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Processo del CSM a De Magistris

 

Caso De Magistris: venerdì l’interrogatorio del CSM. Murone “Non mi informava sulla indagini”. Lombardi “Mai ostacolato”

14/01 Si fara' venerdi' prossimo davanti alla sezione disciplinare del Csm l'interrogatorio al pm di Catanzaro Luigi De Magistris, nell'ambito del procedimento in cui deve rispondere di violazione dei doveri deontologici e di norme di procedura nella conduzione di alcune sue inchieste. E nella stessa giornata, potrebbe arrivare la sentenza. De Magistris doveva essere ascoltato nell'udienza di oggi, che e' stata pero' in gran parte occupata dall'audizione di tre testimoni: l'ex procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi, l'aggiunto Salvatore Murone e il capitano Pasquale Zacheo. Proprio il protrarsi delle testimonianze e l'annunciata intenzione del rappresentante dell'accusa, il sostituto pg della Cassazione Vito D'Ambrosio, di voler sentire a lungo De Magistris, hanno spinto la sezione disciplinare del Csm a rinviare l'interrogatorio alla prossima udienza, prevista per venerdi' prossimo. Dopo l'interrogatorio del magistrato ci sara' la requisitoria di D'Ambrosio e poi la parola passera' al difensore del pm di Catanzaro, il presidente di sezione della Cassazione Alessandro Criscuolo. Quindi i sei giudici della sezione disciplinare si ritireranno in camera di consiglio per la sentenza, che potrebbe arrivare nella stessa serata di venerdi'. Agli atti del processo resta il verbale dell'audizione resa dai pm di Salerno, che indagano sui magistrati di Catanzaro, il 9 gennaio scorso davanti alla Prima Commissione del Csm. In apertura dell'udienza di oggi il rappresentante dell'accusa e cioe' il sostituto pg della Cassazione Vito D'Ambrosio ne aveva chiesto lo stralcio, e in subordine l'inutilizzabilita' di quel documento, paventando tra l'altro la violazione del segreto di indagine. Ma la richiesta, alla quale si era opposta la difesa, e' stata respinta dalla sezione disciplinare.

Murone “Non mi informava mai sulle indagini”: ''Del merito dei processi di De Magistris non ho mai saputo nulla. Puo' sembrare strano, ma e' cosi'. Non mi informava e, se lo faceva, era a modo suo, dandomi conto a iscrizione gia' avvenuta''. Al processo disciplinare a carico del pm di Catanzaro Luigi De Magistris, la testimonianza piu' pesante per lui e' venuta da un suo diretto superiore, il procuratore aggiunto, Salvatore Murone. Tra i due magistrati i rapporti non sono mai stati buoni, al punto che Murone e' ora indagato a Salerno proprio sulla base di un esposto di De Magistris. Murone aveva la delega del procuratore capo al coordinamento dell'interufficio ed era con De Magistris coassegnatario dell'inchiesta Poseidone. Ma nonostante questo, ha spiegato, non veniva informato dal sostituto delle indagini. Il procuratore ha snocciolato gli episodi piu' significativi di questo atteggiamento del suo sostituto, raccontando di come non fosse stato informato, nell'ambito dell'inchiesta di cui anche lui era titolare, della perquisizione a carico del generale Cretella e dell'iscrizione nel registro degli indagati del leader dell'Udc, Lorenzo Cesa. Fu proprio da questo episodio, che provoco' una querelle tra lui e De Magistris, che Murone decise di fare una nota, poi fatta propria dal capo dell'ufficio, con cui disponeva che ogni nuova iscrizione nel registro degli indagati dovesse essere comunicata al procuratore o a lui. Un provvedimento che fu contestato dai sostituti di Catanzaro e che De Magistris in un intervento su una mailing list di magistrati defini' ''da regime borbonico'' Murone ha spiegato che la mancata informazione sulla perquisizione del generale Cretella, da lui appresa ''a mezzo stampa'', non fu un episodio isolato nell' inchiesta Poseidone. Qualche mese prima la stessa cosa era avvenuta per un sequestro di beni e alle sue lamentele De Magistris aveva replicato dicendo che non l'aveva avvertito solo perche' era in ferie, assicurandogli che in futuro si sarebbe comportato diversamente. Il procuratore aggiunto di Catanzaro ha anche spiegato la reazione, ritenuta ''spropositata'' dai suoi sostituti, che lui stesse ebbe quando apprese che era indagato Cesa: ''La mia contrarieta' non era legata al fatto che quel nome specifico era stato iscritto nel registro degli indagati, perche' io non conoscevo il merito del provvedimento. Ma esisteva in procura una regola organizzativa per cui le nuove notizie di reato,pervenute direttamente ai magistrati dell' ufficio dovevano essere rimesse al procuratore aggiunto; regola che non era stata rispetta''. Ma non basta: ''rilevai - ha raccontato - che dovevo essere informato anche perche' il soggetto coinvolto era un personaggio di rilievo nazionale. De Magistris mi disse 'prendo atto che quando si tratta di certi personaggi si usa una misura diversa'. Gli risposi che non era cosi' e tra noi si apri' una querelle su cosa dovesse intendersi per nuova notizia di reato''. In altre due occasioni rilevanti De Magistris, secondo Murone, non dette seguito, con risposte vaghe, a sue richieste di informazione. Fu quando gli chiese conto nell'ambito dell' inchiesta Why not dell'iscrizione di quattro indagati per lo stesso reato che il sostituto procuratore aveva in precedenza contestato agli stessi soggetti nell'indagine Poseidone, che intanto gli era stata avocata. E la stessa cosa accadde quando Murone in un suo procedimento non pote' acquisire della documentazione, perche' quello stesso giorno era stata posta sotto seguestro da De Magistris, senza informarlo: ''gliene chiesi le ragioni e lui si limito' a dire che aveva sequestrato quella documentazione perche' utile alle sue indagini''

