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De Magistris al CSM

 

De Magistris lascia l’ANM che replica “Non siamo dei normalizzatori”. Lunga lettera del PM

24/01 L'Associazione nazionale magistrati e' diventata ''un luogo di esercizio del potere'', ''ha fatto proprie pratiche di lottizzazione'', e ''non e' piu' in grado di rappresentare adeguatamente i magistrati''. Ma c'e' di piu': con le sue condotte ha ''indebolito'' i valori costituzionali, a cominciare dell'indipendenza dei giudici; e ha ''contribuito al consolidamento di una magistratura 'normalizzata, non sapendo e non volendo stare vicino ai tanti colleghi che dovevano essere sostenuti nelle loro difficili azioni quotidiane''. Il pm di Catanzaro Luigi De Magistris, lascia il sindacato delle toghe, sbattendo la porta. Un addio polemico deciso ''con rammarico'' da tempo, ma ufficializzato, con una lettera pubblicata dall'Espresso, solo dopo la decisione della sezione disciplinare del Csm di trasferirlo d'ufficio e di imporgli di lasciare Catanzaro e le sue funzioni di pubblico ministero. Una sentenza ''ingiusta e grave'', scrive in proposito il magistrato, che rivendica di essere tra quei ''giudici che ''non si faranno intimidire , ne' condizionare da alcun tipo di potere, da nessuna casta''. L'iniziativa di De Magistris arriva a poco tempo di distanza dall'addio all'Anm di un'altra delle ''toghe'' piu' in vista, il sostituto procuratore di Milano Ilda Boccassini, che ha deciso di finire la sua militanza nel sindacato delle toghe dopo che il Csm le aveva preferito il collega Francesco Greco nella nomina a procuratore aggiunto del capoluogo lombardo. Ma se il magistrato milanese si era limitata a una lettera di una sola riga, il pm di Catanzaro e' un fiume in piena. E al suo durissimo sfogo, replica risentita l'Anm: ''Non siamo normalizzatori'', ne' ''difensori d'ufficio'', dice il segretario del sindacato delle toghe Luca Palamara, che invita De Magistris a rispettare la sentenza di condanna che gli ha inflitto il Csm. L'atto di accusa di De Magistris all'Anm e' impietoso: ha ''contribuito di fatto a rendere sempre piu' arduo l'esercizio di una giurisdizione indipendente che abbia come principale baluardo il principio costituzionale che impone che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge''; e' diventata ''un luogo di esercizio del potere, con scambi di ruoli tra magistrati che oggi ricoprono incarichi associativi, domani siedono al Csm, dopodomani ai vertici del ministero e poi, magari, finito il 'giro', si trovano a ricoprire posti apicali ai vertici degli uffici giudiziari''. Uno ''spettacolo riprovevole''. Ma ce n'e' anche per il Csm: ''Questo sistema di funzionamento dell'autogoverno della magistratura lo considero non piu' tollerabile''. Lui, che si sente parte di quei ''magistrati che con onore e dignita' offrono una garanzia per i diritti di tutti'', non intende cambiare strada, anzi: ''Ognuno faccia qualcosa - e' il suo appello - non lasciando l'Italia nelle mani di manigoldi, affaristi e faccendieri''.

