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Inaugurato l'anno giudiziario in Calabria

 

Inaugurato l’anno giudiziario in Calabria, a Catanzaro “attacco a segreti e violazioni”; e Reggio “al limite del collasso”

26/01 Non poteva non risentire dei veleni e delle lunghe polemiche attorno alla Procura della Repubblica di Catanzaro, conclusisi con la decisione del Csm su Luigi De Magistris, l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2008 nel distretto del capoluogo calabrese. Ed in effetti - pur senza alcuna citazione esplicita - sia nella relazione del Presidente della Corte D'Appello, Pietro Antonio Sirena, che nell'intervento del nuovo Procuratore Generale, Enzo Ianelli, sono risuonati i temi delle inchieste Why Not ma soprattutto dei problemi legati alle intercettazioni e alle violazioni del segreto investigativo, anch'esse al centro delle polemiche di questi ultimi dodici mesi. E' un intervento accorato quello di Iannelli quando parla dell'inchiesta Why Not sostenendo che "l'avocazione è uno strumento tecnico e per l'inchiesta Why Not è servita per dare trasparenza. Era un procedimento complesso e confuso che coinvolgeva più accuse. C'é stato bisogno di un'attenta valutazione. A coloro che si chiedono se c'é stato un utilizzo politico dell'avocazione o se l'avocazione era finalizzata a sbarazzarsi di un pm scomodo io rispondo che l'avocazione è uno strumento tecnico. Ora ci sono quattro magistrati che sono impegnati per recuperare concretezza e razionalità a quell'indagine. Si sta rivelando una vicenda certamente superiore alle forze di un singolo magistrato. E' stato quindi necessario intervenire alla collegialità anche nell'ufficio del pubblico ministero". Ma dal Procuratore generale arriva anche un richiamo circa la pubblicazione dei contenuti delle intercettazioni. Iannelli ritiene che "la divulgazione di intere conversazioni non è accettabile ed è deprecabile. Ma come è possibile consentire la pubblicazione di intercettazioni che sono atti che confluiscono in un processo?". E la violazione del segreto istruttorio e la pubblicazione delle intercettazioni sono stati anche alcuni degli argomenti affrontati dal Presidente della Corte D'Appello. "Se l'uso delle intercettazioni - ha detto Sirena - è indispensabile per il buon esito delle indagini, il loro abuso - come quello che si commette rendendo noto all'esterno il contenuto di conversazioni telefoniche concernenti la vita privata dei cittadini e che nulla hanno a che vedere con i procedimenti penali in corso - deve essere stigmatizzato, perché si pone in contrasto non solo con specifiche norme di legge ordinaria, ma anche con quella disposizione della Costituzione che tutela la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione tra le persone". Sul tema della violazione del segreto istruttorio, ha detto che "la questione è ovviamente di notevole attualità in tutto il Paese. Ma lo è ancor di più nel nostro distretto di Corte d'appello, troppe volte citato dalla cronaca per le note vicende concernenti alcune indagini penali relative a uomini politici, delle quali i giornali hanno pubblicato dettagliati resoconti rivelando particolari coperti da segreto d'ufficio. So bene che la gente ha il diritto di essere informata di quanto avviene nel mondo giudiziario. Ma che tra questo diritto e la circostanza che i processi siano ormai divenuti un fatto mediatico corre una bella differenza". Nella relazione il Presidente della Corte D'appello ha affrontato anche il tema della carenza di personale e della lentezza della giustizia che, nel settore penale, ha portato ad un incremento dei casi di prescrizione che l'anno scorso sono stati 203 rispetto ai 120 dell'anno precedente. "Il Tribunale di Catanzaro - ha detto Sirena - necessita, più degli altri uffici, di un congruo aumento di organico. La presenza di una criminalità organizzata così agguerrita dovrebbe indurre la classe politica a non lesinare il personale e i mezzi alle forze dell'ordine che compiono le investigazioni nella nostra regione, nonché alle procure della Repubblica e agli uffici giudiziari calabresi". E proprio sul tema della criminalità organizzata il Presidente della Corte D'Appello ha voluto ricordare che nell'ultimo anno sono quasi raddoppiati i procedimenti penali per mafia e che la presenza della criminalità organizzata è sempre pervasiva.

