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Caso Mauro de Mauro

 

Caso De Mauro: “Non è del boss il cadavere nel cimitero di Conflenti”

30/01 Non è del boss della 'ndrangheta, Salvatore Belvedere, il cadavere sepolto nel cimitero di Conflenti, in provincia di Lamezia Terme. Lo ha accertato l'esame svolto, su ordine della procura di Catanzaro, dal medico legale che deve ancora chiarire però, se i resti siano del giornalista Mauro de Mauro, scomparso a Palermo il 16 settembre del 1970. Per quest'ultimo esame il perito incaricato dalla dda di Catanzaro ha ottenuto una proroga che scade a fine febbraio. La prossima settimana verrà eseguita, dunque, la comparazione del dna dei resti della salma con quello dei familiari del cronista. Il cadavere riesumato ed esaminato era stata identificato, nel 1971, come quello di Belvedere. Era stato sepolto, dopo il riconoscimento, nel cimitero di Conflenti. Il corpo era stato ritrovato carbonizzato L'analisi accerterà quindi se, come rivelato da un collaboratore di giustizia ai magistrati di Catanzaro, il corpo sia, invece, del giornalista le cui spoglie non sono mai state ritrovate. La comparazione che ha escluso si tratti del cadavere di Belvedere era fondamentale per ulteriori accertamenti dopo le dichiarazioni del pentito. Per la scomparsa del cronista de L'Ora Mauro De Mauro è in corso a Palermo un processo, davanti alla corte d'assise presieduta da Giancarlo Trizzino, a carico del capomafia Salvatore Riina. La famiglia De Mauro è costituita parte civile attraverso l'avvocato Francesco Crescimanno che ha nominato come consulente legale, incaricato di partecipare ai rilievi sulla salma sepolta nel cimitero di Conflenti, il professore Paolo Procaccianti, direttore dell'istituto di medicina legale di Palermo.

Si avvalora la tesi di Badolati. La notizia che il cadavere sepolto nel cimitero di Conflenti non e' quello dell'esponente della 'ndrangheta Salvatore Belvedere, costituisce ''una importante conferma della tesi sostenuta dal giornalista Arcangelo Badolati, capo servizio di Gazzetta del Sud, nel libro 'Ndrangheta eversiva'' della Klipper Edizioni. E' quanto si afferma in una nota della stessa casa editrice. ''Le ossa ritrovate - e' scritto nella nota - non appartengono al capo della 'ndrina calabrese. Potrebbero dunque, come sostenuto nel volume uscito nel mese di agosto dello scorso anno, essere i resti di Mauro De Mauro''. ''Badolati - si afferma nel comunicato - ricostruisce, sulla base di documenti e testimonianze inedite, tutte le delicate fasi che, in virtu' di un accordo tra mafiosi e 'ndranghetisti, avrebbero portato all'occultamento in Calabria del corpo di Mauro De Mauro. La tesi di Badolati, supportata dalle dichiarazioni di alcuni pentiti, ha indotto a settembre la Dda di Catanzaro a disporre la riesumazione del corpo che si pensava fosse di Belvedere. Successivamente anche il Pm della Procura di Palermo, Antonio Ingoia, in base all'incartamento prodotto dai magistrati calabresi aveva chiesto al gup Silvana Saguto l'apertura di una nuova indagine sull'uccisione di De Mauro''. ''Badolati potrebbe, dunque - conclude la nota - avere visto giusto fornendo un contributo straordinario, forse risolutivo, ad un giallo che dura da quasi quaranta anni''.

La riesumazione fu richiesta dalla DDA. La riesumazione del cadavere dal cimitero di Conflenti, nel catanzarese, era stata disposta il 23 settembre dello scorso anno dalla Dda di Catanzaro dopo che un collaboratore di giustizia aveva sostenuto che il corpo non apparteneva a Salvatore Belvedere, bensì al giornalista dell'Ora di Palermo Mauro De Mauro, scomparso nel 1970. Secondo i dati ufficiali, nel cimitero del paese del lametino, dal 1971 doveva essere sepolto Belvedere, esponente di spicco della 'ndrangheta, il cui corpo era stato trovato carbonizzato. L'uomo era evaso nel 1970 dal carcere di Lamezia Terme insieme ad altri tre pregiudicati, tra cui Pino Scriva, poi diventato collaboratore di giustizia. Un collaboratore di giustizia, Massimo De Stefano, un tempo affiliato alla cosca Torcasio, però, ha riferito agli investigatori che quel corpo, in realtà, non era quello di Belvedere, bensì di De Mauro, sepolto nel cimitero di Conflenti dopo che Cosa nostra aveva chiesto alla 'ndrangheta un aiuto per fare sparire il cadavere del giornalista. Il collaboratore ha anche riferito del piano che sarebbe stato organizzato nel 1971 per fare credere che Belvedere fosse morto allo scopo di potersi poi allontanare dalla Calabria e rifugiarsi in Corsica, dove si sarebbe rifatto una nuova vita. Per verificare le dichiarazioni fatte dal collaboratore di giustizia, la Dda di Catanzaro ha disposto di effettuare le ricerche nel cimitero di Conflenti nominando un perito per l'esame dei resti umani recuperati. Gli accertamenti medico-legali sono ancora in corso. Il perito, il prof. Giulio Di Mizio, dell'Istituto di Medicina legale dell'Università di Catanzaro, infatti, ha chiesto a metà gennaio, ottenendola, una proroga di 30 giorni in considerazione della complessità dell'accertamento.

 

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