Lunga lettera “L’ANM non rappresenta più i magistrati”: Luigi De Magistris si dimette dall'Associazione nazionale magistrati. La decisione - scrive il pm di Catanzaro in una lettera che sarà nel numero dell'Espresso domani in edicola - che aveva già preso "da alcuni mesi", ma rispetto alla quale aveva aveva deciso di soprassedere, visto anche il processo disciplinare cui era stato sottoposto. Ma poi, dopo la decisione del Csm di trasferirlo d'ufficio da Catanzaro e di obbligarlo a lasciare le funzioni di pm, De Magistris ha definitivamente scelto di abbandonare il sindacato delle 'toghe'. Così aveva fatto, nelle scorse settimane, anche il pm di Milano Ilda Boccassini. "Già da alcuni mesi avevo deciso, seppur con grande rammarico, di dimettermi dall'Associazione nazionale magistrati. I successivi eventi che mi hanno riguardato, le priorità dettate dai tempi di un processo disciplinare tanto rapido quanto sommario, ingiusto ed iniquo, mi hanno imposto di soprassedere. Adesso - scrive De Magistris - è il tempo che 'tutti i nodi vengano al pettine'. Vado via da un'associazione che non solo non è più in grado di rappresentare adeguatamente i magistrati che quotidianamente esercitano le funzioni, spesso in condizioni proibitive, ma sta, con le condotte ed i comportamenti di questi anni, portando, addirittura, all'affievolimento ed all'indebolimento di quei valori costituzionali che dovrebbero essere il punto di riferimento principale della sua azione". La lettera di De Magistris rappresenta un duro atto di accusa nei confronti del sindacato delle 'toghe', di cui denuncia i giochi di potere: "L'Anm, che storicamente aveva avuto il ruolo di contribuire a concretizzare i valori di indipendenza interna ed esterna della magistratura, negli ultimi anni, con prassi e condotte censurabili ormai sotto gli occhi di tutti, ha contribuito al consolidamento di una magistratura 'normalizzata' non sapendo e non volendo 'stare vicino' ai tanti colleghi (sicuramente i più 'bisognosi') che dovevano essere sostenuti nelle loro difficili azioni quotidiane spesso in contesti di forte isolamento; ha fatto proprie tendenze e pratiche di lottizzazione attraverso il sistema delle cosiddette correnti; ha contribuito, di fatto, a rendere sempre più arduo l'esercizio di una giurisdizione indipendente che abbia come principale baluardo il principio costituzionale che impone che tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge". Secondo il magistrato, che ha indagato il premier Romano Prodi e l'ex Guardasigilli Clemente Mastella, l'Anm "è divenuta, con il tempo, un luogo di esercizio del potere, con scambi di ruoli tra magistrati che oggi ricoprono incarichi associativi, domani siedono al Csm, dopodomani ai vertici del ministero e poi, magari, finito il 'giro', si trovano a ricoprire posti apicali ai vertici degli uffici giudiziari. uno spettacolo che per quanto mi riguarda è divenuto riprovevole. Anche io, per un periodo - continua De Magistris - ho pensato, lottando non poco come tutti i miei colleghi sanno, di poter contribuire a cambiare, dall'interno, l'associazionismo giudiziario, ma non è possibile non essendoci più alcun margine". E anche il Csm , che lo ha condannato e che è "composto da membri laici, espressione dei partiti, e membri togati, espressione delle correnti, non può, quindi, non risentire dello stato attuale della politica e della magistratura associata. "So bene - aggiunge - che all'interno di tutte le correnti dell'Anm vi sono colleghi di prim'ordine, ma questo sistema di funzionamento dell'autogoverno della magistratura lo considero non più tollerabile. Il Csm deve essere il luogo in cui tutti i magistrati si sentano, effettivamente, garantiti e tutelati dalle costanti minacce alla loro indipendenza". Poi la difesa dei magistrati di Santa Maria Capua Vetere che hanno indagato su Mastella, sulla moglie Sandra Lonardo e sui vertici dell'Udeur in Campania: "Non è possibile - scrive De Magistris - assistere ad indegne omissioni o interventi inaccettabili dell'Anm, come ad esempio negli ultimi mesi, su vicende gravissime che hanno coinvolto magistrati che, in prima linea, cercano di adempiere solo alle loro funzioni: da ultimo, quello che è accaduto ai colleghi di Santa Maria Capua Vetere". Il processo disciplinare a suo carico dice che lo ha "lasciato senza parole" e "ha contribuito a radicare in me la convinzione che questo sistema ormai è divenuto inaccettabile per tutti quei magistrati che ancora sentono e amano profondamente questo mestiere e che siamo ormai al capolinea". Quella condanna disciplinare De Magistris la definisce "grave e infondata", senza contare che la decisione del Csm "contribuisce ad affievolire l'indipendenza della magistratura, conduce ad indebolire i valori ed i principi costituzionali, ci trascina verso una magistratura burocratizzata ed impaurita sotto il maglio e la clava del processo disciplinare". De Magistris se la prende con il rappresentante della Procura generale della Cassazione, Vito D'Ambrosio, che ha rappresentato l'accusa nel processo disciplinare del Csm. D'Ambrosio, "ex politico", e che "per circa dieci anni è stato anche presidente della giunta della Regione Marche", ha sostenuto - sottolinea il pm di Catanzaro - che "non rappresento, in modo adeguato, il modello di magistrato". "Il mio modello - scrive tra l'altro De Magistris - è la Costituzione repubblicana, nata dalla resistenza. Il modello 'castale' e del magistrato 'burocrate' non mi interessa e non mi apparterrà mai, nessuna 'quarantena' in altri uffici, nessun 'trattamento di recupero' nelle pur nobili funzioni giudicanti, potrà mutare i miei valori, né potrà far flettere, nemmeno di un centimetro, la mia schiena. Sarò sempre lo stesso, forse, debbo a questo appunto ammetterlo, un magistrato che per il 'sistema' è "deviato ed eversivo".

