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Processo Fortugno
Processo Fortugno: Dopo l’omicidio controllati alcuni sospettati. Telefonata tra Novella e Ritorto dopo 45 minuti 16/01 Dopo l'omicidio di Francesco Fortugno controlli sono stati effettuati a carico di alcuni componenti delle famiglie Dessì e Cordì. Il dato è stato riferito, nel corso dell'udienza in corso davanti alla Corte d'Assise di Locri, dal funzionario di polizia Luigi Silipo che ha risposto alle domande dell'avvocato Giovanni Taddei, difensore dei fratelli Antonio e Carmelo Dessì e di Vincenzo Cordi, tutti accusati di altri reati. Dopo il delitto, ha spiegato Silipo, i fratelli Dessì sono stati sottoposti a intercettazioni telefoniche. Investigatori della polizia di Stato, ha aggiunto, hanno compiuto verifiche sia a piedi che in auto lungo il tragitto a Locri che va da via Zara, luogo dove fu ritrovata la Fiat Uno (che secondo l'accusa era servita al commando omicida), e le abitazioni di alcuni sospettati. La presidente Olga Tarzia ha aggiornato la seduta a venerdì 18 gennaio con le conclusioni di Silipo che risponderà alle domande di Rosario Scarfò, legale di Salvatore Ritorto; di Eugenio Minniti, legale di Domenico Audino e di Menotti Ferrari legale con Managò dei Marcianò padre e figlio. Nel corso dell'udienza si è svolto il controesame da parte dei difensori degli imputati al funzionario della polizia di Stato Luigi Silipo, all'epoca dei fatti vice dirigente e responsabile della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Reggio Calabria e attuale dirigente del Commissariato di Siderno. Silipo ha già deposto in sette udienze per rispondere alle domande dei pm. Da oggi è la volta dei difensori. Le persone imputate sono otto, quattro delle quali accusate dell'omicidio Fortugno: Salvatore Ritorto, indicato come l'esecutore materiale; Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, che sarebbero stati i mandanti del delitto, e Domenico Audino. Con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso sono imputati Vincenzo Cordì, Antonio e Carmelo Dessì e Alessio Scali. Telefonata tra Ritorto e Novella dopo 45 minuti dal delitto. C'é stata una telefonata alle 18.06 del 16 ottobre del 2005, 45 minuti dopo l'omicidio di Francesco Fortugno, tra Salvatore Ritorto, presunto killer del vicepresidente del Consiglio regionale, e il pentito Domenico Novella. Lo ha detto in aula il funzionario della polizia di Stato Luigi Silipo, all'epoca dei fatti vice dirigente e responsabile della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Reggio Calabria. Silipo, rispondendo alle domande dell'avvocato Managò, difensore di Alessandro e Giuseppe Marcianò, ha detto che la telefonata è vera e che i due si sono incontrati sotto l'abitazione di Ritorto dove, sempre secondo Novella, il presunto killer gli avrebbe detto di aver compiuto l'omicidio. Il funzionario di polizia ha aggiunto che i rapporti tra Ritorto e Giuseppe Marcianò erano molto frequenti ma che dalle intercettazioni telefoniche disposte a carico dei due non sono mai emersi elementi relativi all'omicidio. Ha indicato un solo riferimento, ritenuto però un depistaggio. Per quanto riguarda le altre telefonate, il funzionario di polizia ha detto che non emerge nulla, forse perché entrambi intuivano di essere intercettati. "A poca distanza dall'omicidio Fortugno - ha detto ancora Silipo - abbiamo iniziato a svolgere indagini su Alessandro Marcianò perché ritenuto un soggetto di interesse investigativo".Silipo ha detto ancora che tra gli investigatori si riteneva Alessandro Marcianò un affiliato alla cosca Cordì. Rispondendo alle domande dei legali, il funzionario di polizia ha parlato anche dei tempi di percorrenza del tragitto tra il supermercato di Cinquefrondi e Locri seguito da Giuseppe Marcianò il giorno dell'omicidio. In particolare il funzionario ha detto che le tre verifiche previste sono state effettuate da un solo agente di polizia. In una lettera particolari sul delitto. Una voce femminile avrebbe recentemente telefonato a casa della cognata di Alessandro Marcianò, ritenuto con il figlio Giuseppe mandante dell'omicidio di Francesco Fortugno, dicendo di essere a conoscenza di importanti fatti relativi all'omicidio dello stesso Fortugno. Il particolare è stato riferito nell'aula della Corte d'assise di Locri dai difensori di Marcianò padre e figlio, Antonio Managò e Menotti Ferrari. I legali hanno aggiunto che la donna, identificatasi all'apparecchio come signora Bonfà, telefonando a casa di Lella Bruzzaniti, cognata di Marcianò, avrebbe detto che i particolari a cui si riferiva erano contenuti in una busta posta sulla scogliera di Capo Bruzzano. Managò e Ferrari, precisando di avere regolarmente denunciato la cosa ai carabinieri di Bianco, hanno chiesto alla Corte di verificare e appurare a che punto sono giunte le indagini. Nella denuncia della signora Bruzzaniti è stata consegnata ai carabinieri, hanno aggiunto i legali, anche una cassetta con la registrazione delle telefonate.
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del 28/01/2004
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