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Relazione annuale della DNA

 

Relazione Direzione Nazionale Antimafia: “Su Fortugno impossibile arrivare a mandanti occulti, infiltrazioni negli enti del sud, politici pagano i boss per i voti”

29/01 Per la Direzione nazionale antimafia, i mandanti occulti dell'omicidio di Franco Fortugno "sarà molto difficile individuarli". "Al momento - si legge nella relazione annuale della Dna - solo nuove, significative, collaborazioni, potrebbero fare registrare novità in questa direzione e le collaborazioni cui si fa riferimento dovrebbero provenire o dagli attuali imputati (Alessandro Marcianò e Salvatore Ritorto, quest'ultimo indicato come esecutore del delitto) ovvero dai capi della cosca Cordì, ovvero da altri ambienti coinvolti in qualche modo nella vicenda". Su politica e 'ndrangheta la procura nazionale antimafia sottolinea inoltre che anche le indagini sul tentato omicidio del deputato Saverio Zavettieri ''sono ad un punto morto e, se pure le intercettazioni a suo tempo disposte su tale vicenda si sono rivelate di grande utilità sia per gli esiti di quelle relative all'omicidio Fortugno, sia di altre relative al contesto politico-mafioso operante in Bova Marina e zone vicine (soprattutto nel settore della sanità privata), non hanno tuttavia consentito di individuarne mandanti ed esecutori, nonostante siano trascorsi quasi tre anni dal fatto". Secondo la Direzione nazionale antimafia, che fa il punto sulle indagini che riguardano i mandanti dell'omicidio di Franco Fortugno, "la gravità della mancata soluzione non risiede solo nella impunità che ne conseguirebbe per gli ignoti committenti (ed esecutori nel caso del tentato omicidio di Saverio Zavettieri), ma anche nella impossibilità di uscire dalla logica criminale e mafiosa da cui sembra avviluppata e condizionata la Regione (Calabria ndr), e ancora nella mancata individuazione dei collegamenti tra poteri politici, occulti e mafiosi, che si intuiscono sullo sfondo degli eventi". La procura nazionale sottolinea una fase particolare che non ha trovato sbocco nella società calabrese: "La sensazione diffusa che la fase di rinnovamento e di riscatto che sembrava inaugurata dopo l'omicidio Fortugno (di cui era emblema il movimento dei ragazzi di Locri) si sia rapidamente conclusa e senza il raggiungimento di alcuno dei frutti sperati.

Forti infiltrazioni nelle amministrazioni del sud. Le infiltrazioni della criminalità organizzata nella pubblica amministrazione sono fortissime nelle regioni del Mezzogiorno. E' quanto emerge dalla relazione annuale presentata dalla Direzione nazionale antimafia guidata da Piero Grasso. Secondo la Dna, le maggiori inchieste giudiziarie avviate dalle procure Distrettuali antimafia riguardano collusioni fra boss e politici, ma soprattutto fra esponenti della criminalità organizzata e amministratori pubblici. Procedimenti penali che puntano a far luce su questo intreccio sono stati avviati dai magistrati dei distretti di Napoli, Messina, Salerno, Catanzaro, Reggio Calabria e Cagliari. "Una parte rilevante dell'azione di contrasto - si legge nella relazione - risulta essere stata svolta dalla procura distrettuale antimafia di Palermo che, per numero e qualità delle investigazioni, ha assunto sicuramente una posizione di preminenza nella repressione delle condotte di contiguità politico-mafiosa"