Lombardi “Non l’ho mai ostacolato”. Mai ostacolato le indagini di De Magistris. E' quanto ha sostenuto l'ex procuratore capo di Catanzaro, Mariano Lombardi, ascoltato come testimone davanti alla sezione disciplinare del Csm nel procedimento a carico del magistrato calabrese. ''I nostri rapporti furono sempre corretti, in certi periodi ottimi. Da parte mia non c'e' mai stata un'ostilita' preconcetta'', ha sostenuto l'ex capo della Procura di Catanzaro, che ora in seguito a un esposto di De Magistris e' indagato dalla Procura di Salerno. ''Posso avergli espresso personalmente osservazioni - ha aggiunto - ma nulla che potesse costituire ostacolo alle indagini''. Tra gli episodi di cui e' stato chiamato a parlare Lombardi, c'era la vicenda della perquisizione fatta al procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano, nell'ambito dell'inchiesta ''toghe lucane''. L'ex procuratore ha raccontato di essere stato informato la stessa mattina della perquisizione (De Magistris gli aveva fatto trovare l'atto in una busta sul suo tavolo) e ha riferito di aver poi definito con il collega quell'atto come ''sostanzialmente inutile e anomalo rispetto alle finalita' che voleva raggiungere''. Nessun rimbrotto fu avanzato da Lombardi invece sul fatto di aver saputo della perquisizione a Tufano mentre era in corso di esecuzione: ''il decreto l'ho visto quella mattina, ma non mi sono lamentato del fatto che non fossi stato informato''. Di quel decreto ha parlato un altro dei testimoni dell' udienza di oggi, il capitano dei carabinieri Pasquale Zaccheo. A lui De Magistris, il giorno successivo alla perquisizione, giro' quel provvedimento per posta elettronica e sua volta il capitano lo mando all'indirizzo di posta elettronica del giornalista del Corriere della Sera Carlo Vulpio. Zacheo ha spiegato che Vulpio aveva gia' quel provvedimento in forma cartacea a che anzi era stato lo stesso giornalista a fornirgliene una copia il giorno prima, a fine perquisizione, dopo che lui stesso aveva tentato inutilmente di ottenerlo da De Magistris. Solo il giorno dopo, in seguito a nuove insistenze, il pm mando' il decreto per posta elettronica a Zacheo, che ne aveva bisogno del formato word per poter meglio ''scandagliare'' il provvedimento in relazione alle indagini di cui si stava occupando. E a quel punto il capitano dei carabinieri lo giro' a Vulpio, restituendogli il favore del giorno prima. In relazione a questa vicenda Zacheo ha raccontato di aver subito una perquisizione con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa.

 

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