immobili comunali. Chi colpisce gli amministratori, decide di farlo prevalentemente con lettere, telefonate, invio di proiettili, taniche di benzina, ma sono aumentati, rispetto al 2006, anche gli incendi dolosi di proprieta' private e l'utilizzo di ordigni esplosivi. L'analisi di Legautonomie pone in evidenza anche il fatto che i bersagli piu' colpiti da atti intimidatori sono costituiti dagli amministratori dei centri con meno di cinque mila abitanti, che da soli raggiungono il 45,62% degli atti registrati nel 2007, con un particolare del 25,04% delle intimidazioni nei centri tra 1.001 e 3.000 abitanti. Emblematico, secondo Legautonomie, anche il dato dei Consigli comunali sciolti per mafia in Calabria, considerato che su quattro comuni sciolti in Italia lo scorso anno, tre sono calabresi, e tutti della provincia di Vibo Valentia. A portare allo scioglimento dei Consigli, sono quasi sempre motivazioni legate alla gestione degli appalti pubblici, seguiti dal comportamento collusivo degli amministratori, dal "disordine amministrativo e contabile" che limita i controlli e dal comportamento dei dipendenti. L'associazione delle autonomie locali ha proposto anche una serie di soluzioni per tentare di uscire da questa fase di emergenza negli enti locali. Si tratta di quattro punti fondamentali, evidenziati dal presidente Antonio Acri. Innanzitutto, la costituzione di tutte le stazioni uniche appaltanti, allargate anche alla somministrazione di beni e servizi, quindi la rivisitazione della normativa sugli scioglimenti dei Comuni, l'approvazione del disegno di legge "Lazzati", e la gestione dei beni confiscati. Ma un appello e' stato rivolto anche nei confronti della Regione Calabria, perche' possa sostenere maggiormente i piccoli comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti. "Nella gestione degli appalti pubblici - ha aggiunto Acri - dove dovessero essere riscontrate le infiltrazioni mafiose, i contratti devono essere sciolti automaticamente a danno dell'impresa, con l'incameramento della cauzione prestata e il risarcimento del danno". Il presidente di Legautonomie ha evidenziato, inoltre, "la necessita' di intervenire anche nei confronti dei dipendenti collusi, che ora - ha detto - rimangono al loro posto". Il carattere preventivo del disegno di legge "Lazzati", e' stato sottolineato, permetterebbe di intervenire gia' nella fase elettorale. "Ai sindaci - ha proseguito Acri - si deve assicurare un sostegno costante per il ruolo che svolgono, considerando anche che la crisi comprende tutte le istituzioni. L'utilizzazione dei fondi comunitari puo' rappresentare una grande scommessa per recuperare fiducia e credibilita' nei cittadini". Infatti, sempre secondo l'analisi di Legautonomie, alla base delle intimidazioni non c'e' solo la mafia, ma anche l'esasperazione sociale di molti cittadini. Il segretario dell'associazione, Claudio Cavaliere, ha sottolineato la necessita' che per i Comuni calabresi "c'e' bisogno di politiche regionali, e non di soldi", e proprio su questo filone e' stata organizzata per il mese di febbraio una riunione con le proposte di Legautonomie. "E' difficile gestire operativamente - ha proseguito Cavaliere - il fenomeno degli atti intimidatori, anche se ora si registra una maggiore attenzione da parte di tutte le istituzioni". Per l'assessore regionale Mario Maiolo, la situazione e' frutto di due aspetti: "Da una parte - ha detto - c'e' la lotta tra lo Stato e le organizzazioni criminali per il controllo del territorio, dall'altra c'e' la difficolta' economico-sociale della Calabria". Nel solco della trasparenza della gestione amministrativa, Maiolo ha dichiarato l'impegno della Regione in tema di controlli sugli atti e l'attivita' amministrativa. Mario Magno, vicepresidente della Provincia di Catanzaro, ha posto in risalto il numero di intimidazioni rivolto agli amministratori comunali, piu' vicini ai cittadini, richiamando la necessita' di approvare nel minor tempo possibile il disegno di legge "Lazzati", oltre all'opportunita' di aumentare i controlli sul personale e i dirigenti della pubblica amministrazione. Dai sindaci presenti all'iniziativa, e' arrivata la denuncia forte di un isolamento in cui gli amministratori locali sono costretti ad operare, anche per il mancato interessamento, con fatti concreti, delle varie istituzioni dello Stato.

 

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