Le inchieste sulle infiltrazioni nelle pubbliche amministrazione. Le inchieste sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle amministrazioni pubbliche hanno portato i pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli ad aprire diverse indagini. Accertamenti sono in corso sul condizionamento del voto da parte di un clan camorristico, che opera nell'area dei quartieri spagnoli, a Napoli, durante le elezioni amministrative 2006. I magistrati partenopei coordinano anche l'inchiesta sull'infiltrazione della camorra in alcuni ospedali di Napoli. In particolare, le indagini riguardano estorsioni a ditte fornitrici degli ospedali (servizio mensa, lavanderia, servizi di trasporto degli ammalati) nonché la presenza, come dipendenti degli ospedali, di persone legate da vincoli di parentela a componenti di clan camorristici. Altre indagini sono su numerose persone accusate di associazione per delinquere, concussione e corruzione per episodi commessi a Giugliano, comune a Nord di Napoli. E poi su infiltrazioni della criminalità organizzata in strutture comunali della provincia di Caserta e rapporti fra un ex sindaco ed esponenti di clan camorrista. La procura di Messina coordina una inchiesta in cui emergono forti collusioni tra la criminalità organizzata locale e una società affidataria del servizio di smaltimento dei rifiuti, "tali da condizionare scelte importanti dei poteri pubblici e l'assunzione di dipendenti". In un altro procedimento emergono collusioni tra le cosche, l'imprenditoria locale e "gli apparati della pubblica amministrazione con riferimento all'assegnazione di appalti e al controllo dei lavori". In un'altra inchiesta nel Messinese spuntano contatti tra esponenti della criminalità organizzata ed esponenti politici, "finalizzati allo scambio di voti contro promesse di affidamento di appalti o servizi, nonché le ritorsioni (incendio di autovetture minacce di vario tipo, danneggiamento di mezzi, percosse) poste in essere quando le promesse originarie non venivano mantenute". La procura di Salerno indaga su un accordo fra un esponente politico ed un camorrista, mentre un'altra inchiesta riguarda i rapporti d'affari fra un esponente politico ed un affiliato della ex Nuova famiglia. La procura di Reggio Calabria ha aperto un'inchiesta sul condizionamento delle ultime elezioni amministrative svolte in un centro della Piana di Gioia Tauro. Nell'ambito di indagini su presunte infiltrazioni mafiose nei lavori di ammodernamento della autostrada A3 "si rilevava il pieno inserimento organico nelle famiglie mafiose di soggetti operanti nei cantieri".

Politici meridionali pagano i boss per i voti. I politici di diverse regioni meridionali avrebbero pagato somme di denaro ai boss delle organizzazioni criminali per ottenere voti nelle ultime consultazioni elettorali. Il dato emerge dalla relazione annuale della Direzione nazionale antimafia. I magistrati analizzano lo scambio elettorale politico-mafioso che ci sarebbe stato in diverse città del Sud. Agli indagati viene contestato l'articolo 416 ter del codice penale, "che inopinatamente esige la corresponsione sinallagmatica di una erogazione di denaro per la promessa di voti elettorali proveniente da un'associazione mafiosa". Nella relazione viene evidenziato "il soddisfacente numero di procedimenti d'indagine che puntano a contrastare uno dei settori di maggiore pericolosità dell'infiltrazione mafiosa". Nella fase delle indagini preliminari, nel periodo che prende in esame la relazione della procura nazionale, emerge che il maggior numero di procedimenti aperti sono a Napoli (8), segue Catanzaro (7), poi Palermo (2) e con un procedimento ciascuno Catania, Reggio Calabria, Bari e Lecce.

Gratteri “Voto di scambio, la ndrangheta lascia meno tracce”. ''In Calabria sono poche le inchieste per voto di scambio? Vuol dire che la 'ndrangheta e' ancora più forte e lascia meno tracce di tutti". Lo sostiene il pm della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, commentando la relazione annuale della Direzione nazionale antimafia. "Se è vero che l'organizzazione criminale più forte è la 'ndrangheta, grazie anche al fatto che ha pochi pentiti - aggiunge Gratteri - e' anche vero che è l'organizzazione criminale meno penetrabile sotto l'aspetto investigativo. I rapporti tra 'ndrangheta e politica, in assenza di apporti collaborativi, sono difficilmente dimostrabili. Servirebbero anche strumenti legislativi piu' appropriati. L'attuale normativa limita, infatti, l'operatività sul piano giudiziario perché non è facile dimostrare che il sostegno elettorale da parte delle organizzazioni criminali è stato ripagato da chi ne ha beneficiato con dazioni di denaro. Sarebbero più facilmente dimostrabili benefici di altro tipo come un vantaggio in materia di assunzioni o di subappalti". "Il dato riguardante la Dda di Reggio Calabria che emerge dalla relazione della Procura nazionale antimafia, con un solo procedimento aperto in materia di voto di scambio - dice ancora Gratteri - non ha alcun significato. Cambierebbe poco anche se i procedimenti fossero cinque o otto. Che ci sia un connivenza tra politica e criminalità è fuori di dubbio. Il problema è dimostrarlo. Ed è inutile fare teoremi giudiziari non dimostrabili sul piano probatorio".