Catanzaro, Iannelli “Politica voli alto”. Il procuratore generale di Catanzaro, Enzo Iannelli, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha affrontato il tema del rapporto tra politica e magistratura sostenendo che "la politica deve volare alto e la magistratura deve farsi carico del principio di responsabilità". Iannelli ha fatto riferimento al 'caso Calabria' che è uno dei "casi più significativi - ha detto - che ripropone i rapporti tra magistratura e politica. Non è possibile vedere la soluzione di questi casi senza il richiamo ad un valore forte che è quello della responsabilità. Il contesto in cui operano i magistrati è delicato. In questo territorio c'é il rischio comune di perdere il senso di appartenenza alla comunità. Serve però una politica più vicina alla gente e accanto alla gente c'é il giudice. Il cittadino vuole un buon giudice e la sua legittimazione non può essere popolare ma deve venire dalla sua professionalità, dal suo impegno nel lavoro". "Per uscire da queste vicende relative ai rapporti tra politica e magistratura - ha concluso Iannelli - non ultima quella di Santa Maria Capua Vetere, bisogna che la politica voli alto e ci indichi le vie da percorrere. La magistratura allo stesso tempo dovrà farsi carico del principio di responsabilità"

Catanzaro, Iannelli “deprecabile uso intercettazioni”. "Siamo il Paese occidentale che ha il primato delle intercettazioni. Ma la divulgazione di intere conversazioni non è accettabile ed è deprecabile". E' quanto ha detto il procuratore generale di Catanzaro, Enzo Iannelli, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario facendo riferimento alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche. "Ma come è possibile - ha aggiunto - consentire la pubblicazione di intercettazioni che sono atti che confluiscono in un processo? La decontestualizzazione delle intercettazioni danneggia le parti. Occorre fuggire da comportamenti che poi portano a tifoserie a favore o contro qualcuno. Occorre che ci sia la libertà dei media che però deve garantire la libertà dai media".

Catanzaro, Iannelli “WhyNot avocata per trasparenza”. "L'avocazione è uno strumento tecnico e per l'inchiesta Whynot è servita per dare trasparenza". Lo ha detto il procuratore generale di Catanzaro, Enzo Iannelli, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, circa il provvedimento di avocazione dell'inchiesta Whynot. "Era un procedimento complesso e confuso che coinvolgeva più accuse. C'é stato bisogno di un'attenta valutazione. A coloro che si chiedono se c'é stato un utilizzo politico dell'avocazione o se l'avocazione era finalizzata a sbarazzarsi di un pm scomodo io rispondo che l'avocazione è uno strumento tecnico. Ora ci sono quattro magistrati che sono impegnati per recuperare concretezza e razionalità a quell'indagine". "Le ombre sono state spazzate via - ha concluso - grazie ad una collegialità di quattro magistrati che stanno lavorando a questa indagine. Si sta rivelando una vicenda certamente superiore alle forze di un singolo magistrato. E' quindi opportuno richiamare il valore della collegialità anche nell'ufficio del pubblico ministero".

