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Settimana della verità per il PM De Magistris

 

La settimana della verità per il PM De Magistris. L’11 parte il processo del Csm

06/01 Si apre venerdi' prossimo, 11 gennaio, davanti alla sezione disciplinare del Csm il processo al pm di Catanzaro Luigi De Magistris, processo per il quale sono state fissate altre due sedute straordinarie nei due giorni successivi, il 12 e il 14 gennaio. A chiedere il rinvio a giudizio del magistrato calabrese, il procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli, che con nuove incolpazioni ha aggravato la posizione del pm davanti al ''Tribunale'' di Palazzo dei Marescialli, che gia' lo scorso 17 dicembre si era riunito per decidere sul trasferimento cautelare d'urgenza del magistrato chiesto dal ministro della Giustizia Clemente Mastella. Numerose le 'incolpazioni' mosse al pm calabrese, accusato in primis di aver commesso irregolarita', di aver violato il segreto e regole procedimentali nella conduzione delle sue inchieste ''Toghe lucane'', ''Why not'' e ''Poseidone'', e di aver avuto un ''disinvolto rapporto'' con la stampa.
Ma nel nuovo atto d'accusa del pg della Suprema Corte vengono contestati a De Magistris altri episodi: un capo di incolpazione lunghissimo composto da ben undici rilievi considerati gravi; la copiosa documentazione e' stata consegnata al Csm dallo stesso pg, sollecitato ad occuparsi del magistrato finito al centro delle cronache dal Guardasigilli. L'iniziativa di Delli Priscoli aveva fatto slittare, lo scorso 17 dicembre, la decisione della disciplinare sul trasferimento del pm: i consiglieri di Palazzo dei Marescialli avevano infatti deciso di rinviare ogni decisione all'11 gennaio, riunendo in un unico giorno i due procedimenti. Un mese fa, il pg aveva inoltre avviato una nuova azione disciplinare nei confronti del sostituto procuratore di Catanzaro, con una nuova esternazione del Guardasigilli. Delli Priscoli, con un atto datato 6 dicembre, inviato al Csm, accusava il magistrato di aver acquisito e utilizzato i tabulati delle conversazioni telefoniche del ministro della Giustizia senza la preventiva richiesta di autorizzazione alla Camera di appartenenza, cosi' come previsto dalla legge 'Boato' del 2003.
Ma De Magistris aveva replicato che si trattava di un' ''accusa destituita di fondamento''. Nell'atto di incolpazione si leggeva che De Magistris aveva commesso ''violazione di legge con grave ed inescusabile negligenza'' per non aver richiesto preventivamente alla Camera di appartenenza l'autorizzazione, cosi' come previsto dalla legge 'Boato', ad acquisire tabulati telefonici relativi ad un'utenza intestata a Mastella.
Il decreto di acquisizione dei tabulati, firmato da De Magistris, risale al 20 aprile scorso ''nonostante - scriveva Delli Priscoli - dagli atti risultasse che l'utenza era intestata al senatore Clemente Mastella''. Alle accuse, il pm di Catanzaro replicava ancora: ''Conosco bene le leggi della Repubblica e non ho mai acquisito, ne' consapevolmente ne' per negligenza, utenze che sapevo essere intestate a parlamentari. Non posso non rilevare - sottolineava - che come si avvicina il 'giorno del giudizio' si cerca di rimpinguare a mezzo stampa le accuse, evidentemente inconsistenti, che pendono su di me''. De Magistris, nonostante le numerose incolpazioni, ha sempre affermato di voler andare avanti con determinazione e fiducia nell'operato del Csm. Il sostituto procuratore calabrese, difeso dal presidente della sesta sezione penale della Cassazione, Alessandro Criscuolo, attende anche il responso della Prima Commissione del Csm che nei giorni scorsi ha deciso di proseguire l'istruttoria sul caso De Magistris e a dicembre era stata chiamata anch'essa decidere se aprire o no nei suoi confronti una procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilita'.
La Commissione aveva deciso di proseguire nell'istruttoria, dopo essersi spaccata in due davanti all'interrogativo di aprire subito la pratica di trasferimento. I consiglieri allora avevano stabilito di andare avanti con gli accertamenti ascoltando, a partire dal prossimo 9 gennaio, il procuratore di Salerno Luigi Apicella e i pm che si stanno occupando degli esposti presentati dal magistrato e di quelli a suo carico.
A proporre di aprire subito la procedura era stata la relatrice Letizia Vacca, laico di centrosinistra, ritenendo che con le sue dichiarazioni alla stampa su complotti per fermare le sue indagini e di collusioni tra politica, affari e magistratura De Magistris avesse suscitato allarme nell'opinione pubblica e gettato discredito sui magistrati di Catanzaro. E aveva sostenuto che i margini per un intervento di Palazzo dei Marescialli vi fossero tutti, nonostante intanto il pg della Cassazione avesse esteso l'azione disciplinare promossa dal ministro Mastella anche alle dichiarazioni fatte dal pm alla stampa e nonostante la nuova riforma dell'ordinamento giudiziario non consenta piu' al Csm di occuparsi di fatti gia' oggetto di un'iniziativa disciplinare. Al vaglio della Prima Commissione, alcune dichiarazioni di De Magistris rilasciate alla stampa su presunte collusioni tra magistratura, politica e imprenditoria. Dichiarazioni come "lo Stato in Calabria e' poco presente", "la magistratura non e' adeguata alla sfida", "c'e' una magistratura troppo vicina al potere politico, soprattutto ora che c'e' il governo Prodi". Una frase quest'ultima che De Magistris aveva pronunciato a Strasburgo partecipando a un'iniziativa insieme al comico Beppe Grillo.
In una bozza di documento proposta dalla relatrice del caso De Magistris si leggeva che a causa di quelle frasi, il magistrato aveva ''suscitato la convinzione di essere l'unico magistrato imparziale, indipendente e affrancato da qualunque relazione, men che legittima, con settori della politica, dell'imprenditoria e della cosiddetta societa' civile''.
La bozza proseguiva con altre 'accuse' al pm, che aveva ''offuscato l'immagine di indipendenza e imparzialita' che un magistrato deve avere, intaccato il prestigio e l'autorevolezza della sua funzione, inciso negativamente sull'equilibrio e in parziale esercizio dell'azione penale''. Inoltre, il pm aveva ''ingenerato diffidenza sulla sua serenita' di giudizio, irragionevolmente pregiudicato la possibilita' di un corretto e leale rapporto di collaborazione'' con i colleghi e gli avvocati degli uffici giudiziari catanzaresi, provocando cosi' ''una sensazione di disorientamento, sconcerto e turbamento della pubblica opinione''.

 

 

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