Spagnuolo (DDA) “Forte impegno su voto di scambio”: "Il dato che emerge dalla relazione della Procura nazionale antimafia dimostra il nostro forte impegno nelle inchieste sul voto di scambio". Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Mario Spagnuolo. "Un impegno - ha aggiunto Spagnuolo - che è emerso in modo specifico da tutta una serie di indagini della Dda, alcune delle quali hanno già superato il vaglio dell'udienza preliminare per approdare al giudizio. Mi riferisco, in particolare, alle inchieste Puma, Omnia e Nepetia che riguardano, rispettivamente, i territori del Crotonese e dello Jonio e Tirreno cosentino". "Ci sentiamo confortati, dunque - ha concluso - dalle valutazioni positive espresse nella relazione della Procura nazionale antimafia sull'attività svolta dalla Dda di Catanzaro".

Leoluca Orlando (Idv) “Dalla relazione scenari sconcertanti”. "Emergono sempre più scenari sconcertanti, che trovano la politica come co-protagonista e che indicano una degenerazione dell'etica pubblica inquietante dove il diritto è sostituito dal favore clientelare". E' quanto afferma in una nota il portavoce nazionale dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando, circa quanto emerso dalla la relazione annuale presentata dalla Direzione nazionale antimafia guidata da Piero Grasso. "Il quadro emerso - aggiunge - dalla relazione annuale della Direzione nazionale antimafia sarà probabilmente offuscato dall'ingorgo mediatico che solitamente, tra annunci ad effetto, risse e proliferanti emergenze, serve a depistare il senso di questioni fondamentali dall'agenda pubblica delle priorità. Nuova questione meridionale! Eccola una priorità insubordinabile. La vita quotidiana di milioni di italiani è pregiudicata dal non sapere o volere prendere di petto, da parte della cosiddetta classe dirigente del paese, la pluridecennale questione meridionale". "Soldi, risorse umane ed ambientali rubati - conclude - alla costruzione del futuro, strumenti che invece di costituire opportunità di sviluppo economico e culturale costituiscono, data la loro gestione parassitaria ed illecita, condanna al sottosviluppo per intere generazioni. La politica non ha alibi, la crisi di sistema è stata lasciata correre"

Napoli (AN) “Poche inchieste su voto di scambio”: "Il numero dei procedimenti per voto di scambio avviati dalle Procura antimafia della Calabria sono decisamente pochi rispetto alla situazione reale". Lo ha detto il deputato di An Angela Napoli, componente della Commissione antimafia, commentando la relazione annuale della Direzione nazionale antimafia. "C'é una lentezza ed una difficoltà della magistratura - ha aggiunto Angela Napoli - nel definire questo specifico reato. In questo incide anche il fatto che il voto di scambio è una fattispecie penale difficilmente individuabile e dimostrabile. Da qui anche le difficoltà delle Procure ad avviare inchieste in questo specifico settore. Ciò che serve, dunque, è una rivisitazione dell'attuale normativa, rendendola più severa. Con l'attuale legge, tra l'altro, occorre accertare che il sostegno elettorale da parte della criminalità è stato ricambiato da chi ne ha beneficiato. Ed è questo l'aspetto più difficile da dimostrare". Secondo il deputato di An, "un contributo importante in questo senso potrebbe essere dato dall'approvazione del ddl Lazzati, che vieta alle persone inquisite per mafia di partecipare alla campagna elettorale. Un intervento legislativo che servirebbe a coprire il vuoto che registra l'attuale normativa".

 

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