Catanzaro, Troppe volte violato segreto istruttorio. Le violazioni del segreto istruttorio e l'utilizzo in proprio delle intercettazioni telefoniche sono stati tra i temi della relazione del presidente della Corte d'appello di Catanzaro, Pietro Antonio Sirena, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. "Se l'uso delle intercettazioni - ha detto Sirena - è indispensabile per il buon esito delle indagini, il loro abuso - come quello che si commette rendendo noto all'esterno il contenuto di conversazioni telefoniche concernenti la vita privata dei cittadini e che nulla hanno a che vedere con i procedimenti penali in corso - deve essere stigmatizzato, perché si pone in contrasto non solo con specifiche norme di legge ordinaria, ma anche con quella disposizione della Costituzione che tutela la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione tra le persone". Sirena, affrontando poi il tema del segreto istruttorio, ha detto che "la questione è ovviamente di notevole attualità in tutto il Paese. Ma lo è ancor di più nel nostro distretto di Corte d'appello, troppe volte citato dalla cronaca per le note vicende concernenti alcune indagini penali relative a uomini politici, delle quali i giornali hanno pubblicato dettagliati resoconti rivelando particolari coperti da segreto d'ufficio. So bene che la gente ha il diritto di essere informata di quanto avviene nel mondo giudiziario. Ma che tra questo diritto e la circostanza che i processi siano ormai divenuti un fatto mediatico corre una bella differenza". "E comunque - ha concluso - mi pare opportuno puntualizzare che la stampa ha sicuramente il dovere di cercare di ottenere le informazioni con tutti i mezzi leciti a sua disposizione, ma che tra questi non rientrano quelle attività con cui viene violato il segreto istruttorio"

Berruti (CSM) “Sistema si fonda sulla legge”. "Il filo conduttore è quello di capire che il nostro sistema gira e si fonda sulla legge e non sul giudice". E' quanto ha detto il componente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giuseppe Maria Berruti, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario a Catanzaro. "Il giudice - ha aggiunto - applica la legge e non pone mai la propria intenzione sopra di essa. Un giudice può rivendicare indipendenza proprio perché lui dipende dalla legge". Sulla riforma dell'ordinamento giudiziario Berruti ha detto che "il Csm sta lavorando perché il circuito dell'autonomia dei magistrati funziona. La collaborazione del Csm con parlamento e governo è totale. Stiamo attuando la riforma e lo stiamo facendo nella valutazione delle professionalità"

Li Gotti: “Non siamo in fase di emergenza”. "Non siamo in una fase di emergenza democratica. In questi ultimi periodi si è un poco estremizzato il concetto". E' quanto ha detto il sottosegretario alla giustizia Luigi Li Gotti, a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario a Catanzaro. "Noi riteniamo - ha aggiunto - che il richiamo ai principi costituzionali devo essere da guida. E cioé i giudici sono sottoposti alla legge ed i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge. Questi sono principi costituzionali ai quali dovremmo attenerci tutti". Li Gotti ha poi evidenziato che quella di Catanzaro è stata "una sede dove ci sono state molte polemiche in quest'ultimo anno. Visto che noi sottosegretari sceglievamo le sedi abbiamo deciso di essere presenti a Catanzaro, anche per dare un significato politico"