Esistono ancora Toghe che non si lasciano intimidire. Nonostante il duro atto di accusa all'Associazione nazionale magistrati che ha deciso di abbandonare per protesta, Luigi De Magistris ritiene che ci sono ancora magistrati che, come lui, non si lasciano "né intimidire né condizionare da alcun tipo di potere e da nessuna casta". E' questo uno dei passaggi della lunga lettera del pm di Catanzaro - pubblicata dall'Espresso - in cui definisce come "grave e infondata" la condanna disciplinare che gli impone di lasciare le funzioni di procuratore e l'ufficio giudiziario calabrese. La sentenza del Csm De Magistris la considera in ogni caso la "conferma di quello che ho visto in questi anni e un importante riscontro di professionale alla bontà del mio lavoro. Certo - aggiunge - è una sentenza che nella sua profonda ingiustizia è anche intrinsecamente mortificante". Il pm di Catanzaro annuncia che nei prossimi mesi farà di tutto "per dimostrare quanto ingiusta e grave sia stata questa sentenza e che danno immane abbia prodotto per l'indipendenza e l'autonomia dei magistrati, ed anche e soprattutto per la Calabria, una terra (che continuerò sempre ad amare comunque finisca questa 'storia') che aveva bisogno di ben altri 'segnali' istituzionali". Prima del suo probabile allontanamento 'coatto' da Catanzaro, intende lavorare "ancor più alacremente" in procura "per condurre a termine le indagini più delicate pendenti". Infine l'affondo: il Paese - scrive De Magistris - deve "sapere che vi sono ancora magistrati che con onore e dignità offrono una garanzia per la tutela dei diritti di tutti (dei forti e dei deboli allo stesso modo) e che non si faranno né intimidire, né condizionare, da alcun tipo di potere, da nessuna casta, esercitando le funzioni con piena indipendenza ed autonomia, in una tensione ideale e morale costituzionalmente orientata, in ossequio, in primo luogo, all'art. 3 della Costituzione repubblicana". "E' il momento - conclude - che ognuno faccia qualcosa - in questa devastante deriva etica e pericoloso decadimento dei valori - divenendo protagonista per contribuire al bene della collettività e del prossimo, non lasciando l'Italia nelle mani di manigoldi, affaristi e faccendieri"

L’ANM “Non siamo normalizzatori”. "Non ci sentiamo, e personalmente non mi sento, un normalizzatore. La storia professionale di ciascuno di noi è a disposizione di tutti". Così il segretario dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, replica al pm di Catanzaro Luigi De Magistris, sottolineando che il sindacato delle toghe non può fare la "difesa aprioristica degli iscritti" e che comunque "tutti i magistrati" devono rispettare le decisioni dei giudici, compresa quella emessa dalla sezione disciplinare del Csm nei confronti del magistrato. "Il rispetto per le decisioni è un principio che vale per tutti i cittadini e quindi anche per tutti i magistrati - sottolinea innanzitutto Palamara -. Le decisioni dei giudici vanno rispettate e come giudice deve intendersi anche la sezione disciplinare del Csm, avuto anche riguardo al fatto che ancora non si conoscono le motivazioni e la decisioni stessa non è definitiva". Quanto all'Anm "non può essere intesa come una corporazione altrimenti alla stessa dovrebbe attribuirsi unicamente il ruolo di difensore d'ufficio dei propri iscritti. Essere iscritti all' Associazione - aggiunge - è un atto di libera scelta, così come di libera scelta sono le dimissioni. L'associazione è la casa di tutti i magistrati, il luogo nel quale i magistrati si confrontano nel rispetto delle diverse opinioni. E questo è un principio che ovviamente deve ritenersi valido anche per il collega De Magistris".

Il cancelliere della Procura a Di Pietro “Mobilitiamoci”. "In quest'ultimo mese in cui De Magistris potrà fare ricorso, sarebbe opportuno che si facesse una serrata e pubblica opera di sostenimento del magistrato, ancora più dura dell'autunno scorso, per tentare il tutto per tutto a scongiurare l'attuazione dell'esito ingiusto del Csm". A scriverlo è un cancelliere della Procura di Catanzaro, Ida Annamaria Rotella, in una lettera a Antonio Di Pietro che è stata pubblicata sul sito del leader di Italia dei Valori. "La ringrazio - scrive Ida Rotella a Di Pietro - per essere stato l'unico politico che ha sostenuto pubblicamente De Magistris, credo che in lei è sicuramente rimasto il cuore di Magistrato. Nel mio ufficio sono una delle poche persone che è moralmente vicina a questo magistrato, ma dopo il responso del Csm che ha disposto il prossimo trasferimento dello stesso, ho avuto la sensazione che egli sia stato abbandonato dall'opinione pubblica e lo si sostenga solo sottovoce. Dov'é l'indignazione popolare? Dove sono i ragazzi di 'Adesso ammazzateci tutti'? Dove sono i giornalisti 'dissidenti' che hanno creato 'il caso' sui media?". "La Giustizia - prosegue il cancelliere - sembra essere in 'coma', il mio ufficio, ad esempio, sta 'naufragando' per mille motivi; nessuno ci ascolta e la Calabria è sempre più in ginocchio. Perché Italia dei Valori non si è ancora mobilitata? Forse stiamo aspettando di sfilare al grido di 'giustizia per De Magistris' alla stazione ferroviaria, quando questo magistrato partirà per sempre?".

 

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