Reggio al limite del collasso: Un distretto giudiziario ai limiti del collassamento, carente di magistrati e di impiegati amministrativi, strumenti e strutture. E' un quadro fortemente critico quello presentato stamani dal presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria, Luigi Gueli. Dalla relazione che l'alto magistrato ha illustrato, risulta scoperto il 50% dei consiglieri d'Appello, due posti di presidente di sezione sui sei previsti in organico, "frutto - ha detto Gueli - di un vetusto e passato criterio di individuazione degli organici, un asettico rapporto matematico tra cittadini residenti e numero dei magistrati che non tengono conto dei flussi di lavoro e delle loro peculiarità". Luigi Gueli ha poi posto l'accento "sull'esborso enorme soprattutto perché incontrollato ed incontrollabile, per il patrocinio a spese dello Stato che nella sola provincia di Reggio Calabria ha liquidato lo scorso anno parcelle per oltre un milione e duecentomila euro, tra cui certamente - ha detto Gueli - alcune riguardano difese di mafiosi". Sul fronte della giustizia penale, il presidente della Corte d'Appello ha parlato di "pendenza stabile dei processi" , che si attestano su quasi cinquemila istruttorie, nonostante l'incremento del 30% nell'ultimo quinquennio di reati classificati di "particolare valore sociale". Luigi Gueli, in particolare si è soffermato sulla perdurante "vacanza del posto di Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria e sulla cronica carenza di magistrati demandati alle funzioni di Gip e di Gup". Non meno allarmante la situazione delle Misure di Prevenzione, "l'arma più efficace contro la criminalità organizzata - ha detto Gueli - presso cui risultano definiti entro un anno oltre il 90% delle misure personali ed il 70% delle misure patrimoniali nonostante le difficoltà di applicazione delle stesse, sia perché hanno oggetto non solo complessi immobiliari, ma vere e proprie imprese, che comporta la valutazione di posizioni prospettate da terzi diversi dai colpiti dalla misura che deducono una propria titolarità/disponibilità sui beni oggetto di sequestro. In alcuni casi - ha detto Gueli - si tratta di amministrare imprese con notevole rilevanza economica con tutti i problemi connessi a scelte imprenditoriali affinché l'impresa continui, mondata dai condizionamenti mafiosi, ad operare sul mercato in condizioni di redditività". Il presidente della Corte d'Appello ha evidenziato i risultati del lavoro della sezione di sorveglianza. "I due magistrati addetti - ha detto Gueli - hanno esaminato 434 domande di liberazione anticipata , con esito favorevole in 253 casi. Il dato - ha proseguito Gueli - richiede una particolare riflessione perché investe il problema dell'adeguatezza dell'apparato informativo. Il fattore informativo - secondo Gueli - ha vistose disfunzioni ed insufficienze tali che rendono quanto meno approssimativo l'apparato delle acquisizioni informative", che incidono sulle deliberazioni camerali. Gueli ha parlato di "relazioni comportamentali provenienti per lo più dagli istituti penitenziari articolate quasi sempre in formule stereotipate, inidonee quindi a fornire la prova dell'effettiva partecipazione del recluso all'opera rieducativa". Gueli, ha aggiunto che "anche le informazioni di polizia, fatte salve le non poche eccezioni, hanno tante volte, purtroppo, la connotazione della lacunosità. Notizie, semplici apprezzamenti od opinioni personali che non possono avere alcuna valenza dimostrativa sulla mafiosità di determinati soggetti, e che debbano, invece, essere suffagrate da dati fattuali, concreti, verificabili, criticamente". Luigi Gueli, inoltre, sul versante delle Misure di Sorveglianza, ha detto che "si verificano non rari casi in cui fatti e comportamenti trasgressivi del regime legato alle misure alternative (alla carcerazione ndr) non sono denunciati alla magistratura di sorveglianza, unica competente a valutare se la trasgressione giustifichi o meno la revoca delle misure stesse". La relazione di apertura dell'anno giudiziario ha posto in evidenza la pericolosità della 'ndrangheta, con la strage di Duisburg, gli innumerevoli traffici di armi e stupefacenti, i numerosi latitanti. ''L'infiltrazione dei sodalizi criminosi - ha detto Gueli - grava pesantemente sui settori economici, infiltra le strutture politico-amministrative alterando gravemente la regolarità delle gare di appalto e servizi pubblici". Nella relazione viene anche riconfermata la struttura organizzativa della ndrangheta, "basata sulla famiglia di sangue che costituisce il nucleo delle singole cosche", che l'ha tenuta al riparo dai collaboratori di giustizia. Una ndrangheta "corruttrice, invasiva, sopraffattrice, sempre più potente, il cui controllo su tutto ciò che, pubblico o privato, è in grado riprodurre profitti è sempre più totalizzante"

Reggio, ndrangheta invasiva. ''L'infiltrazione dei sodalizi criminosi grava pesantemente sui settori economici, infiltra le strutture politico-amministrative alterando gravemente la regolarità delle gare di appalto e servizi pubblici". Lo ha detto il presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria, Luigi Gueli, inaugurando l'anno giudiziario .Nella relazione viene anche riconfermata la struttura organizzativa della ndrangheta, "basata sulla famiglia di sangue che costituisce il nucleo delle singole cosche", che l'ha tenuta al riparo dai collaboratori di giustizia. Una ndrangheta "corruttrice, invasiva, sopraffattrice, sempre più potente, il cui controllo su tutto ciò che, pubblico o privato, é in grado riprodurre profitti è sempre più totalizzante"

Reggio: Posto procuratore vacante. A fronte di una 'ndrangheta invasiva nel distretto giudiziario in prima linea, quello di Reggio Calabria, si segnala che manca addirittura il Procuratore della Repubblica. Lo ha notato il presidente della Corte d'Appello, Luigi Gueli, inaugurando l'anno giudiziario. L'alto magistrato ha parlato di "pendenza stabile dei processi" , che si attestano su quasi cinquemila istruttorie, nonostante l'incremento del 30% nell'ultimo quinquennio di reati classificati di "particolare valore sociale". Luigi Gueli, in particolare si è soffermato sulla perdurante "vacanza del posto di Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria e sulla cronica carenza di magistrati demandati alle funzioni di Gip e di Gup"

Reggio, Cesqui (CSM) “L’autonomia si rafforza col prestigio”. "Il valore dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura che la saggezza del legislatore costituente ha voluto presidiare proprio attraverso il Csm è un punto centrale di equilibrio dell'assetto costituzionale e deve essere difeso senza esitazioni. Ma la prima delle difese consiste nel rafforzamento della credibilità e del prestigio della giurisdizione".E' quanto ha affermato Elisabetta Cesqui componente il Csm, nel suo intervento in occasione all'inaugurazione dell'anno giudiziario nel distretto di Reggio Calabria. "Siamo - ha aggiunto la Cesqui - in un momento in cui, spesso a sproposito, da più parti si denuncia un eccesso di commistione una arbitraria invadenza della magistratura nei territori della politica, un condizionamento spinto fino al punto di determinare le scelte e le sorti dei governi. Io credo che l'azione dei giudici non possa mai diventare alibi per giustificare le difficoltà e le incapacità della politica, così come ritengo che l'uso responsabile, professionalmente qualificato e tecnicamente ineccepibile dei propri poteri sia il primo dovere di ogni singolo magistrato e della magistratura nel suo complesso". "Il principio della soggezione del giudice solo alla legge, che è un presidio a garanzia dei cittadini e non una prerogativa personale del magistrato - ha proseguito la Cesqui - lungi dall'essere un privilegio, è una condanna a vita per ciascuno di noi". Cesqui, nel proseguo del suo intervento, ha detto che "l'autogoverno, che trova nel Csm la sua espressione centrale, ma non l'unica e non è detto la più importante, o accompagna responsabilmente il magistrato lungo tutto l'arco temporale della sua attività, ed è in grado di intervenire per valorizzare le qualità, migliorare le potenzialità, sanzionare la caduta professionale, o corre il rischio di diventare un fragile paravento"

Borrelli “Scontro come nel 92”. Mancino “Un errore arresto moglie Mastella”. E' come ai tempi di Mani Pulite, quando le inchieste del 'pool' di Milano innescarono lo scontro tra magistratura e politica. Francesco Saverio Borrelli, ex capo di quello storico 'pool' che sei anni fa pronunciò l'ormai famoso triplice "resistere", è in pensione, ma alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario a Milano non è voluto mancare: "Il '92 non e' mai finito: il clima è sempre lo stesso", commenta lasciando il tribunale. E aggiunge: "la reazione della classe politica è in contrasto con il principio che vuole che tutti siano uguali davanti alla legge". Sedici anni dopo l'arresto di Mario Chiesa, ai 'vecchi' magistrati sono subentrate nuove leve, mentre nuove inchieste hanno coinvolto esponenti della Seconda Repubblica, anche di centrosinistra. Proprio a causa dell'indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere che ha portato agli arresti domiciliari sua moglie Sandra Lonardo, Mastella si è dimesso da ministro e, a seguire, è venuto giù anche il governo. Alla strigliata di ieri in Cassazione nei confronti delle 'toghe' fatta da Prodi (anche lui indagato, ma a Catanzaro, nell'inchiesta 'Why not'), fa ora seguito quella del vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Quelle 'toghe' che agiscono come "schegge" - ammonisce Mancino da Napoli - sbagliano se pensano di coinvolgere "l'intera magistratura in un'attività che è destabilizzante sul piano generale". Finito il suo intervento ufficiale, il numero due di Palazzo dei Marescialli si spinge anche più in là, fino a criticare l'arresto della moglie di Mastella: "Personalmente ritengo che non ci fossero quelle condizioni che legittimano la custodia cautelare". Considerazioni, quelle di Mancino, largamente condivise dal sottosegretario alla Giustizia Luigi Scotti che arriva a definire "inconcepibile" quell'arresto. Da Napoli a Torino: il pg Giancarlo Caselli, che da procuratore a Palermo condusse l'inchiesta sui presunti rapporti tra Andreotti e la mafia, osserva che "a non voler mai cambiare, neppure con i cambi di maggioranza, è la storia infinita degli attacchi alla giurisdizione ad opera della politica". Durante la cerimonia a Venezia, al pg Ennio Fortuna non sfugge l'occasione per far notare che, se ci fosse stata la separazione delle carriere dei magistrati, "i potenti sarebbero al sicuro e non sarebbe accaduto ciò che è accaduto a Santa Maria Capua Vetere e in passato altrove". La magistratura - rilancia il presidente della Corte di Appello di Ancona, Mario Buffa - si è sentita "profondamente offesa" dall' "applauso corale di quasi tutto il Parlamento" alle dure parole di Mastella contro le 'toghe'. Il 'convitato di pietra' alle cerimonie in Basilicata e in Calabria è il pm che ha indagato Prodi e Mastella: Luigi De Magistris, condannato dal Csm a cambiare funzioni e ufficio giudiziario per le irregolarità commesse nelle inchieste. Le critiche mosse nei suoi confronti dal pg e dal presidente della Corte di Appello di Potenza, Vincenzo Tufano e Angelo Raffaele Vaccaro, fanno scattare l'applauso tra le toghe lucane che De Magistris aveva inquisito; mentre a Catanzaro il pg Enzo Iannelli spiega che l'avergli tolto l'inchiesta 'Why not' è stato per "trasparenza" e non per "sbarazzarsi di un pm scomodo". E per l'ennesimo anno le cerimonie nei 26 distretti di Corte di appello hanno risentito delle tensioni tra politica e magistratura.

La mappa delle emergenze
Il grave e diffuso fenomeno degli incidenti sul lavoro; la carenza di organico e di mezzi che frenano ancor di più la cronica lentezza della macchina della giustizia (per una separazione, a Latina, una coppia ha dovuto aspettare dieci anni); il monito contro i processi mediatici; l'appello per una legge sul testamento biologico dopo il caso Welby: è di più ombre che luci il quadro che emerge dalle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario nei 26 distretti di Corte di Appello.
EMERGENZA MORTI BIANCHE. I gravi incidenti sul lavoro, primo fra tutti quello di Torino che è costato la vita a sette operai della Thyssenkrupp, sono tra le emergenze più diffusamente segnalate durante le cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario a Torino, Milano, Venezia, Perugia, Ancona. L'inchiesta sul rogo nello stabilimento di Torino si chiuderà "entro la fine di febbraio", assicura il pg Giancarlo Caselli. Ma contro le morti bianche il sistema delle norme preventive-protettive e quello delle sanzioni "non è ancora adeguato", secondo il presidente della Corte di Appello di Milano Giuseppe Grechi. La situazione "é particolarmente grave" nelle Marche per l'elevato numero di incidenti, ma - sostiene il presidente della Corte di Appello di Ancona Mario Buffa - "il processo virtuoso ormai si è avviato". A Venezia il ricordo dei due operai deceduti a Porto Marghera la settimana scorsa.
A ROMA PIU' AVVOCATI CHE IN TUTTA LA FRANCIA. E' un numero "abnorme", secondo il il pg reggente della Corte di Appello, Claudio Fancelli. E tale circostanza "inconsapevolmente può determinare il rischio di un incremento del ricorso dei cittadini alla giurisdizione e quindi, stante la carenza di risorse strutturali, ad un allungamento dei tempi processuali".
LA PROCURA DEI VELENI. A Potenza, dove molti magistrati sono stati coinvolti nell'inchiesta 'Toghe lucane' del pm di Catanzaro Luigi De Magistris, alcuni avvocati sostengono di essere intercettati. Lo denunciano apertamente, durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudizairio, il presidente dell'ordine degli avvocati di Potenza, Michele Valente, e il presidente della Camera penale della Basilicata, Savino Murro: "Questo dà l'idea del clima in cui si vive in Italia", reclamano.
A LATINA DIECI ANNI PER UNA SEPARAZIONE. Se ci fosse bisogno di una prova del male che affligge la giustizia italiana, vale a dire la lentezza dei processi, è emblematica la vicenda di una coppia che si è rivolta al Tribunale di Latina: nel 1997 ha avviato la separazione, con l'affidamento di due figli minori, ma ha dovuto attendere fino al 2007 per la decisione del giudice.
A MILANO NON MANCA L'ANIMA MA LA BENZINA. Il presidente della Corte di Appello, Giuseppe Grechi, denuncia la mancanza di risorse: "Se avessimo più mezzi potremmo fare di meglio. Il più delle volte non manca 'l'animà, ma la 'benzina': per esempio, a proposito di motori, è un fatto che le auto a disposizione di tutti gli uffici giudicanti del distretto erano 89 nel 1998 e ora sono 33, di cui 19 senz'altro registrabili come 'auto d'epocà".
IL VANTO DELL'AQUILA: PRIMA IN PRODUTTIVITA'. Con 269,43 sentenze in carico a ciascun magistrato nel penale, la Corte d'Appello dell'Aquila è la prima in Italia per produttività, vista la media nazionale di 157,80. Ad evidenziarlo è il presidente della Corte, Mario Della Porta, che all'inaugurazione dell'anno giudiziario fa un confronto tra le pratiche in giacenza nel 2007 e quelle di cinque anni prima, non mancando tuttavia di lamentare le carenze di organico, causa dell'allungarsi della durata dei processi.
MADDALENA: NO A PROCESSI IN TV; VESPA, DELIRIO ONNIPOTENZA. Contro la spettacolarizzazione dei processi sono scesi in campo il procuratore generale di Perugia Giancarlo Armati (l'omicidio di Meredith Kercher, afferma, è stato "strumentalmente utilizzato per alimentare quel fenomeno dei cosiddetti processi mediatici"), ma anche il procuratore di Torino Marcello Maddalena, che parla di media "che esasperano le vicende", di "processi che si fanno a Porta a Porta e a Matrix". Immediata la replica del conduttore Bruno Vespa, secondo cui Maddalena "dimostra a quale grado di percezione di onnipotenza siano arrivati alcuni magistratì".
CASO WELBY, SI' AL TESTAMENTO BIOLOGICO: "Uno Stato come il nostro - afferma il procuratore reggente della Corte di Appello di Roma, Claudio Fancelli - non può non rispettare anche la scelta del paziente di morire", per cui è "ineludibile l'intervento del legislatore per colmare un vuoto normativo mediante l'approvazione di una legge sul testamento biologico". Il riferimento è alla vicenda di Piergiorgio Welby, l'esponente radicale affetto da una grave forma di distrofia muscolare morto il 22 dicembre 2006 dopo una battaglia combattuta perché fosse staccata la spina alla quale era attaccato.

 

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